Putin allo stadio di Mosca giura che prevarrà in Ucraina, ma la TV s’interrompe
Secondo il portavoce del Cremlino un problema tecnico ad un server, ma molti pensano sia opera di Anonymous o simili
Gianvito Pugliese
Confesso che, quando ho letto per le prime volte Colleghi che descrivevano Putin come un uomo che vive centinaia d’anni indietro, facevo fatica a crederlo. Era il leder della II o III potenza mondiale, a seconda che si adotti come metro di misura, l’armamento o l’economia, com’era possibile? Poi ho dovuto dar loro ragione. I suoi progetti attuali sono la follia non solo di un megalomane scatenato, ma di qualcuno che sogna di tornare indietro e ricreare neanche l’Urss, ma la Russia degli zar. Oddio, anche la storia e la geografia della Russia dell’epoca vengono modificate ad uso e consumo del suo folle desiderio o sogno, come lo si voglia chiamare, ed i confini si ampliano ulteriormente.
Vedere il suo bagno di folla, guarda caso non in una piazza libera ma nel circoscritto stadio di Mosca, dove tutti i presenti sono stati accuratamente selezionati tra i beoti innamorati del loro Putin, mi ha riportato ad immagini di quasi un secolo fa quando Hitler o Mussolini o Stalin arringavano le folle dei rispettivi Paesi aizzandole alla conquista del mondo.
Putin farà la fine di tutti i dittatori della storia, sarà cancellato dalla sua stessa follia incontrollata, ma la storia c’insegna, a noi, non a lui che ne fa un film di fantascienza, che farli arrivare al potere è questione d’un attimo, liberarsene alquanto più complesso e foriero di bagni di sangue non indifferenti. L’unico che non si versa, se non alla fine del percorso. è quello del dittatore.
Andiamo allo stadio. Vladimir Putin attacca giustificando l’invasione dell’Ucraina. Lo stadio oggi è gremito e la folla osannante. I primi piani della tv russa, unica ammessa a riprendere, mostrano giovanette estasiate, ma improvvisamente la copertura del suo discorso alla televisione di stato viene inaspettatamente interrotta. Il Cremlino sosterrà essersi trattato di un problema tecnico con un server. In occidente e forse anche nella Russia fuori dello stadio, la spiegazione non ha convinto.
Stava arringando la folla da su un palco al centro dello stadio Luzhniki di Mosca e promettendo a decine di migliaia di persone, che sventolavano bandiere russe e cantavano “Russia, Russia, Russia”, che tutti gli obiettivi del Cremlino sarebbero stati raggiunti. E proprio al momento clou la trasmissione s’interrompe.
“Sappiamo cosa dobbiamo fare, come farlo e a quale costo. E realizzeremo assolutamente tutti i nostri piani”, ha detto il 69enne leader russo dal un palco addobbato scenograficamente con slogan come “Per un mondo senza Nazismo” e “Per il nostro presidente”.
Anche gli slogan erano stati opportunamente orchestrati e incorporavano il simbolo “Z” che le forze russe usano per distinguersi in Ucraina. “Za Putina” – “per Putin” il più comune.
Indossando un dolcevita e un cappotto, Putin raggiunge ì’apice della demagogia ottocentesca quando parla di soldati russi che, combattendo per l'”operazione militare speciale” in Ucraina, dimostrano l’unità della Russia.
“Spalla a spalla, si aiutano a vicenda, si sostengono a vicenda e quando necessario si schermano a vicenda dai proiettili con i loro corpi come fratelli. Tale unità non abbiamo avuto per molto tempo“. Lo stadio formato da putiniani sfegatati, risponde come previsto, con applausi osannanti. La Russia dove la propaganda di regime ha appiattito cervelli e coscienze. permette di applaudire finanche chi sta volgarmente speculando sui giovani militari russi, molti dei quali morti, senza che i genitori ancora lo sappiano.
La televisione di stato ha interrotto -brevemente- il suo discorso a metà frase e ha mandato in onda filmati preregistrati di canzoni patriottiche, poi il collegamento è stato ripristinato.
L’agenzia di stampa RIA riferisce che il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato essersi trattato di un guasto tecnico su un server.
Ma ai tecnici occidentali non sembra possibile che un problema al server possa portare ad un’interruzione così brusca e insolita.
Vladimir Putin ha pronunciato il suo discorso allo stadio durante un concerto per celebrare l’ottavo anniversario dell’annessione russa della Crimea.
La propaganda di regime è alle stelle, e la censura mai così violenta, fino a 15 anni di reclusione a chi scrive cose diverse dalle veline del Cremlino: Putin afferma che l’operazione in Ucraina era stata resa indispensabile dagli Stati Uniti che stavano usando il Paese per minacciare la Russia, ma anche perché la Russia doveva difendere dal “genocidio” da parte degli ucraini i russofoni del Donbass.
L’Ucraina nega e chiarisce che i criminali di guerra non sono mai stati loro, ma Putin e le sue truppe d’invasione. E le stragi di donne, bambini e civili morti lo provano oltre ogni dubbio.
Prima che Putin prendesse la parola, l’inno nazionale russo, “La Russia è il nostro stato sacro”, è stato intonato sulle tribune dello stadio. Dopo la band russa preferita di Putin, i Lyube, hanno cantato canzoni patriottiche sulla guerra, il sacrificio e l’onore di coloro che combattono per la Russia. Sembra rileggere le pagine degli eroi di guerra descritti da Edmondo De Amicis.
Dopo una poesia di Fëdor Tyutchev, spiega ai russi che l’Illuminismo degli europei li avrebbe sempre considerati schiavi.
Interviene ad hoc il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, secondo il quale la Russia ha perso ogni speranza di fare affidamento sull’Occidente e Mosca non accetterà mai un ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti, che si comporta come uno sceriffo, che sfida i banditi in un saloon. Discorsi davvero terra terra per un pubblico altrettanto terra terra. E non lo dico per via dell’illuminismo, col caro bollette chi se lo può permettere.
Putin, parla allo stadio mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è a colloquio telefonico con il presidente cinese Xi Jinping sulla crisi ucraina, e cita il comandante navale russo del 18° secolo, Fyodor Ushakov: “Una volta ha detto che questi temporali porteranno gloria alla Russia“, e Putin aggiunge e si tace: “Così era allora, così è ora e sarà sempre così“.
Abbiamo assistito al comizio di un bugiardo seriale che, forse per le conseguenze nefaste del Covid-19, che attacca la materia grigia, proiettato non nel futuro, come dovrebbe essere un leader, ma nel lontano passato, manifesta evidenti segni di squilibrio mentale e, purtroppo, è l’uomo che dispone della valigetta dei codici dell’armamento atomico russo.
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