Racconto di Adriana Ostuni

La lettura di una pagina “accende in Adriana la lampadina” dell’estro e nasce una pagina che non leggere sarebbe un delitto. E so bene che i nostri lettori non se ne macchieranno. In copertina Kerson.

Gianvito Pugliese

Il suono stridulo dell’allarme aereo impregna l’aria di terrore.
Le bombe, come enormi biglie impazzite, cadono sui palazzi, sugli ospedali, sulle scuole, sui teatri, sulle case. Una pioggia di missili diretti verso le aree urbane precipita al suolo, creando voragini infernali nella terra che brucia. Il cigolio scoppiettante, graffiante dei carri armati, draghi verdi sulle strade, preannuncia il sopraggiungere di proiettili sulla folla in fuga… La macchina della morte avanza inesorabile, inarrestabile, incurante delle invocazioni di un anziano, delle lacrime di un bambino, del lamento di una donna. La dignità e l’umanità vanno in frantumi, tra schegge e fumo e strazio. Eppure, in questo inverno difficile da decifrare, dove tra le macerie non c’è spazio per celebrare il Natale, il cielo è limpido, cosparso d’azzurro, punteggiato qua e là da nuvole chiare. E le chiome degli alberi sul ciglio dei marciapiedi ondeggiano al vento. Anche una frangia di fiori, spuntata chissà come da una crepa sull’asfalto, cerca invano di raccontare la speranza…

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