“U Sasanìdd” (il sasanello)

Il dolce originario di Gravina in Puglia, in dialetto locale: “U sasanìdde/le sasanéddere”, in copertina i sasanelli con sullo sfondo l’agriturismo Masseria Sant’Angelo

Rocco Michele Renna

Il sasanello è un dolce a base di farina, zucchero, vincotto di fichi, buccia di arancia grattugiata, cannella, chiodi di garofano, cacao occasionalmente. In taluni casi è possibile trovarlo coperto da un leggero strato di mandorle o con uvetta sultanina all’interno.

I sasanelli sono dolci caserecci dal colore molto scuro che tutte le famiglie di medio e basso ceto preparavano in occasione delle feste o per i matrimoni

L’impasto dei sasanelli è costituito da vincotto di fichi. In passato il vincotto veniva preparato dal mosto d’uva appena vendemmiata, di seguito messo a decantare. Al giorno seguente veniva presa la parte più limpida, messa dentro un pugno di cenere raccolta in un sacchettino di cotone a riposare per una notte. Al mattino il mosto veniva posto in una pentola e portato ad ebollizione, continuando a farlo bollire a fuoco lento sino a raggiungere una densità vigorosa.

La mutazione c’è stata con l’avvento del vincotto di fichi, che meglio si sposava con la ricetta tradizionale. Pertanto, pur lasciando il nome vincotto, l’ingrediente per il preparato del sasanello resta il vincotto di fichi. Il biscotto-dessert tipico della tradizione pugliese appare di forma tondeggiante di colore scuro a consistenza piuttosto soffice.

Cenni storici: ogni festa ha radicati nella società i suoi rituali dessert particolari. Dolce, ai nostri occhi rustico, ma tra i più raffinati e ricchi della cultura tradizionale, confonde le sue origini con quelli di altri elaborati dolci della pasticceria rituale.

Diverse regioni italiane, soprattutto al sud rivendicano la paternità in parallelo con il mustacciolo, biscotto simile, ma con diversi ingredienti e peculiarità.

La produzione di biscotti, quasi uguali, resta concentrata nei territori delle regioni: Puglia, Sardegna, Calabria, Sicilia, Lazio e Campania con specificità regionali.

Il sasanello viene prodotto esclusivamente entro i confini del territorio gravinese, che ne rivendica la paternità da generazioni.

Con il Decreto Ministeriale del 20 giugno scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 142 – Dodicesima revisione dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali – il “sasanello gravinese” è stato inserito nell’elenco dei prodotti tipici pugliesi.

A promuovere l’iniziativa è stata l’associazione culturale di Gravina Murgiamadre (food, culture, territory) che ha lo scopo di valorizzare le produzioni alimentari dell’Alta Murgia, nello specifico il ‘buono’ dei prodotti, il ‘giusto’ nella filiera di produzione e il ‘pulito’ per l’ambiente.

L’Alta Murgia – che permette la coltivazione di materie prime fondamentali per una sana alimentazione, e del know-how di produttori locali che le trasformano in prodotti tipici e spesso in vere e proprie eccellenze enogastronomiche – è il territorio dove nascono innumerevoli tipicità pugliesi, tra le quali il pallone di Gravina, la verdeca e la salsiccia tagliata a punta di coltello.

Ricetta in dialetto gravinese:
    Nu litr de merecùtt
    Nu quìind de crescènmd de farein (naturòil)
    Mènza bust de pàipajaroffl
    Mèenza bust de cannell
    Nu maràng e u fiour quand ng ne vòul

Se mètt jnd a nu quandarìdd de cràit u merecùtt, po’ se mètt la cannèll, u paipjaroffl e u marang grattòit, se fòisc squaggjhiè u crèscend e po’ se mètt la farin’ a picch a picch e s’arrutelòisc pe la mòin , quànn devènd camm la past du pòin s’abbogh pu nu cupirch e pe na cupert. Dòpp na decein de dì se vòit ci avvàbuttòit, se jòng la mòin all’uggh e se fascen tanda fecazzèd de dù desceter jàalt e nu pàlm larj, nu pàlm e miinz lòng. Se mètt nu picch de sèmel sàup a na tavelèdd e s’arrènghen saup le fecazzèd e se portn a fùrn, u furnoir sòip u rrèst.
fonte: wikiwand e “U CALARIDD”- Cucina Gravinese, Cultura, Tradizioni e Storia –

il Sasanello

Ingredienti.
    Un litro di vincotto,
    800 grammi di farina di grano
   200 grammi di farina doppio zero,
    100 grammi di cacao amaro,
    200 grammi di lievito madre,
    mezza bustina di chiodi di garofano in polvere,
    mezza bustina di cannella,
    buccia grattugiata di limone e di arancia.

Preparazione.
In un recipiente di terracotta mettere il vincotto, aggiungere il lievito e scioglierlo con le mani, poi aggiungere gli aromi e gradatamente la farina, quanta ne occorre per formare un impasto morbido ma compatto che si lavora energicamente. Si copre il recipiente con un coperchio e con delle coperte di lana. Si lascia lievitare per otto-dieci ore. Passato questo tempo se l’impasto è gonfio, si ungono le mani con l’olio e si fanno delle focaccine rotonde di due centimetri di spessore. Le forme si mettono sopra un asse di legno spolverato con la semola e si infornano in un forno a legna.

Non mi rimane che augurarvi buon appetito, venite ad assaggiarli, non ve ne pentirete …

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