Maria José una vera Regina
Marie José Carlotta Sofia Amelia Enrichetta Gabriella di Sassonia Coburgo-Ghotha, più nota come Maria José del Belgio è stata l’ultima regina d’Italia prima della proclamazione della Repubblica….poco tempo purtroppo. Una tiara tramandata per diverse generazioni.
Maria Catalano Fiore
Maria José del Belgio (nata ad Ostenda nel 1906 – morta il 27 gennaio 2001, Thônex, Svizzera), è stata l’ultima Regina, in quanto consorte di Umberto II di Savoia. Solo da non molto si conosce la sua vera storia, che la famiglia aveva secretato, anche dopo la sua morte.
Si sa, la storia la scrivono i vincitori, ma non è giusto che una donna della sua levatura e cultura sia considerata ancora una semplice bambolina a fianco di un Principe, poi Re, senza spina dorsale.
Nel 1993 lei stessa scrive: “Giovinezza di una Regina” ed. Feltrinelli.
Nel 1997 lo storico e giornalista Arrigo Petacco pubblica: “Regina: la vita e i segreti di Maria José” ed. Mondadori.
A chiarire la sua vicenda, oltre che numerosi articoli e citazioni librarie, poco diffusi in Italia, due opere del giornalista e storico Luciano Regolo, che ci offrono di lei un obbiettivo ritratto a tutto tondo: “La regina incompresa” ed Simonelli 1997, ristampato nel 2002 e il più recente “Maria José – Regina indomita“ con supervisione e contributi di Maria Gabriella di Savoia.
Innanzitutto, Regolo ottiene di frequentare l’ex regina per diverso tempo, negli ultimi suoi anni di vita, raccogliendo testimonianze, documenti e foto della sua vita in Italia. Poi su questa base approfondisce vari punti con la testimonianza di vari personaggi coinvolti, esaminando fonti notarili pubblici e privati e attraverso la rilettura critica della letteratura storiografica. Molto utili i rapporti dell’OVRA (opera vigilanza repressione antifascismo) il servizio segreto politico durante il regime.
La sovrana gli rivela, innanzi tutto, che dopo la caduta della monarchia si è imposta, secondo la sua etica morale e la sua formazione, di non parlare del passato per rispetto di suo marito e della sua famiglia, anche se quest’ultimi verso di lei non ne hanno avuto molto.
Il suo matrimonio con Umberto di Savoia, Principe di Piemonte e successore al trono d’Italia, nasce predestinato. I Savoia hanno bisogno di abolire definitivamente i matrimoni tra consanguinei, che producono tare ereditarie, come nel caso del quasi rachitico re Vittorio Emanuele III, unico rampollo di Umberto I, dalla nascita controversa, che sposa una donna giunonica, sana e forte quale Elena del Montenegro, “montanara” si, ma anche in salute e con una cospicua dote. Quindi si orientano verso la famiglia dei Sassonia-Coburgo-Gotha regnanti del Belgio.
Maria José è l’ultima dopo due fratelli, sua madre è Elisabetta Gabriella nata duchessa di Baviera. Suoi nonni paterni Filippo di Fiandra e Maria di Hohenzollern; quelli materni, il duca di Baviera Carlo Teodoro e Maria José di Braganza, nata infanta del Portogallo. Una famiglia dal solido casato e salute.
Purtroppo nella fuga, si rammaricava Maria José, molto del patrimonio fotografico della famiglia è andato perduto, qualcosa è stato recuperato da amici e privati.
La principessa cresce in un ambiente famigliare aperto, intriso di cultura, dove sviluppa le sue doti artistiche, studiando pianoforte e violino, sia le sue doti sportive, guidata dal padre. Acquisisce una solida cultura sia classica che contemporanea. In casa si parlano correntemente diverse lingue, compreso il latino e l’italiano. Lo Stato Belga e la famiglia reale sono costretti ad affrontare il primo conflitto mondiale, Maria José ed i fratelli vengono mandati a studiare in Inghilterra. Il padre è in prima linea con le sue truppe che lo nominano “Re Cavaliere”, mentre la madre svolge attività di assistenza medica presso i feriti.
A fine conflitto viene intensificata la sua educazione per diventare Regina d’Italia. Studia a Firenze dove perfeziona la lingua e la cultura Italiana. Il primo incontro dei futuri sposi avviene nel 1916 a Firenze, lei si dichiara affascinata da quel ragazzo alto e raffinato, lui pare resti indifferente. Umberto è una specie di rigido militare, fortemente dominato dall’autocontrollo, nessuna scuola solo vari precettori. Ovviamente una rapida carriera militare lo porta a diventare generale dell’esercito nel 1921. Nel 1925 si trasferisce a Torino dove, finalmente, conduce una vita libera. Maria José rientrata in Belgio nel 1919 continua a studiare, suonare, a fare attività sportiva. Nell’ottobre 1929, nella reggia di Bruxelles, si stipula il loro fidanzamento ufficiale.
