Pasta o Spaghetti : Bandiera italiana!
E’ il simbolo del nostro paese nel mondo. Ne siamo i maggiori produttori e consumatori e soprattutto esportatori. La pandemia l’ha promossa a piatto corroborante ed anti ansia più di sempre. Sua Maestà La Pasta!!
Maria Catalano Fiore
Mancano pochi giorni alla celebrazione del 26° “Word pasta Day”. La Giornata mondiale della pasta istituita nel 1998 dall’International pasta organization (IPO).
La festa si celebra in tutto il mondo ogni 25 ottobre.
Dire “Pasta” in Italia equivale a pronunciare un nome venerabile, degno del massimo rispetto. Spaghetto significa casa, patria e rispetto, ma anche un momento di gioia e convivialità.
Purtroppo come “Mangia spaghetti” sono spesso etichettati gli italiani emigrati. Le cause sono da attribuire alla forte emigrazione italiana nel XIX e XX secolo, a eventi storici, soprattutto di natura bellica o a ostilità etniche. A volte si usa anche il temine “Pepperoni” o “Maccaroni”.
Molti sono i pregiudizi contro gli italiani spesso legati alla Pasta anche se la pubblicità è notevolmente diversa: grandi attori e grandi registi si sono occupati di pubblicizzare l’uso della Pasta.
Anni fa, nel 1977, giornalisti tedeschi hanno pubblicato in copertina dello “Der Spiegel” una foto poco edificante di un piatto di spaghetti conditi da una pistola fumante. Certo erano anni difficili “Anni di piombo”, ma anche loro non se la passavano meglio con le varie bande, in particolare con la “Banda Baader Meinhof (vicenda da cui è stato tratto un film nel 2008 diretto da Uli Eden) un gruppo terroristico che ha insanguinato la Germania Federale tra il 1967 ed il 1977) un eccidio perpetuato ancora da loro emuli.
Come dire che l’Italia è solo un paese di mafiosi e delinquenti, peccato che il loro benessere, e ricostruzione post-bellica, derivi dal duro lavoro degli italiani emigrati ….e ancora nel giugno di tre anni fa, lo stesso giornale, dopo aver titolato “Scrocconi” pubblicava la foto di una forchetta da cui rebbi pendeva uno spaghetto arrotolato, come un cappio per l’Europa….
Comunque lasciate stare la nostra PASTA. Offendiamo forse noi italiani il vostro cibo, le vostre elogiate patate? O mettiamo le mascherine ai Wurstel come fate voi stessi, con una ironia abbastanza gretta? E comunque cari signori tedeschi siete tra i maggiori importatori di spaghetti, lasagne, penne e rigatoni, magari non sono bravi neppure a cucinarla, però frequentano ristoranti italiani, magari con cuochi turchi o indiani e le loro vacanze italiane sono a base di spaghetti, maccheroni e pizza.
E non l’apprezzano solo i tedeschi, l’ultimo rapporto IPO informa che nel 2019 sono stati prodotti in tutto il mondo quasi 16 milioni di tonnellate di pasta lunga e corta, fettuccine, fusilli, farfalle e altro. Un quarto della produzione italiana è Made in Italy, senza contare quello che ancora producono le nostre massaie.
Quindi se ci classificano come “Italiani mangia spaghetti” non offendiamoci, anzi andiamone orgogliosi, anche perché l’80% della popolazione mondiale associa gli spaghetti alle polpette, l’altro 20%, sicuramente di derivazione meridionale/pugliese, alle cozze.
La classifica IPO ci colloca al primo posto tra i mangiatori di pasta con 23,1 kg consumati a testa. Seguono nazioni insospettabili come la Tunisia con 17 kg., Il Venezuela con 12, la Grecia con 11, il Cile 9,4, gli Stati Uniti 8,8, Argentina e Turchia con 8,7, Francia 7, ecc…
L’Italia si è fatta conoscere anche conquistando già nel 700 le Corti Europee con le fettuccine, conoscenza poi diffusa attraverso i flussi emigratori dell’800 e 900, alla diffusione di posti di ristoro, di “Trattoria Bella Italia” che hanno conquistato il mondo.
Ma la pasta è davvero nata in Italia? Una stupida leggenda commerciale inventata nel 1929 dal “Macaroni Journal”, rivista dei produttori americani di pasta attribuisce ai cinesi l’invenzione dei lunghi fili di pasta essiccati al sole.
Sarebbe stato un marinaio di Marco Polo, dall’improbabile nome di Spaghetti a rubare la ricetta. Il grande viaggiatore Veneziano li avrebbe poi diffusi in Italia: una americanata riproposta anche nel film del 1938 “Le avventure di Marco Polo” con protagonista Gary Cooper
Probabilmente ad inventare per caso la pasta sarà stato un contadino qualche migliaio di anni fa: creato un impasto con acqua e farina di cereali, steso su una pietra rovente ha creato qualcosa che poteva essere pane o pasta, comunque commestibile.
Gli Etruschi, come si nota benissimo nella Tomba della Famiglia Rasenna a Cerveteri, avevano in uso di tirare la sfoglia, per la pasta, come fa tutt’ora una brava massaia con gli stessi precisi attrezzi, persino la rotella taglia pasta.
Ma anche i Greci e, successivamente, i romani conoscevano il “Laganarum” l’antesignano della lasagna. Cicerone ne era ghiotto e Orazio le esalta nelle satire: “….inde domum me ad porris et ciceri refero laganique catinum”.
