Ricordo di Isang Yun
In ricordo del grande compositore Isang Yun. La storia del grande compositore coreano., non disgiunta dai ricordi di un’amicizia e frequentazione personale con l’Autore.
Roberto Fabbriciani
Isang Yun, compositore coreano naturalizzato tedesco, è nato a Sancheong, nell’attuale Corea del Sud, nel 1917. Ha iniziato a comporre musica all’età di 14 anni. Ha studiato all’Osaka College of Music e dal 1938 composizione con Tomojiro Ikenouchi a Tokyo. Dopo che il Giappone è entrato nella seconda guerra mondiale, è tornato in Corea e ha partecipato al movimento di indipendenza coreano. Fu catturato e imprigionato dai giapponesi nel 1943. Dopo la guerra, ha svolto attività di assistenza sociale, istituendo un orfanotrofio per orfani di guerra e insegnando musica a Tongyeong e Busan. Ha inoltre studiato al Conservatorio di Parigi (1956-197) con Tony Aubin e Pierre Revel, e alla Musikhochschule di Berlino con Boris Blacher, Josef Rufer e Reinhard Schwarz-Schilling. Nel 1958 frequentò i Corsi estivi internazionali di musica contemporanea a Darmstadt e iniziò la sua carriera in Europa. La prima del suo oratorio Om mani padme hum ad Hannover (1965) e Réak a Donaueschingen (1966) gli hanno conferito fama internazionale. Dall’ottobre 1959 Isang Yun viveva a Krefeld, Friburgo in Brisgovia e Colonia. Con una borsa di studio della Ford Foundation, lui e la sua famiglia si stabilirono a Berlino Ovest nel 1964.
A causa di presunti atti di spionaggio, Isang Yun fu rapito dai servizi segreti sudcoreani portandolo a Seoul da Berlino Ovest il 17 giugno 1967. In prigione è stato torturato e ha tentato il suicidio. Costretto a confessare di aver fatto spionaggio, fu minacciato di condanna a morte e, in primo grado, fu condannato all’ergastolo. Una petizione mondiale guidata da Guenter Freudenberg e Francis Travis è stata presentata al governo sudcoreano, firmata da circa 200 artisti, tra cui Igor Stravinsky, Herbert von Karajan, Luigi Dallapiccola, Hans Werner Henze, Heinz Holliger, Mauricio Kagel, Otto Klemperer, György Ligeti, Karlheinz Stockhausen e Bernd Alois Zimmermann. Isang Yun è stato rilasciato il 23 febbraio 1969 ritornando a Berlino Ovest dove morì il 3 November 1995.
Alla fine degli anni ’70 ho visitato alcune volte il grande compositore Isang Yun nella sua casa di Berlino. Persona straordinaria, ero affascinato dal suo vivere e pensare la musica. La sua estetica compositiva raffinatissima mi emozionava.
Ho interpretato più volte la sue composizioni in vari Festival. Ricordo Image a Lockenhaus, gli Studi, Garak e Sori a Berlino.
Il titolo del brano Sori richiama una parola legata a due diverse pratiche della musica vocale buddista: il Kotch’aebi–sori ed il Anch’aebi–sori, che rappresentano il canto esteriore ed il canto interiore. Meraviglioso brano della durata di 12 minuti fu eseguito in prima assoluta il 7 novembre 1988 alla Carnegie Hall di New York. Il Concerto per flauto e orchestra fu eseguito in prima italiana al 46º Festival di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia al Teatro La Fenice nel 1996. Questa esecuzione fu ripresa dal regista Gianni Di Capua ed inserita nei Corti d’Autore – pensare la musica – Quattro ritratti alla Biennale di Venezia.
Nel mese di agosto 1988 invitai il maestro Isang Yun al Festival della Città di Chiusi per un workshop dedicato alla sua musica. Il maestro venne a Chiusi accompagnato dalla moglie Sooja Lee, la figlia Djong, soprano e dalla nipote Li-Na Chen, violinista.
