S’infittisce il mistero sulla morte di Liliana Resinovich isso, essa e o malamente.

L’autopsia non ha rilevato traumi rilevanti. Gli esami tossicologici in corso si spera diano indicazioni.

Gianvito Pugliese

E’ il quarto articolo dedicato da noi al delitto di Trieste, l’ultimo dopo il ritrovamento del corpo, per l’autopsia. All’inizio era solo una sparizione con strani testimoni, una vicenda col classico trio (isso, essa e o malamente), ma la vicenda si è sempre più ingarbugliata.

Ora la tanto attesa autopsia, almeno al momento, sembra non fornire alcuna indicazione utile alle indagini.

L’autopsia sul corpo di Liliana Resinovich non ha svelato le cause della morte della donna, ma almeno si è accertato che quel corpo privo di vita appartiene a Liliana Resinovich. Esclusa, dunque, l’attendibilità di più di un testimone che l’avrebbe vista entrare ed uscire da casa sua, pochi giorni prima del ritrovamento del corpo, in avanzato stato di decomposizione, che induce a pensare che la morte risalga allo stesso giorno della scomparsa o pochissimo tempo dopo.

La Procura di Trieste mantiene la promessa di comunicare gli esiti anche parziali dell’autopsia -promissio boni viri est obbligatio- e dichiara: “Nella mattinata odierna è avvenuto il riconoscimento del corpo della donna per quello appartenuto in vita a Liliana Resinovich: è stato operato con esito positivo prima dal fratello e dalla cugina di lei, e successivamente dal marito. Nel pomeriggio è stata eseguita l’autopsia da parte del consulente di questa Procura Fulvio Costantinides, alla costante e collaborativa presenza del prof. Moreschi, nominato consulente di parte dal fratello della donna. Secondo il medico-legale, non sono stati rilevati traumi da mano altrui atti a giustificare il decesso. Infatti il referto autoptico attribuisce la causa della morte a ‘scompenso cardiaco acuto’ e precisa che altri accertamenti sono in corso”. 

È dunque evidente che per conoscere con attendibilità l’effettiva causa del decesso, è necessario attendere gli esiti degli esami tossicologici che sono stati appena disposti – i cui risultati non saranno disponibili, prevedibilmente, prima di trenta giorni – nonché gli esiti delle complessive investigazioni avviate da questo Ufficio e delegate alla Squadra Mobile di Trieste nonché alla Polizia Scientifica”.

Al momento, non v’è ragione per modificare la rubricazione del fascicolo processuale, aperto all’indomani della scomparsa di Liliana Resinovich a carico di ignoti per l’ipotesi di sequestro di persona ex art. 605 del codice penale: infatti allo stato non vi sono motivi per privilegiare l’ipotesi che il decesso sia avvenuto a causa di condotte altrui rispetto a quella del decesso avvenuto per mano propria”.

Chiedo venia alla Procura di Trieste se continuo a categorizzare questo caso come cronaca nera. Piccoli dettagli emersi non fanno propendere, ragionevolmente, per il suicidio volontario od involontario che sia. Testimoni erronei a parte, un suicida non infila il proprio corpo, privo di vita, in due buste per i rifiuti.

Per domani si attende la firma del magistrato titolare del procedimento, il sostituto procuratore Maddalena Chergia, sul nulla osta al seppellimento della salma. Occorre preliminarmente che l’ufficio del magistrato acquisisca il referto autoptico.

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