Le nozze vengono celebrate a Roma l’8 gennaio 1930 nella Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale. Subito dopo vengono ricevuti da Papa Pio XI che nel 1929 aveva stipulato i “Patti Lateranensi”.
La coppia trascorre i primi anni di matrimonio a Torino, Umberto è colonnello del 92° reggimento di fanteria. Maria José non ha rapporti facili né con lui né con i suoi famigliari, il Re la ignora come tutti gli altri componenti della famiglia, l’unica affinità l’ha con Mafalda una delle sorelle di Umberto. Maria José è meravigliata che i Savoia, sposati o meno, di sera dormono tutti in stanze separate e distanti, non è un uso della sua casa di Sassonia dove i genitori hanno una camera matrimoniale, lei e i fratelli le loro, ma spesso capita, nei loro spostamenti, di dormire insieme, niente di sconveniente, anzi rafforza il loro affetto e solidarietà, vivono in modo tranquillo ed informale senza i protocolli desueti dei Savoia.
Difficile instaurare un rapporto con Umberto, il matrimonio dopo diversi mesi non è ancora consumato. L’OVRA documenta che il principe dopo cena, lascia la moglie nella sua stanza ed esce per continuare la sua vita da singolo tra amici ed amanti, tra queste una relazione con la cantante di avanspettacolo Milly.
Il Principe frequenta feste ed è sempre al centro di pettegolezzi, soprattutto in ambienti fascisti, dove si tende a denigrarlo, per la sua relazione con la soubrette e per varie dicerie sulla sua omosessualità (G. Leto “OVRA Fascismo e Antifascismo”, Bo 1951) e i suoi rapporti con Luchino Visconti (Gaia Servadio “Luchino Visconti” Mi 1980, pp.99). Maria José è stanca ed avvilita decide di affrontarlo. Innanzitutto, indossa il suo miglior negligé da notte, poi lo blocca e gli parla chiaro. Dal suo racconto rilasciato a Regolo : “Io sono tua moglie, ed una principessa, il nostro matrimonio è una farsa, o tu ti decidi ad essere un uomo ed un marito, o io rendo pubblica la faccenda e chiedo l’annullamento del matrimonio per colpa e con un cospicuo risarcimento, ora basta, non posso continuare ad essere lo zimbello di tutta Torino e non solo. IO ho una dignità. Oltretutto il Re fa controllare anche se sono incinta, cosa che trovo umiliante. Mi piacerebbe scalfire la sua indifferenza raccontando i particolari”. La cosa si risolse con una richiesta di perdono, forse un gioiello, Umberto limitò le sue uscite serali, Milly sparì per gli Stati Uniti, rientrando solo a fine conflitto dopo l’avvento della repubblica.
I Principi di Piemonte, verso la fine del 1931, vengono insigniti anche del titolo di Principi di Napoli e trasferiti nella Reggia partenopea. I napoletani si mostrano più accoglienti dei torinesi, il Teatro San Carlo diventa uno dei loro punti di svago preferiti. E’ un periodo più sereno, concordano di trasferirsi a Villa Rosebery, a Posillipo, dotata di una spiaggia privata, dove potevano nuotare tranquillamente anche di notte.
La coppia è tenuta sempre sotto osservazione, un viaggio di Maria José a Bruxelles, dalla sua famiglia, viene interpretato come una rottura, ma è solo bisogno di affetto. Nel 1932 un nuovo viaggio in Germania, accompagnata dal medico di corte, per una visita ginecologica, ma è tutto a posto e il 5 febbraio 1934 Casa Savoia comunica ufficialmente la prima gravidanza della Principessa. Due settimane dopo, in un incidente in montagna muore Alberto I del Belgio, per il suo stato le è proibito di assistere ai suoi funerali. Il 24 settembre, a Palazzo Reale a Napoli, alla presenza di Elena di Savoia e di Elisabetta del Belgio, nasce la primogenita Maria Pia, che porta il nome della Regina del Portogallo, una delle sorelle di Umberto, in esilio nel loro Castello di Stupinigi dopo la caduta del suo Regno.
