Memoria di 70 anni fa: 1952 in Puglia
La protesta della gramigna e l’occupazione delle terre a Palo del Colle. In copertina Comizio I maggio Piazza S. Croce
Vito Tricarico
Il Sud Italia e la Puglia in particolare, nel secondo dopoguerra, hanno vissuto un clima di tensioni e di scontri sociali. Erano i primi anni di vita della costituzione repubblicana, dell’adesione all’Alleanza Atlantica e della Riforma agraria. Erano anni in cui le classi più povere cercavano di uscire dalla miseria e le tensioni sfociavano in vere e proprie rivolte.
Mi piace ricordare la situazione della vita politica e sociale del comune di Palo del Colle nell’anno 1952, ove, dopo le votazioni del 20-06-1952 nel salone delle adunanze Palazzo San Domenico, con solenne cerimonia ebbe luogo l’insediamento del nuovo Consiglio Comunale. Alla votazione risultarono eletti: Sindaco il professor Pietro Stallone, assessori : Dottor Vito Saverio Mastromatteo, Vito Andriola, Nicola Ameruoso, Donato Minerva. Nel paese, però esisteva una situazione di alta tensione per la disoccupazione di molti braccianti agricoli e la Federazione Provinciale Braccianti e Salariati Agricoli, come da lettera del 28.06.1952 avente per oggetto l’applicazione D.P. 4841 sulla Massima Occupazione Agricola, denunciava :
“Nel comune di Palo del Colle si è creata una situazione particolare che tiene in grave disagio centinaia di braccianti agricoli disoccupati in quanto le autorità locali sostengono che il DP 4841 sull’imponibile di mano d’opera non debba essere applicato in quel comune se non con criteri assurdi ed inconcepibili. Da diversi giorni è in atto un’agitazione fra i braccianti dei quali oltre 500 sono disoccupati da diverse settimane. La nostra organizzazione locale, di fronte a tale situazione, ha richiesto ripetutamente al signor Sindaco la convocazione della Commissione Comunale per la Massima Occupazione Agricola MOA, per effettuare l’avviamento dei lavoratori disoccupati secondo il calendario agricolo, sia per le giornate ordinarie che per quelle straordinarie …”
Dopo questo, il giorno 27 giugno 1952 un’assemblea di quattrocento lavoratori agricoli, riuniti presso la Lega Braccianti di Palo, emanava una lettera di protesta con la quale si decideva di sviluppare maggiormente la lotta in corso fino all’accoglimento delle loro richieste.
Elencate queste premesse, si deve tener presente che a Palo del Colle, all’inizio dell’estate del 1952, vi erano circa duemila braccianti e lavoratori disoccupati. Questi, organizzati nella locale “Camera del lavoro” con sede in via Cavour 6 in particolar modo dal suo segretario Francesco Salente, pensarono di attuare una protesta in grande stile : l’estirpazione e la raccolta della gramigna.
Per protesta, i disoccupati organizzati portavano la barba incolta da diversi giorni, partecipando a diverse manifestazioni. Seguivano i comizi, in cui i vari partiti della Sinistra inveivano contro il Governo, le mancate riforme promesse in campo agricolo, la classe padronale nazionale e locale.
Francesco Salente e Pietro Stallone, un altro attivista e dirigente sindacale palese, dopo aver effettuato un giro nelle campagne per individuare i terreni non coltivati, scelsero alcuni campi di notabili locali appartenenti alle famiglie Nitti-Valentini, Liantonio, Guaccero e qualche altro per le manifestazioni di protesta.
Diversi furono gli episodi salienti di quella calda estate dell’anno 1952 : l’occupazione delle terre, la marcia in bicicletta verso la Prefettura di Bari dei disoccupati, i vari cortei degli stessi presso la sede comunale di Palo. Senza enfasi, li voglio narrare con la relazione del Prefetto di Bari all’epoca dei fatti, l’avvocato Mario Carta, nel rapporto del giorno 9 luglio 1952 indirizzato al Gabinetto del Ministero dell’Interno – Roma, alla Direzione generale P.S. – Roma, al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale – Roma, che riporto testualmente:
“A seguito delle segnalazioni di questa prefettura n° 0857 del 5 luglio e n° 17/6 del 6 luglio della Sezione Carabinieri di Bitonto, mi pregio riferire dettagliatamente a codesto On.le Ministero sulla situazione della disoccupazione nel comune di Palo del Colle. (…)
Il rappresentante della Camera del lavoro di Palo del Colle sig. Salente Francesco, nell’intento evidente di sabotare l’opera della commissione M.O.A. (Massima Occupazione in Agricoltura) e di quella Amministrazione Comunale democristiana, richiese che i lavoratori venissero avviati al lavoro per tutta la settimana lavorativa.
