Prospero
La collaborazione tra Luca Lombardi e Roberto Fabbriciani è temporalmente lunga ed estremamente variegata. Ma il punto più alto si raggiunge con Prospero.
Roberto Fabbriciani
Prospero
Ancora il ricordo di un’altra esperienza “straordinaria” come flautista in scena, Prospero di Luca Lombardi.
La mia collaborazione con Luca Lombardi è avvenuta in un ampio arco di tempo.
La riflessione e il confronto con il suo linguaggio musicale e la sua poetica hanno allargato i miei orizzonti interpretativi. In questo senso tutto il corpus del repertorio flautistico di Lombardi, dalle opere giovanili come Tre piccoli pezzi del 1965, Bagatella del 1983, Schattenspiel, Flatus, fino a Echo de Syrinx del 2009, rappresentano per me uno stimolante percorso nell’universo del mio strumento, teso ad intensificare e ad approfondire il rapporto tra segno e suono, e ad esaltare con spirito innovativo le possibilità e le peculiarità del flauto.
Un momento particolarmente significativo del mio rapporto con Luca è Nel vento, con Ariel, composto nel 2004.
Questo brano sarà parte dell’opera, in 2 atti e 13 scene, Prospero, tratta da “La Tempesta”di William Shakespeare. La prima rappresentazione di Prospero avvenne il 15 aprile 2006 presso lo Staatstheater di Norimberga.
Nell’opera il flautista, con il flauto, rappresenta l’alter ego strumentale dello spirito magico ed aereo di Ariel. Da qui un’ampia e varia gamma di soffi, di transizioni suono-aria, di aria intonata, tutto un mondo sonoro affascinante e misterioso che rimanda a dimensioni vitali ancestrali.
Interpretavo sulla scena il mio personaggio, Ariel appunto, utilizzando alternamente i quattro flauti (ottavino, flauto grande, flauto contralto e flauto basso) con una dichiarata propensione a realizzare “magìe” e ad esaudire i desideri di Prospero. Nell’opera tutto è rigorosamente scritto. Per potermi muovere sulla scena, dando vita ad Ariel e seguendo le indicazioni di regia, ho imparato a memoria la corposa e complessa partitura del flauto. All’iniziale difficoltà di mandare a memoria la parte, si è aggiunta la difficoltà di mantenerla in memoria per il lungo periodo in cui si sono protratte le recite, da aprile a giugno.
Il costume di Ariel non prevedeva calzature ma soltanto un paio di strane calze che separavano l’alluce. Indossandole fu tutt’altro che agevole muovermi in palcoscenico e in particolare sulla pedana che oscillava per rappresentare il mare in tempesta. Era esaltata la sensazione di instabilità che certo non mi confortava nella interpretazione.
Anche il trucco, costituito da un pesante strato di fondo tinta bianco e occhi bistrati di nero, molto efficace sulla scena e ben abbinato al mio frac di velluto bianco, non era immediatamente confortevole per suonare e mi è stato necessario un tempo di adattamento.
L’accuratezza di Lombardi, il suo attento lavoro e la stretta collaborazione con il librettista Friedrich Christian Delius, con la regista Andrea Raabe e con il drammaturgo hanno fatto sì che l’opera fosse equilibrata in tutte le sue parti e rispondente ai canoni tradizionali del teatro musicale. Ciò è stato motivo di una più agevole messa in scena per gli interpreti oltre che del favore del pubblico. “…<<Dunque l’opera italiana vive ancora!>> Era la compiaciuta constatazione che circolava tra il pubblico della prima di Prospero, opera di Luca Lombardi messa in scena allo Staatstheater di Norimberga. Entusiasmo e applausi a scena aperta suscitati da una musica che enfatizzava la dimensione favolistica della Tempesta di Shakespeare, e ne sottolineava in maniera esplicita, senza astrazioni e intellettualismi, i grandi sentimenti che la pervadono, dall’amore alla brama di potere. Come un’opera di Verdi. La scrittura musicale, duttilissima e molto teatrale …”. (Gianluigi Mattietti).
Luca Lombardi così racconta di Prospero, di Ariel e della sua magìa:
Nel segno del soffio
“…Il diario del 23.11.03 mi dice: „Ieri forse si è sbloccata la situazione, speriamo! La „tempesta“ vera e propria verrebbe affidata a un flauto solo (sulla scena) con interventi dell’orchestra (soffi, ma non solo) e della percussione.“ E il flauto solo non poteva, ovviamente, essere altri che quello del grande Roberto Fabbriciani. Il diario mi ricorda che un anno dopo, tra il 24 e il 26 luglio 2004, scrivo Nel vento, con Ariel, che utilizza materiale già presente nell’opera o che confluirà in essa.”
“…Ariel, artefice delle magìe di Prospero, è all’origine della magìa suprema, la musica, di cui è pervasa l’isola. E la musica rappresenta il luogo altro e alternativo, forse il non luogo o luogo utopico, rispetto alle contraddizioni e alle brutture del mondo reale, nel quale, peraltro, uomini tra gli uomini, non possiamo non essere immersi. Ed è forse proprio grazie alla musica che Prospero decide definitivamente di perdonare chi lo ha ingannato e scacciato (compreso il suo stesso fratello Antonio), e di acconsentire alle nozze tra sua figlia Miranda e Ferdinando, figlio del suo altro nemico, Alfonso, re di Napoli. In questo senso, il soffio del flauto non dà origine solo alla tempesta, ma a tutta la vicenda, e, più in generale – come soffio vitale – alla vita stessa.”
“…L’opera comincia, per cosí dire in sordina, con un lungo a solo di violoncello – Prospero medita su quello che è stato e su quello che forse potrà essere. Entra Ariel, cioè Roberto, cioè „Robertariel“, e promette di scatenare la tempesta cosí come gli ha chiesto Prospero. La vicenda può cominciare e dal soffio di Ariel si sprigiona ogni pandemonio, sia esterno che interno. Alla fine, dopo l’epilogo in cui Prospero tira le somme della sua vita e ne delinea l’ultima parte, Ariel, liberato precedentemente da Prospero, è già altrove – ma aleggia ancora nel soffio del vento, che continuerà a soffiare anche quando l’isola sarà stata lasciata dal suo usurpatore usurpato (Prospero, scalzato dal suo potere, ha infatti a sua volta spodestato Calibano, padrone dell’isola) e dagli usurpatori pentiti e perdonati – il vento soffierà ancora quando “i palazzi sontuosi, i templi solenni, questo stesso vasto globo” si saranno dissolti, come dice Prospero un paio di scene prima, rivolto a Miranda e Ferdinando. Così Prospero, grazie anche al mio incontro con Roberto Fabbriciani, nasce e muore nel segno del soffio.” (Marino, 28 aprile 2007, Luca Lombardi).
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