A Maria José manca però il suo mondo culturale e non solo, a Napoli ritrova l’amico Umberto Zanotti Bianco, poi Benedetto Croce e l’Arcivescovo Alessio Scalesi, nonostante sia tenuta completamente lontana dalla tendenza politica troppo blanda del Re nei confronti di Benito Mussolini. Suo marito è apatico, lei reagisce “Indomita”, con l’appoggio di alcuni intellettuali, tentando di bloccare l’incontro in Italia con Hitler nel 1938, ma fallisce, il Papa non la appoggia e si rifugia per protesta a Castel Gandolfo. Adolf Hitler annuncia un eventuale invasione della Cecoslovacchia e la promulgazione delle leggi raziali, che la indignano profondamente.
La indignano ancora di più le voci, mai sopite, sul suo matrimonio, che la gravidanza sia stata “pilotata” per “inabilità” di Umberto. E’ talmente spudorato questo pettegolezzo che Luigi Pirandello, in un caffè romano ne parla in pubblico, coinvolgendo anche Alberto Moravia. La Principessa è di nuovo incinta e deve smentire pubblicamente le voci attraverso Gian Galeazzo Ciano. Una vera persecuzione. Il 12 febbraio 1937 Nasceva il futuro erede al trono Vittorio Emanuele; il 24 febbraio 1940 Maria Gabriella. La quartogenita nasce a Roma il 2 febbraio 1943.
Intanto non si ferma nella sua rivalsa politica. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, per ragioni di sicurezza, devono lasciare Napoli e trasferirsi a Roma, i futuri eredi della casata devono essere tutelati. Per questo motivo Umberto non partecipa alla “Guerra d’Africa” dove invece si distinguono i suoi prestanti cugini Savoia-Aosta.
Maria José si occupa personalmente dell’educazione dei suoi figli, fa con loro soggiorni invernali sport e sci nel Castello di Racconigi (To), vacanze estive nella Villa napoletana, ribattezzata Villa Maria Pia a Posillipo, dove possono nuotare. Le viene vietato di iscriverli a qualsiasi Scuola Pubblica, assume però un’ottima istitutrice. A Roma nasce l’ultima delle sue figlie Maria Beatrice il 2 febbraio 1943.
Non riesce a bloccare la guerra perché Mussolini recandosi a Monaco, nel 1938, come mediatore, per incontrare Hitler, spiazza tutti e “intorta” l’opinione pubblica. Maria José si prepara al conflitto frequentando un corso di medicina per crocerossina, così come aveva fatto sua madre, e poi coinvolgendo e tenendo, a sua volta, corsi a tutte le dame dell’alta società. Attrezza una zona di accoglienza ospedaliera nel palazzo di Montecitorio, cosi come aveva fatto la Regina Elena all’epoca del primo conflitto e per questo e altra beneficenza alla sua morte viene considerata Serva di Dio dalla Chiesa Cattolica.
Niente la ferma nel combattere il fascismo e le decisioni pazze prese in quella guerra. Dissente profondamente e tiene incontri culturali in una soffitta, ripulita del Palazzo,
Tenta di tutto, ad un certo punto si accorda con Rodolfo Graziani e con il comandante della Polizia per collocare Pietro Badoglio come comandante in capo e sostituto del Duce. Questa manovra costringerebbe Re Vittorio Emanuele ad abdicare in favore di suo figlio Umberto. Umberto la sostiene e abdicherebbe a sua volta a favore del piccolo Vittorio Emanuele, Maria José così sarebbe stata nominata Reggente del Regno, come previsto dallo Statuto Albertino, sino al compimento del 18 anno del giovanissimo ipotetico sovrano. Praticamente avrebbe assunto il Comando del Regno d’Italia e forse la storia avrebbe assunto nuove prospettive.
In questo complotto che vedeva d’accordo il gen. Italo Balbo, l’anglofilo ministro Dino Grandi e l’antitedesco e ambizioso genero del Duce Galeazzo Ciano, non riesce a decollare e Maria José non ne parla volentieri, molto delusa limita il più possibile i contatti con esponenti del fascismo o le loro mogli. Anche Umberto comprende la gravità della situazione e si allontana da personaggi “scomodi”.
Mussolini la teme e fa addirittura variare lo Statuto Albertino, toglie loro il titolo di Principi ereditari, sono solo Principi del Piemonte. Maria José intensifica i suoi rapporti con molti antifascisti oltre a Benedetto Croce, Ugo la Malfa, Ivanoe Bonomi, Elio Vittorini, Alcide De Gasperi, Monsignor Montini, futuro Papa Paolo VI, Mussolini sa ma non riesce a bloccarla.
