Terremoto in Turchia: aggiornamenti dell’8.2.2023
Aggiornamenti relativi al sisma verificatosi al confine tra Turchia e Siria ieri 6 febbraio.
La redazione
Ci colleghiamo all’articolo del 6 febbraio, che ha raccontato il sisma e le prime notizie che ci arrivavano. Al pezzo sono seguiti aggiornamenti a distanza di circa quattro ore l’uno dall’altro.
Proseguiamo oggi a pubblicare gli aggiornamenti.
Aggiornamento ore 6,00 (dati ricevuti alla ore 3,42) dell’8 febbraio:
“Sisma Turchia e Siria: il bilancio supera i 7.900 morti”
Il bilancio è salito ed ora conta almeno 7.926 morti, tra vittime in Turchia ed in Siria. Lo rende noto la CNN, che riporta fonti del “governo turco, media statali siriani e la ong di protezione civile siriana White Helmets (Caschi Bianchi)”. Nelle aree della Siria in mano ai ribelli si contano almeno 1.220 vittime, mentre in quelle controllate dal governo almeno 812. In Turchia il bilancio è salito ad almeno 5.894 morti
Il Presidente siriano Assad ha bloccato gli aiuti dall’estero e chiuso le frontiere, per timore che vengano aiutati anche i territori controllati dai ribelli, che sono, peraltro, quelli maggiormente colpiti dal sisma, come ampiamente dimostrato dal numero delle vittime finora accertate.
Dall’ Ue attraverso i Paesi aderenti si mobilitano ed inviano aiuti congrui: mobilitate, infatti, 27 squadre assicurate da 19 degli Stati aderenti all’Unione Europea.
Aggiornamento ore 18,00 dell’8 febbraio:
Sale a oltre 11.700 il bilancio delle vittime del terremoto in Turchia e Siria.
L’Omu comunica che: “l’accesso al valico di Bab al-Hawa, lungo il confine turco-siriano, continua a essere bloccato, impedendo ai camion di aiuti umanitari di raggiungere il nord-ovest della Siria, non controllato dal governo di Assad.” Ad affermarto è il coordinatore umanitario regionale delle Nazioni Unite, Muhannad Hadi, secondo il quale “molti camionisti stanno aspettando di passare attraverso il valico di frontiera“. Il governo siriano è accusato “di rallentare deliberatamente le consegne di aiuti nel nord-ovest, per ostacolare il sostegno alle aree controllate dai ribelli”.
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