Silenzio e ascolto
La filosofia del silenzio e della musica
Roberto Fabbriciani
Silenzio e ascolto è un programma musicale realizzato con Massimo Cacciari. Molte città, tra le quali Matera (Festival Naturarte), Trieste, Monfalcone, Firenze, Bari, Sansepolcro (Festival dei Cammini di Francesco, Eremo di Montecasale) … , hanno ospitato il nostro concerto. Iniziava Massimo Cacciari con la sua prolusione alla parte musicale trattando l’importanza del silenzio. Il silenzio esalta qualsiasi tipo di ascolto, il silenzio è alla base della comunicazione dialogica e di qualsiasi linguaggio: verbale, musicale, dei gesti e degli sguardi.
Il silenzio storicamente fa parte della musica e ne esalta il suono.
Ma anche il silenzio non esiste, come dice John Cage, il silenzio è altro suono: …“Dunque, non esiste una cosa chiamata silenzio. Accade sempre qualcosa che produce suono”.
Seguiva la mia esecuzione di brani di Antonio Vivaldi, Bruno Maderna (Musica su due dimensioni) e Luigi Nono (Das atmende Klarsein, fragment).
Il suono vive nello spazio, si muove, si modifica. Lo spazio modifica e plasma il suono, basti pensare al riverbero o all’eco. La percezione dello stesso suono cambia in differenti ambienti.
Grazie a Luigi Nono avevo conosciuto Massimo Cacciari che all’epoca curava i testi delle composizioni di Gigi. Insieme abbiamo collaborato e condiviso un percorso “sonoro” di ricerca. Così scrive Massimo Cacciari a proposito del nostro incontro:
“Ho conosciuto Roberto Fabbriciani alla prima del Das atmende Klarsein di Luigi Nono, nel 1981. Chiarezza che respira, respiranti trasparenze. Il flauto doveva dire quella sottile, impercettibile, troppo preziosa per farsi “cosa”, striscia di umana terra, tra corrente e pietra, che per Rilke è unica immagine del nostro essere liberi. Fu per me un’emozione straordinaria. Da allora, quando rileggo quelle parole, riascolto in realtà il flauto di Fabbriciani: la forza di quel suo affannato respiro, di quel creaturale battito, che viene ogni istante di nuovo all’esistenza, mai assicurato, mai “addomesticato”. Ogni nota è carica del rischio, dell’avventura di un inizio. Ogni anche debole mutamento segna un’origine. Si capisce perfettamente come l’arte di Fabbriciani si intrecci alla ricerca e ai problemi attuali di un compositore come Nono. Vorrei dire che a me pare che Fabbriciani suoni come Nono pensa. E vi è la stessa attenzione, la stessa attesa, la stessa insoddisfazione per il già raggiunto. Fabbriciani reinventa continuamente il suo strumento: nelle sue mani esso diviene un intero universo di possibili. Ma l’esperimento non è mai sperimentalismo. Nulla più estraneo a questo grande musicista di retoriche avanguardistiche. Egli ci insegna il rigore dell’esperimento, come l’esperimento stesso debba essere definito, analizzato, studiato. Per dirla con il nostro Prometeo (di Nono, anzitutto, ma un po’, credo, anche di Fabbriciani, … ), non la trasgressione conta, ma la sua forma, attraverso la quale soltanto essa risulta comprensibile e comunicabile. Per capire appieno la forza sperimentale dell’arte di Fabbriciani si ascoltino proprio le sue esecuzioni “classiche”: il suo Vivaldi, ad esempio, così (finalmente!) lontano da ogni cadenza sentimental-lagunare, severamente costruito come una pagina di Bach. Un Vivaldi che sarebbe piaciuto a Nietsche! Solo la più perfetta ed intima conoscenza della tradizione permette simili innovazioni. E solo l’amore per la tradizione permette quel suono, che sembra arrischiarsi su nulla, del Das atmende Klarsein.”
…“quel Das atmende Klarsein”, bisogno e necessità suscitatimi per fantasticare la realtà possibile del cacciariano Prometeo” (Luigi Nono).
Ricordando Luigi Nono e Massimo Cacciari e quanto vissuto insieme, auspico che questa pandemia ci faccia ancora riflettere e che ci sia maggiore attenzione al significato della musica nella società e spero che saranno date maggiori possibilità e occasioni di espressione ai giovani talenti.
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