Mascherarsi
In copertina Lorenzo Lippi: “Donna con maschera”. o “Allegoria della Simulazione”.
Maria Catalano Fiore
Mascherarsi, citando Erasmo da Rotterdam: “Che altro è la vita umana se non tutta una commedia, nella quale tutti recitano la loro parte, chi con una maschera chi con un’altra, finché ad un tratto il capocomico non li faccia uscire di scena?”
Siamo in periodo di Carnevale, a volte ci “mascheriamo” o indossiamo comuni “mascherine”. Ma cosa significa e quale è l’origine di questo bisogno di “mascherarsi“?
Il termine maschera deriva dall’arabo: satira-scherno, libertà di trasgredire indossando i panni di qualcun altro.
Nella vita capita talvolta di dover ricorrere all’uso di maschere per adeguarsi a situazioni in cui bisogna interpretare un ruolo che non è il nostro, ma quello che ci viene richiesto.
In questo senso il mondo è un grande teatro dove ognuno interpreta un ruolo che gli è stato assegnato dalla società, dalle persone che lo circondano o da se stesso.
La maschera è un elemento che ha la sua origine già nelle civiltà primitive, a scopo rituale, quando viene usata per nascondere la vera identità del celebrante e per rappresentare in maniera perfetta l’essere divino.
Le maschere sono anche di tipo funerario, conservavano le sembianze umane nell’aldilà. Famosa la Maschera di Agamennone.
Le più antiche maschere sono infatti quelle egizie, inca, azteche e si ritrova anche nella Grecia arcaica, purtroppo poche giunte sino a noi. Qualche maschera è di quelle usate per ricoprire il volto dei defunti.
Le maschere dell’antico teatro greco sono una variazione di quelle usate nei vari culti. La stessa rappresentazione teatrale è considerata una specie di cerimonia religiosa. Le maschere possono essere comiche o tragiche, avevano “tipi fissi” come l’eroe, il vecchio, la vecchia, il servo, ecc…
Da sempre nascondersi dietro una maschera ha interessato letterati ed artisti. Anche a Roma le maschere sono molto diffuse ed usate anche per usi estremi. Gli schiavi più aitanti, mascherandosi, potevano giacere anche con una nobildonna ed altro.
Nel Medioevo la maschera perde un po’ della sua simbologia e viene adoperata solo durante le sfrenate feste mascherate del carnevale.
Durante il Rinascimento e per tutto il 1700, grazie anche alla “Commedia dell’arte”, la maschera come accessorio si diffonde in tutta Europa. La Commedia dell’arte nasce in Italia nel XVI secolo, non ha un preciso copione, ma un libero “canovaccio”, essere mascherati aiuta gli attori nell’improvvisazione. I personaggi principali sono le maschere più conosciute: Pantalone, Colombina, Arlecchino, ecc… Spesso sono riuniti in Compagnie Teatrali delle quali fanno parte vari tipi di professionisti ed anche musicisti ed acrobati che vivono sovvenzionati da ricchi o da offerte del popolo.
Massimo esponente della Commedia dell’arte è Carlo Goldoni (1707-1793) commediografo, scrittore, librettista e avvocato italiano, cittadino della Repubblica di Venezia, considerato da tutti il vero padre della Commedia moderna italiana che rivoluzionerà tutto il teatro italiano e non solo.
Contemporaneamente si diffonde l’uso di usare la maschera anche, come tutela, in campo medico, come protezione dalle epidemie, variando ed adattando varie forme a questi usi. Uso tramandato sino ad oggi.
L’uomo ha desiderio di travestirsi, mascherarsi, “giocare ad essere un altro”. La maschera è anche usata, nelle loro opere, da molti pittori. L’arte è piena di storie legate a questo oggetto, alcune davvero affascinanti. Ad esempio l’uso di indossare, dagli americani, più volte l’anno, le maschere, sintomo di una profonda inquietudine sociale.
Non da ultime le famose “Maschere inquietanti” nella pittura metafisica di Giorgio De Chirico (1888-1978), non diverso dall’opera, in copertina, dipinta da Lorenzo Lippi (1606-1665) , pittore e poeta) circa quattrocento anni prima, quando l’artista dipinge l’emblematico ritratto femminile ora in Francia “Allegoria della Simulazione” un olio su tela datato 1650 circa.
In Italia, poi, ogni regione ha il proprio carnevale e le maschere variano a seconda dei personaggi più caratteristici del luogo in cui si svolge.
Tanta la letteratura, poesia, ecc… sulle maschere…vi propongo, senza presunzione, qualcosa di mio.
MASCHERARSI
A volte siamo costretti
ad indossare una maschera,
anche se non è Carnevale.
Siamo costretti.
Quasi a trovare riparo, dietro quella maschera.
Non sempre possiamo scegliere, neppure
quale delle maschere, in quel momento,
ci calza meglio.
Nascosti da una maschera si può passare
dal riso al pianto, all’indifferenza o
anche coprire un cuore che sanguina.
In tutta confidenza penso di
non aver indossato quasi mai,
una maschera nella mia vita.
Nel bene e nel male ho sempre mostrato
e messo in gioco la faccia mia.
Ho ricevuto schiaffi, ma anche applausi,
ma sempre e solo … sulla mia faccia.
Maria Catalano Fiore dir.ris.
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