Per l’assassinio di Giulia Cecchettin arrestato Filippo Turetta
Riflessioni sulla società attuale, dalla morte di Giulia alla crescita di individui senza empatia: un’analisi delle cause e delle conseguenze
Rocco Michele Renna
La morte di Giulia Cecchettin, rinvenuta brutalmente assassinata lungo la strada del lago di Barcis a Piancavallo, rappresenta un’ennesima vicenda di femminicidio che sconvolge la comunità civile. Il corpo di Giulia, con segni di numerose coltellate alla testa e al collo, mette in luce i rischi associati ai problemi di coppia che possono degenerare in tragedie insormontabili. Nel frattempo, il suo ex fidanzato Filippo Turetta, dopo una caccia durata 9 giorni è stato rintracciato. Nella mattinata odierna è stato intercettato dalla polizia tedesca. Terminati i rilievi di rito, si lavorerà per la sua estradizione in Italia.
La storia di Giulia e Filippo solleva anche domande più ampie sulla società contemporanea, evidenziando la crescita di individui privi di empatia e rispetto per gli altri. Il coinvolgimento di un giovane di soli 20 anni, Filippo, nel caso, spinge a interrogarsi sulle cause profonde di comportamenti così estremi. La mancanza di empatia potrebbe essere il risultato di una mancanza di insegnamenti sulla compassione e sulla comprensione del prossimo.
L’analisi si estende alla responsabilità educativa, sottolineando come comportamenti quotidiani e atteggiamenti possano influenzare la formazione di individui consapevoli e rispettosi. In una società che talvolta confonde l’amore con l’indulgenza, emerge la questione critica: che tipo di individui stiamo coltivando? Scusate l’uso di un termine da agricoltore, ma ci sembra l’unico totalmente appropriato.
Parallelamente a questa tragedia, emerge un confronto con la storia di Socrate, il celebre filosofo ateniese noto per la sua calma imperturbabile. La storia narra di un episodio in cui la moglie di Socrate, Santippe, nota per il suo carattere impetuoso e le urla incessanti, cercò disperatamente di scuotere l’impassibilità del marito. Nonostante i suoi sforzi, Socrate rimase impassibile, concentrato sulle sue faccende quotidiane.
La situazione raggiunse il culmine quando Santippe, incapace di smuovere Socrate con le sue grida, decise di adottare un approccio più diretto. Prese un vaso d’acqua e lo scagliò contro il marito, sperando che questo gesto avrebbe finalmente suscitato una reazione in lui.
Tuttavia, Socrate, anziché arrabbiarsi o reagire con indignazione, accettò la situazione con la sua consueta filosofia. “Beh… è ovvio, dopo i tuoni, viene la pioggia!“, fu la sua risposta calma e sagace di fronte all’atto impetuoso di sua moglie.
La narrazione di un episodio in cui Socrate affrontò con serenità le burrasche del suo matrimonio con Santippe offre uno spunto di riflessione. La sua risposta arguta e pacata di fronte all’impeto della moglie suggerisce che la saggezza può essere una guida preziosa anche nei momenti più tumultuosi della vita.
Se un giovane di 20 anni non manifesta empatia verso i suoi simili, è probabile che gli manchi un adeguato insegnamento in materia. Potrebbe anche essere il risultato di un’eccessiva indulgenza, in cui è stato abituato a ottenere tutto ciò che desidera senza imparare il valore del sacrificio e del rispetto per gli altri. Alimentare l’idea che l’amore eccessivo possa condurre a un viziato senso di diritto è un campanello d’allarme.
Quando si arriva al punto di insultare o aggredire fisicamente insegnanti che si prendono la responsabilità di correggere i comportamenti dei giovani, si dovrebbe considerare con serietà la possibile creazione di una generazione di individui privi di rispetto e controllo. Inoltre, il comportamento competitivo spinto all’estremo, come spintonare per essere il primo alla cassa di un supermercato, o l’abitudine di dire “sì” indiscriminatamente a tutto, contribuiscono a formare individui che privilegiano l’egoismo e la mancanza di rigore. Stiamo creando dei mostri?
Raccontare che il rispetto si impone con la forza e che l’astuzia supera la dignità sono insegnamenti dannosi che alimentano la crescita di persone che potrebbero diventare, in un modo o nell’altro, delle minacce per la società. In sintesi, le scelte educative influenzano direttamente il tipo di individui che la società sta coltivando, e è fondamentale considerare il lungo termine quando si tratta di formare cittadini consapevoli e responsabili.
Come individuo, provo una profonda vergogna di fronte a tragedie come queste. Tuttavia, la vergogna si amplifica nel mio ruolo di genitore quando rifletto su come potrei non essere stato in grado di guidare mio figlio verso una comprensione autentica della realtà, invece di indurlo a creare miti fasulli attraverso l’influenza distorta dei social media. La responsabilità di plasmare una coscienza consapevole e umana pesa sulle spalle di ogni genitore, e l’idea che il mio fallimento educativo potrebbe contribuire a far emergere un individuo malvagio è sconcertante. La riflessione su come la mia azione educativa potrebbe influenzare il carattere del mio figlio è un richiamo doloroso alla necessità di una guida genitoriale responsabile e orientata alla realtà.
In conclusione, la tragedia di Giulia Cecchettin richiama l’attenzione sulla necessità di esaminare criticamente le dinamiche sociali e educative. La vita va vissuta con empatia e rispetto, evitando di crescere e educare individui incapaci di gestire il dialogo e la comprensione reciproca. La speranza è che, attraverso una riflessione profonda, la società possa imparare dalle tragedie e aspirare a un ambiente in cui la violenza e l’indifferenza siano sostituite da una cultura di rispetto e comprensione reciproca.
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