“Sant’Antuon maschere e suon”, a Sant’Antonio maschere e suoni.
Questo detto è riferito a Sant’Antonio abate che si celebra il 17 gennaio, giorno in alcuni paesi si festeggia l’attesa del Carnevale.
Rocco Michele Renna
Ricordo mia madre che diceva sempre in dialetto lucano: “Sant’Antuon maschere e suon” così ho fatto ricerche per capire il detto locale in merito alla giornata di Sant’Antonio il 17 Gennaio; a volte, nei detti e proverbi antichi dei nostri genitori e nonni, si nascondono delle vere, bellissime e affascinanti storie del passato e in effetti anche questo detto dialettale del luogo nasconde una storia.
Il 17 gennaio ricorre la festa di Sant’Antonio Abate, Patrono degli animali domestici, come riporta la tradizione. Sant’Antonio abate, uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa, nato a Coma in Egitto intorno al 250 d.c.. A vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni, morì un 17 gennaio in Egitto, dove era nato e vissuto. Era l’anno 356 d.c. e lui aveva centosei anni.
L’eremita del fuoco lo lega al culto con il racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all’Inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori e strapparle dal fuoco dell’Inferno. In vita abbandonò e distribuì i beni di famiglia per dedicarsi alla contemplazione tra le sabbie deserto e vivere una vita all’insegna della preghiera, povertà e castità.
Ancora oggi il 17 gennaio, nella tradizione contadina, si usa accendere in alcuni luoghi, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di sant’Antonio”, che hanno una funzione purificatrice e fecondatrice della terra, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla prossima primavera.
Ma il fuoco di Sant’Antonio viene evocato anche in riferimento alla protezione dall’herpes zoster, morbo chiamato in dialetto “fuoco di Sant’Antonio”, virus delle terminazioni nervose intercostali o della coscia.
Il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.
In occidente, fu invocato come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e soprattutto protettore degli animali domestici: pecore, capre, galline, cavalli, mucche e maiali che figurano nell’iconografia di Sant’Antonio Abate. Il loro grasso veniva usato per curare il “fuoco di s. Antonio”. Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.
In passato ogni stalla o ricovero di animali aveva un santino con l’immagine del santo a protezione del luogo. Alcune leggende narrano che nella notte di Sant’Antonio gli animali parlassero nelle stalle, raccontando i difetti e vizi dei propri padroni, lamentandosi delle violenze e dei maltrattamenti subiti durante l’anno.
Uso comune in molti comuni lucani era di benedire gli animali all’alba del 17 gennaio davanti alle chiese. Oggi, si danno inizio ai festeggiamenti che preludono al carnevale, infatti si dice: “Sant’Antuon maschere e suon”. In realtà il Carnevale è ristretto ad una settimana che, partendo dal giovedì grasso, 16 febbraio, termina il martedì grasso, 21 febbraio, e per sapere quando ricorre Carnevale bisogna partire dalla data della domenica di Pasqua, che cade sempre la domenica dopo il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
Molti i centri della Basilicata e soprattutto della provincia di Matera che all’alba del 17 gennaio si svegliano con i riti del carnevale. Tricarico, alle prime luci del giorno, è ravvivata dal suono dei campanacci agitati, dal rumoreggiare dei figuranti vestisti con maschere di mucche e i tori che, dopo essersi radunate nel centro storico, si dirigono verso la chiesa di Sant’Antonio abate.
Qui il parroco celebra la messa, aperta anche agli animali, e al termine impartisce la benedizione agli animali. Dopo aver compiuto i rituali tre giri attorno alla chiesa, comportandosi come una mandria, nei modi e nel frastuono, i figuranti si dirigono verso il centro a simboleggiare la transumanza.
Oggi a Roma, o meglio nella Città del Vaticano, nella tradizione annuale è avvenuta la benedizione degli animali domestici in Piazza San Pietro, con il volo di una colomba dalle mani del Vicario del Santo Padre.
Si potrebbe dire che oggi oltre al carnevale è l’inizio pagano del nuovo anno, infatti è tradizione che si uccida il maiale, animale che veniva allevato in ogni casa con gli avanzi e doveva fornire le proteine della carne per tutta la famiglia. Infatti del maiale non si butta niente, quindi si festeggia la prosperità ed il rinnovato approvvigionamento in casa di proteine animali.
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