Contemporaneamente, per correttezza assoluta, di ogni avvenimento la principessa informava il Re, suo suocero, tramite il Ministro della Real Casa Pietro d’Acquarone. Il 25 luglio 1943 Maria José è al corrente della seduta del Gran Consiglio e dell’arresto di Mussolini già tre ore prima. Negli ambienti di potere Maria José viene definita come “l’unico uomo di casa Savoia”
il 6 agosto Maria José viene convocata dal suocero, non le parlava direttamente da oltre due anni, dopo le vicende di Mafalda si odiavano cordialmente, le ordina di trasferirsi con i suoi figli nella residenza di Sant’Anna di Valdieri, sorvegliata dalla cognata Giovanna, sino ad un suo richiamo. Apprende dell’Armistizio per radio come il resto degli italiani. E’ un momento di grave pericolo e la Principessa riesce a depistare tutti ed a rifugiarsi in Svizzera con i suoi figli, spostandosi diverse volte poiché era intenzione di Hitler rapire il piccolo Vittorio Emanuele. In Svizzera incontra Luigi Einaudi anche lui rifugiato. E’ tentata di unirsi ai partigiani, ma non può, però li aiuta ed eventualmente, li cura. I dettagli di quei giorni sono descritti benissimo in ” Maria José regina indomita”.
Solo nel febbraio 1945, mentre la Germania stava cadendo, Maria José rientra in Italia attraversando le Alpi con gli sci, scortata da due guide, e sul suolo italiano da partigiani sino a Racconigi. Qui attese sino a giugno, quando le viene inviato un aereo per condurla a Roma dove l’attende Umberto. Ad Agosto vanno a riprendere i figli e la famiglia, salva, è finalmente riunita.
Nell’ultimo anno Maria José è quasi isolata, Umberto è Luogotenente del Regno, ma sempre sottoposto al padre Vittorio Emanuele ormai quasi vaneggiante, tra di loro tutto è finito, lei riprende il suo ruolo ispettrice nazionale del corpo delle Croce Rossa Italiana, visitando i posti più colpiti dalla guerra. E’ a Cassino quando la informano che è diventata Regina. E’ il 9 maggio 1946, il Re aveva finalmente abdicato, ma non ne è fiera, i sondaggi parlano di referendum ed è sicura che la monarchia sia finita, non sapeva governare.
Il 5 giugno Umberto la informa ufficialmente che l’Italia è una repubblica e che deve prendere la sera stessa, da Napoli, un aereo per il Portogallo con i figli. Lui arrivava dopo una settimana, deve sistemare le consegne e depositare documenti. Il matrimonio è poi finito ufficialmente quando lei, con la scusa di una operazione agli occhi si trasferisce in Svizzera con Vittorio Emanuele. Le tre figlie restano in Portogallo con il padre e la raggiungono molti anni dopo.
E’ finalmente libera, ha sempre condotto una vita semplice, allo scoppio della guerra, ha ottenuto la restituzione della sua dote nel cui contratto un cavillo prevedeva che in caso di guerra quel denaro, depositato in un fondo svizzero, non servisse a scopi bellici. La sua famiglia le assegna un vitalizio, ma lo utilizza più per aiutare altri che per se stessa. Vive in campagna con pochissima servitù.
Ormai libera viaggia moltissimo, prima con sua madre Elisabetta, poi da sola. Si dedica a studi storici su casa Savoia pubblicando vari volumi. Per queste sue indagini storiche è insignita con la Legion d’Onore dalla Repubblica Francese. Umberto muore a Ginevra nel 1983, lei fa predisporre una tomba per entrambi presso l’Abazia di Altacomba in Alta Savoia.
Maria José di Savoia negli ultimi giorni scrive: “Sarei dovuta fuggire la notte delle nozze”, muore il 27 gennaio 2001 a Ginevra. Al suo funerale partecipano Re Juan Carlos I di Spagna, i reali di Belgio e Lussemburgo, Alberto di Monaco, gli ex reali di Bulgaria, Costantino I di Grecia, Farah Diba, Michele di Jugoslavia. Su sua disposizione, durante le esequie solenni viene eseguito S’hymnu sardu nationale (l’inno nazionale sardo), inno del Regno di Sardegna, e alcuni canti degli Alpini. La cerimonia è stata officiata dal nunzio apostolico in Svizzera che ha letto un’omelia di Papa Giovanni Paolo II “indirizzata a sua altezza reale” nel quale la ringraziava per quanto aveva potuto fare per la pace e l’antisemitismo.
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