Per l’occasione concordai con lui un programma portrait a lui dedicato. Il concerto, a cui parteciparono anche alcuni allievi flautisti del corso di perfezionamento (Gabriele Betti, Luisa Curinga, Cecilia Iodice, Silvano Casadei) e la straordinaria violinista Li-Na Chen, comprendeva sei suoi lavori, registrati dalla RAI e presentati da Luisella Botteon.
…“Mentre il famoso brano per oboe Piri (1971) è organizzato dodecafonicamente o in gruppi di dodici note, nel suo brano più recente Monologen, per strumenti melodici, Yun rinuncia al metodo dodecafonico. Altra caratteristica (che Yun aveva comunque sviluppato già nel 1963 in “Gasa” per violino e pianoforte e Garak per flauto e pianoforte, come un ricordo della musica di corte della Corea e della Cina) è rimasta tale: il “tono”, il suono fluido, sembra esteso ad un “tratto di pennello” o ad un ambito di suoni composto di seconde, terze e seste.
Cromaticamente, ad esempio, la tensione da Do a Do diesis serve da una parte come sviluppo ad incremento di alcuni segmenti della forma e dall’altra parte funzionano (Do e Do diesis) intervallisticamente, cioè di un’ottava aumentata che crea differenziazione all’idea di note identiche.
Anche per Yun gli intervalli usati motivicamente fanno parte della costruzione di un brano e ricavano la loro espressione dalla vicinanza o dalla lontananza ad una nota principale o centrale.
Invenzioni, per due flauti (in origine per due oboi) è del 1983. Questo brano fa focus su alcuni problemi di tecnica. I titoli dei tempi sono “trilli”, “glissandi”, “acciaccature”, “armonia”. Questi termini ci forniscono informazioni sullo sviluppo compositivo di Isang Yun che, dagli anni ’80, non esula dalla consonanza. Quando indica la seconda nota di una consonanza come “ombra” alla prima, rende chiara la sua preferenza per le “note principali” ed ancor più chiara l’influenza della musica di corte in Corea e Cina che è lineare e composta da una sola voce. Yun abbandona la ”emancipazione della dissonanza” e mira, invece, alla ”emancipazione del Melos”.
Salomo per flauto in sol (1978) è un estratto ampliato dalla cantata L’uomo saggio (1977) tratto da un testo del predicatore Salomo e da alcuni versi di Lao Tse. Anche qui Yun espone la sua tipica drammaturgia di forma spirale. Le terze minori dell’inizio, sono elementi della struttura (Sol diesis/ Si) ed appaiono allargate a Mi bemolle alla fine della prima parte. Nelle due parti centrali ritroviamo questo intervallo allargato a Mi e finalmente a Fa. La coda vivace conduce a La: tale nota per Yun è simbolo della saggezza che, secondo il testo della cantata, “è meglio delle armi da guerra”. Il Sol diesis finale mira a La, suo semitono superiore. Per Yun le altezze non sono solo elementi astratti ma anche simbolici.
Li-Na im garten (1984/85) per violino solo, è un ciclo composto da cinque parti ed ognuna è caratterizzata da un animale. Yun lo scrisse per sua nipote Li-Na Chen. I tempi vanno intesi come progressivi, sia sotto l’aspetto della tecnica strumentale che di quella compositiva: “il gatto affamato”, “il coniglio”, “il piccolo scoiattolo”, “il boxer dei vicini di casa”, “il piccolo uccello”. Attrito tra Do e Do diesis è caratteristica del primo pezzo che è il tempo più semplice. Di un linguaggio più attuale sono i tempi che seguono.
