Nel marzo del 1946 la Prima donna Sindaco !
E’ certamente un racconto eccezionale. Le donne in Italia hanno appena acquisito il diritto di voto e nel marzo del 1946 viene eletta la prima donna Sindaco. Poco dopo si voterà per il referendum monarchia/repubblica.
Maria Catalano Fiore
Caterina Tufarelli Palunbo in Pisani, questo il suo nome, nata a Nocara (Cs) nel 1922 è sindaco di San Sosti dal 24 marzo 1946. Quindi, due mesi circa, prima del Referendum tra Monarchia e Repubblica. Le amministrative del 1946 rappresentarono per le donne il primo voto, esteso loro nel 1945. Una piccola verità, omessa, come tante. Era una Calabrese, una donna del Sud. Una de Le donne del 1946 come venivano catalogate tutte le donne che già a marzo, avevano deciso di esprimere il loro parere, alle elezioni amministrative a cui le donne decisero di rispondere in massa.
Era la prima volta che c’era questa concessione, poi rafforzata e confermata il 2 e 3 giugno 1946 con l’espressione del Referendum. Già alle Amministrative, soprattutto al Sud, e soprattutto in Calabria, oltre 2000 donne vennero anche elette nei vari consigli comunali, poi altre donne sindaco, dopo questo esempio. Ci sarà un periodo di profonda trasformazione o meglio di grande stravolgimento, per una zona ancora semi latifondista, come la Calabria.
Nel 1946 la Calabria diventa una regione all’avanguardia, una vera protagonista di un sovvertimento storico. Le donne, sottopagate, o non retribuite affatto, che hanno sempre lavorato molto più degli uomini, che hanno sostituito i loro uomini andati in guerra, ora rivendicano di poter esprimere il loro parere anche nei piccoli centri. Quindi, avviene l’impensabile, addirittura l’elezione a sindaco il 24 marzo 1946, nel piccolo comune di San Sosti, in provincia di Cosenza della prima donna sindaco, una donna di soli 24 anni, Caterina Tufarelli Palumbo. Riscuote quasi l’unanimità, l’89% delle preferenze è davvero una grande vittoria. Sopratutto, per quello che quella donna aveva il potenziale di fare e che attuò; certamente, più del dovuto. Una relazione sul mezzogiorno d’italia del 1945 è a dir poco catastrofica, oltre alla povertà italiana generalizzata, ai soprusi ecc… in Calabria la mortalità infantile è di 103 su 1000. Oggi è di 3 su mille. Ma chi è questa donna, cosa ha fatto e rappresentato? Caterina Tafarelli Palumbo era nata a Nocara, l’abbiamo già scritto, un paese a 1000 metri circa di altitudine ai confini con la Lucania, che si affacciava sul golfo di Taranto. A pochi mesi rimase orfana. Venne accolta da parenti di ceto medio. frequentò la scuola dell’obbligo in paese con profitto, tanto che dopo le elementari fu mandata a Roma, in convitto, sino alla licenza classica, presso il Collegio del S. Cuore a Trinità dei Monti. Quindi. il suo inserimento fu in ambiente agiato ed intellettualmente attivo. Proprio queste amicizie scolastiche le tornarono utili nella sua vita seguente. come quelle con le figlie di De Gasperi, sue amichette del cuore. Oltretutto. ne frequentava la famiglia e ascoltava attentamente altri politici ed intellettuali che frequentavano la casa. Nel 1941 conobbe Baldo Pisani, un avvocato. I due si sposarono nel 1943, in piena guerra, diventando genitori di tre figli. Nel frattempo, la Tufarelli si iscrisse a Giurisprudenza a Roma, completando gli studi poi a Napoli. Subito dopo l’elezione a San Sosti, dove resterà sino a fine consigliatura nel 1952.
A San Sosti, paese interno, a circa 64 km da Cosenza, all’epoca di circa 1800 abitanti, che poi ha subito aumenti demografici, benessere e un buon livello occupazionale proprio grazie alla Sindaco tra gli anni 50 e 60. Grazie alle sue conoscenze romane riesce ad ottenere sovvenzioni per la costruzione di scuole, prima elementari, poi medie, poi di una sede comunale che ha sul retro anche un Cinema. Cinema che procura lavoro ed attira anche pubblico dalle zone circostanti. Crea quindi lavoro a vari livelli dai muratori, ingeneri, idraulici, elettricisti e poi insegnanti, bidelli, addetti ala manutenzione, assume impiegati comunali per i vari settori. Fa arrivare l’acquedotto. Fa costruire un mercato coperto. Praticamente il paese doveva partire da 0, sino ad allora il Municipio era ospitato in qualche stanza in fitto. Riesce a creare un presidio medico e ostetrico. Il medico condotto e la levatrice erano ormai insufficienti ed obsoleti. Comunque, c’era bisogno di un nuovo approccio alla medicina, all’igiene e ad altro, sopratutto di aiuto per le famiglie indigenti, che vivevano nelle campagne limitrofe. Da donna calabrese, caparbia e soprattutto conterranea riuscì a portare tutto l’abitato ad un nuovo stile di vita, al passo coi tempi, favorisce un incremento demografico e culturale. Incremento poi invalidato dalla crisi degli anni 70 e dalla cattiva gestione successiva. Attualmente gli abitanti sono 2185. La maggior parte dell’abitato è costituito per i 3/4 da palazzine a due piani edificate tra gli anni 50 e 60. A fine mandato, nel 1952, per correttezza personale, lascia un bilancio consuntivo su tutte le opere eseguite o in corso, scusandosi per quello che non era riuscita a fare. Il Bilancio consuntivo è obbligo degli amministratori solo da qualche anno ma per Caterina Tufanelli Palumbo era un obbligo morale nei confronti della comunità a cui apparteneva.
Da quel momento seguirà i suoi tre figli negli studi, si dedicherà a scrivere su vari giornali e seguirà, nell’ombra, la vita del marito eletto, dopo qualche anno, Presidente della provincia di Cosenza per tre legislature di seguito. La sua vita fu sicuramente molto intensa, purtroppo si spense a Roma a soli 57 anni. Caterina è stata sicuramente una donna determinata, ma anche generosa e comprensiva di quel sociale che lei, orfana, conosceva molto bene.
E’ stata una bella ricerca, interessante, e soprattutto, bello leggere alcune interviste su di lei ed una in particolare resa qualche anno fa dal figlio più giovane, Giorgio Pisani, avvocato residente a Castrovillari. Estrapolando: Cosa pensava sua madre della Calabria? “Mia madre pensava della Calabria che era una terra meravigliosa, ma sfortunata, anche perchè all’epoca non era molto ben servita di mezzi di comunicazione. Carenza che la isolava dal resto della nazione.” Cosa penserebbe oggi ? “Che non poteva mai immaginare che i suoi successori in politica fossero di così infimo livello, salvo poche persone che fanno politica per fini diversi.” Sicuramente questa donna meriterebbe di essere conosciuta, ed apprezzata, molto di più. Omaggiata, all’epoca, per il suo operato, dall’ing. Salvatore Rebecchini, allora sindaco di Roma.
Un doveroso grazie al suggerimento, su questa Donna alla dott.ssa Antonella Daloisio, addetto stampa della Fiera del Levante.
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