Apicio, il cuoco dei Luculli e dei Trimalcioni imperiali detta una ricetta con strisce di pasta alternate a carne o pesce, tutto poi cotto nel forno.
Per trovare tracce di spaghetti o maccheroni bisogna aspettare l’insediamento degli Arabi in Sicilia. Da uno scritto del viaggiatore e geografo Muhammad al Idrisi che risale al 1154 (quindi ben prima di Marco Polo) sono stati mangiati “Fili di pasta” nelle Corti e nei Palazzi Principeschi, in bianco, conditi con formaggio, burro, zucchero e cannella (ovviamente pomodori ed altri ortaggi sono arrivati 500/600 anni dopo dalle Americhe).
Le fonti citano che a Trabia, un paese arabo poco distante da Palermo, ed a Termoli Imerese “si produce un cibo di farina in forma di fili” definiti spaghi. Qui secondo “La Storia della Cucina Italiana” sono nati i “vermicelli” da cucinare con le sarde, pinoli e uvetta, piatto che ancora adesso è nella tradizione culinaria palermitana. Sono i mercanti di Genova che nello stesso XII secolo fanno conoscere gli “spaghi arabi” nel Nord Italia dove per secoli sono stati chiamati “Trii genovesi”.
Così come nel Salento si mangiano ancora i tradizionali “Ciceri e Tria”(pasta a fettucce irregolari con ceci) e la Lasangna N’cannullata (altre scrisce di pasta arrotolate e condite, attualmente, con il sugo di pomodoro).
Ad importare il pomodoro dal nuovo mondo sono, infatti, solo i conquistadores spagnoli a fine 600 e le corti spagnole e francesi li impiegano solo come piante ornamentali, sino a che Il Re Sole, scopre che quelle belle palline prima verdi, poi rosse sono commestibili, anzi eccellenti. Sua nuora Maria Antonietta, li fa conoscere a sua sorella Maria Carolina di Borbone, che, gustandoli, li porta con se nel suo regno, e li fa piantare nei giardini della Reggia di Caserta. Qui suo marito Re Ferdinando IV di Borbone, buongustaio, comincia a creare una specie di sughetto, poi insaporito con carne, “u’ Ragù!” ecc… Questo accoppiamento, tra pasta e pummarola, non avviene, comunque, automaticamente. Ne lo “Scalco alla moderna” (Napoli 1696) il cuoco Antonio Latini, lo definisce ancora come “Salsa Spagnola”.
Ferdinando IV dedica persino ad un santo, San Marzano, la località dove ordina di piantare i semi di pomodoro ricevuti in dono dal Vicerè del Perù. Ma nella città di Napoli, il popolino continuava a mangiare i maccheroni, cibo nutriente e a basso costo, in bianco, o con un condimento di cipolle detto “Genovese”.
Solo nel 1796, la conserva di pomodoro, è inventata ufficialmente presso la corte napoletana da un cuoco francese, al seguito di Maria Carolina. Verso la metà dell’ 800 i maccheroni napoletani si imbrattano definitivamente di rosso come in “miseria e Nobiltà” di Totò. Nel 1856 nasce il famoso conservificio “Cirio”.
Il resto è storia contemporanea. “La vita è una combinazione di pasta e magia” dichiarò Federico Fellini, che nel 1985 gira il celebre e sensuale spot per la Barilla: un’aristocratica signora in un lussuoso ristorante, dopo la declamazione da parte del maitre di un menù tutto in francese, ordina “Rigatoni”.
Cos’è la pasta lo spiega Aldo Fabrizi in una dichiarazione d’amore in versi: “è un’ opera d’ingegno e fantasia, / una grazia di Dio che s’assapora:/l’unico tranquillante che rincora/ sia er popolino che la borghesia”. In un’ altro sonetto Fabrizi elenca in romanesco 36 formati di pasta. Tra i più curiosi e strani: schiaffoni, occhi de lupo, lumaconi, pippe, cazzetti d’angelo, fischietti.
Ma l’immagine che ci appare subito in mente, pensando agli spaghetti è l’immortale inquadratura di Alberto Sordi in “Un americano a Roma” e la celeberrima battuta ” Tu me provochi? E io me te magno!”.
Oggi la Pasta ha acquisito un valore in più: è il ricostituente psicologico degli italiani affetti dalla depressione da Covid.
Durante i mesi scanditi dalla pandemia abbiamo aumentato il consumo di pasta, era ovvio, si poteva farne scorta e limitare le sofferenze delle nostre finanze, ma almeno ne hanno beneficiato i pastifici italiani che hanno visto salire il fatturato e che impiegano minimo 8.000 persone, quindi 8.000 famiglie più l’indotto.
Comunque il nostro prodotto va difeso da quello importato a basso costo e di bassa qualità, e bisogna lanciare anche una “offensiva gastronomica” per far comprendere all’estero che la carbonara non va fatta “alla francese” con la panna, o che le “Fettuccine Alfredo” non debbono essere stracotte, tipo colla, cosi come gli spaghetti innaffiati di tomatoes e polpette non identificabili, che le uova fritte non vanno sulla pasta, ecc…… E spiegare anche la furbizia che….se non sai cucinare la pasta…è meglio usare la pasta corta che richiede meno attenzione di cottura e sughi più semplici anche se ……….
Qualcuno ricorda Mina irresistibile davanti ad un pacco di spaghetti?
Buon appetito a tutti e sulle materie prime e la lavorazione della nostra pasta torneremo più volte….Siamo Italiani!! Tuteliamo la nostra Regina.
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