Narcisismo digitale
Quel filtro che vale più dell’essenza
Cinzia Montedoro
Può darsi che, non trovando nulla al mondo degno del mio amore, finisca con l’adorare me stesso, come il fu Narciso di egoistica memoria.
Théophile Gautier, Mademoiselle de Maupin, 1835
Vorrei trarre spunto da un’immagine, una foto scattata diversi anni fa, uno scatto per la precisione, che mi ritrae giovanissima, appena diciassettenne insieme ad una mia carissima amica. Ho rivisto questa foto dopo tanti anni, e ne sono rimasta colpita guardando i dettagli seppur sfocati ma così tanto veri…questa foto è un dono prezioso per me.
La stessa scattata oggi, avrebbe ricevuto ai miei occhi un trattamento ben diverso… faccio mea culpa, non resisto ai piccoli ritocchini (filtri) per rendere la mia immagine, straordinariamente infedele a quella reale, il tempo passa per tutti…
Giungiamo dunque al perché del mito di Narciso: uno delle narrazioni più celebri della storia, chiunque – o quasi – conosce le vicende del ragazzo che specchiandosi nell’acqua cadde vittima dell’amore per sé stesso, al punto che nella lingua italiana ancora oggi non è raro sentire l’espressione: “E’ un narciso”, la cattiva notizia è che i Narcisi si sono moltiplicati a dismisura (inclusa me stessa), lo specchio d’acqua oggi lo potremmo identificare nei social, luogo perfetto dove sfoggiare fisici perfetti e visi levigati, tali da essere concorrenti spietati di Meryl Streep ne “La morte ti fa bella”.
Gli stessi filtri che raggirano la realtà e che ci catapultano in una dimensione alternativa, distorta, fatta di finta bellezza: una botta di autostima? O omologazione?
In quest’era cosi “superficiale” chiediamo inevitabilmente l’approvazione degli “amici” per sentirci bene con noi stessi: i social, internet sono solo palcoscenici, in cui cerchiamo di mostrare il nostro lato migliore soprattutto con l’immagine… È vero da quello scatto, di cui scrivevo, sono passati oltre trent’anni (qualcuno in più ma filtriamo anche questo), il senso di questo articolo?
Solo una riflessione, la bellezza quella foto scattata non con un cellulare ma con una macchina fotografica “usa e getta”, oggi mi ha regalato un emozione, perché ripenso al momento in cui è stata scattata, e senza se e senza ma, posso dire che io e Francesca eravamo bellissime! P.s. (Foto scattata un attimo prima che cadessi rovinosamente per terra, Francesca mi teneva disperatamente per il maglione, mentre un’altra amica colse l’attimo).
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