Ove fosse accettata tale richiesta, il quantitativo di giornate lavorative a disposizione della commissione M.O.A. verrebbe ad esaurirsi nel corrente mese, senza alcuna prospettiva per il mese di agosto. La Commissione pertanto l’ha respinta.
A seguito di ciò dal 26 al 28 giugno u.s. nelle ore antimeridiane, circa 150 lavoratori agricoli, dietro suggerimento dei dirigenti della camera del lavoro locale, hanno manifestato presso quell’Ufficio Comunale del Lavoro.
La mattina del 4 corrente poi circa 250 disoccupati di quel comune, in bicicletta, s’incolonnavano per venire in questo capoluogo a rinnovare la richiesta in sede sindacale. L’arma dei Carabinieri, intervenuta, fermò i predetti lavoratori a circa 8 km da Bari, ed il successivo sopraggiungere di rinforzi di P.S. inviati dalla Questura di Bari agli ordini del Vice Questore, indusse i manifestanti a sciogliersi ed a rientrare a Palo del Colle.
Il giorno successivo, 5 corrente, nel comune di Palo del Colle, circa 200 braccianti agricoli, all’alba, giungendo alla spicciolata, invasero i terreni di proprietà dell’avv. Franco Nitti Valentini e altri, iniziando abusivamente la zappatura.
Le forze di P.S. e dell’Arma dei carabinieri, prontamente intervenute, fecero sgombrare i terreni, identificando 109 persone che sono state denunciate a piede libero all’Autorità Giudiziaria, nonché altri cinque che sono state denunciate in stato di arresto quali organizzatori.
Alle ore dieci dello stesso giorno circa 500 persone si assemblavano innanzi al palazzo municipale in atteggiamento minaccioso, reclamando il rilascio degli arrestati già tradotti alle carceri di Bitonto. Dopo le intimidazioni di ritiro, i manifestanti furono sciolti.
Ieri, 8 corrente, alle ore 11 circa, nella sede comunale di Palo del Colle, una rappresentanza di lavoratori, con a capo il Segretario della locale Camera del lavoro, si presentò al Sindaco rinnovando la richiesta dì ingaggio per tutta la settimana lavorativa.
Il Sindaco rispose che non era possibile modificare il deliberato della Commissione Comunale M.O.A. perché il calendario agricolo non offre la possibilità di superare le 6670 giornate lavorative straordinarie per i mesi di luglio e agosto; soggiunse tuttavia, che oltre all’ingaggio per tale periodo per una media di 250 disoccupati per tre giornate lavorative settimanali, si impegnava di avviare al lavoro alle stesse condizioni, tutti i capifamiglia che fossero rimasti esclusi dal numero di 250, nonché un figlio celibe appartenente a famiglie con numero di figli superiore a cinque. La rappresentanza dei lavoratori si allontanò riservandosi di dare risposta.
Nel pomeriggio del giorno 8 corrente,nella caserma di Palo, il Capitano Comandante la Compagnia di Trani aveva diffidato il Segretario della Camera del Lavoro, principale istigatore delle agitazioni. Per quanto in paese vi sia una notevole animazione, l’ordine pubblico non è stato turbato.Mi riservo fornire ulteriori eventuali emergenze”
Il prefetto Avv. Mario Carta
In seguito a questo vicende, nella sala consiliare del comune, fu organizzata dall’Amministrazione Comunale e dal sindaco professor Pietro Stallone in particolare, una riunione fra i proprietari terrieri ed i dirigenti sindacali per risolvere in modo pacifico il contenzioso.
In quella circostanza il consigliere comunale ed ex sindaco avvocato don Giuseppe Mininni, rivolto al segretario della CGIL esclamò. “Complimenti Ciccillo, hai stregato i lavoratori di Palo. Ebbene, noi ci impegneremo a dare lavoro ai braccianti del nostro paese, però da parte vostra dovete assumere l’impegno di abbandonare i metodi della rivolta utilizzati in questi ultimi tempi.”
Subito dopo, senza attendere alcuna risposta dai sindacalisti presenti e con l’intento di riappacificare gli animi a lungo turbati, a voce alta, don Enrico Tricarico, proprietario terriero e commerciante di olio, si impegnò verso il sindacato con cinquanta giornate di lavoro. Don Pasquale e don Beppe Mininni si impegnarono con altrettante giornate e così tutti i numerosi proprietari convenuti, con un impiego di giornate lavorative proporzionale all’estensione delle loro terre.
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