Negli Studi per flauto solo (1974) Yun ha allargato le possibilità espressive dello strumento per mezzo di nuove ed insolite tecniche. Oltre ai quarti di tono, doppi tremoli e multifonici ci sono una vasta gamma di istruzioni: “quasi pizzicato contemporaneamente con un colpo di chiave”, “ con molta aria, ma facilmente riconoscibile l’altezza del suono”. Pur potendoli eseguire separatamente, i cinque studi fanno parte di un ciclo costituito da elementi simmetrici, ad esempio il piano della struttura e le indicazioni di tempo. Flauto in do per il primo e l’ultimo tempo, flauto in sol per il secondo tempo, l’ottavino per il terzo, flauto basso per il quarto.
Pezzo fantasioso per due strumenti melodici con basso ad libitum (1988) è scritto per il Festival della Città di Chiusi. Il contenuto è fantasioso: due farfalle sognano, fantasticano, ballano e dialogando si completano. Nonostante principi unificati, le immagini cambiano continuamente attraverso nuove figure ed ispirazioni. Le voci sono piuttosto parallele, a volte si imitano e giocano fra loro; raramente sono contrappuntate. Per quanto riguarda l’armonia, Pezzo fantasioso nasce da una meditazione sulla terza. La sua peculiarità è la scorrevolezza che produce sempre nuove costellazioni. Qualcosa di misterioso costituisce la magia del lavoro di Yun e ne illumina la disposizione generale: “lavorando nello spazio” Yun elude il profitto dell’altezza. Le tre parti procedono da una terza minore ad una terza maggiore.
Un’interpretazione di questa analisi – con una tessitura da Do a Fa diesis di quattro note diatoniche o sette note cromatiche a cui Yun si limita negli inizi e nei finali – mostrerebbe un tessuto ricco di relazioni d’identità e diversità, relazioni così numerose che ad un matematico sembreranno incalcolabili. Pezzo fantasioso dura circa 9 minuti ed è concepito per un duetto di flauti, violini, oboi e clarinetti nonché flauto e violino per un totale di 10 possibilità.
Il Quartetto per flauti (1986) è concepito come un segno premonitore per il nostro futuro. La cellula germinale è una terza minore (Do/Mi bemolle) che appare nella prima battuta. Le quattro parti della composizione sono diverse nel senso della strumentazione, timbri, movimento e misure. La prima parte nel colore scuro (due flauti bassi e due flauti in sol) seguita da una parte di carattere leggero (flauti in do). L’acuta e veloce terza parte (due ottavini e due flauti in do) simboleggia i momenti più traumatici della distruzione. Le condizioni dopo la catastrofe, sono il soggetto della quarta parte (flauto in do, in sol, flauto basso e ottavino). Nella parte del flauto in do e dell’ottavino appare un insieme di suoni tremolanti nell’ambito di una terza minore. “Rassegnato”, il flauto basso inizia con Do diesis/Mi e continua recitando sul Mi. Il flauto in sol prende quest’ idea dalla quale sviluppa la parte centrale dell’ultima fase del brano. Dalla ”lontananza” nasce un motivo girevole di quinte, i rudimenti del quale sono ricordati nel finale”. Le seguenti note ai brani sono estratte da una intervista di Luisella Botteon a Isang Yun.
… “La musica è l’espressione di una verità interiore, e questa verità interiore è naturalmente uno specchio degli eventi di oggi. È sempre stato così. In passato, i paesaggi o l’amore sono stati il tema delle opere d’arte. Oggi i problemi sono diventati molto diversi e molto più gravi. Un esempio è l’incertezza del futuro dell’umanità, le ansie sulla condizione umana, sulla distruzione della pace e i pericoli della guerra. Tutto ciò non è certo il tema della musica, ma le espressioni musicali che uso naturalmente ne rispecchiano automaticamente le influenze. […] Penso che oggi il nostro mondo abbia bisogno di musica che ci porti più vicini. Per essere in grado di articolare questi problemi in arte, abbiamo bisogno di una grande comprensione musicale”…. (Isang Yun)
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