Tutti assolti nel processo a dirigenti Eni per tangenti in Nigeria

Il fatto non sussiste. Lo ha deciso il Tribunale di Milano.

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Brutta giornata per la Procura di Milano. L’indagine condotta dall’Aggiunto Fabio De Pasquale e dal pm Sergio Spadaro e le prove portate in giudizio a sostegno dell’accusa nel processo Eni-Nigeria, con 15 imputati tra dirigenti Eni e Shell accusati di corruzione internazionale relativamente ai diritti di esplorazione del giacimento Opl245, non ha retto, secondo il giudizio del Tribunale di Milano, presieduto da Marco Tremolada, che ha mandato tutti assolti gli imputati “perchè il fatto bon sussiste”.

Assolti dunque l’attuale a.d. di Eni, Claudio Descalzi, e l’ex numero 1, Paolo Scaroni e di conseguenza anche le due società imputate nel processo: Eni e Shell. La maxi-tangente da 1 miliardo e 92 milioni ai politici per l’ottenimento del blocco petrolifero, non c’è mai stata. Aldilà delle legittime dichiarazioni gioiose degli avvocati dei principali accusati, va osservato che si tratta di una sentenza abbastanza controversa, a giudicare dalle oltre sei ore di camera di consiglio per arrivare al verdetto. Evidentemente non c’è stata unanimità di giudizio, quantomeno iniziale, tra i componenti il collegio. Il tempo eccessivo necessario per promulgarla non ha significato diverso che una lunga discussione tra i componenti il collegio per raggiungere una decisione condivisa.

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