Trovati resti: sembra Gioele
Erano a 200 metri dal luogo dove madre e figlio erano stati visti l’ultima volta da vivi. In foto di apertura il papà di Gioele con alcuni volontari.
GP
Non si capisce come resti di una creatura, a poche centinaia di metri dal luogo da cui partivano, o sarebbero dovute partire le ricerche, atteso che lì erano stati visti vivi madre e figlio l’ultima volta, siano potuti sfuggire ad una ricerca accurata.
Un segno di impegno relativo era già nel fatto che i cani molecolari, quelli capaci di ritrovare assolutamente tutto, purché la traccia sia fresca, sono stati fatti intervenire solo dopo tanti, troppi giorni. Probabilmente, non sarebbe cambiato nulla, l’autopsia ci dirà, molto probabilmente che quando son partite le ricerche il bimbo era già morto. Resta il fatto che complice l’agosto, e forse qualcos’altro che sfugge, le ricerche non sembra siano state accurate. E ciò è, comunque, intollerabile.
I familiari, fatti arrivare sul posto per il riconoscimento dei resti, avrebbero identificato la maglietta, ridotta a stracci che il piccolo Gioele indossava. Ora toccherà ad investigatori ed inquirenti -che parlano di certezza al 99% che si tratti di Gioele- scrivere pagine di verità giudiziaria sul fatto, che ha avuto un epilogo che per due volte non avremmo voluto scrivere: 1. per il ritrovamento di un corpicino dilaniato anzichè di un Gioele, magari malmesso, ma vivo; 2. per dubbi fondati, che ci spiace dover esternare, sulla qualità ed impegno nella ricerca.
Il pianto del padre in televisione e il suo appello ai volontari perchè collaborassero alle ricerche, legittima ulteriormente i dubbi sull’efficacia delle ricerche fin lì effettuate.
Non è una bella pagina. Ripeto avremmo volentieri fatto a meno di scriverla.
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