Ucciso e bruciato ad Enna per 20 mila euro, 4 arresti
Fatale per Andrea Paternò la richiesta di restituzione del prestito concesso
La redazione
Il 13 luglio 2020 la segnalazione di un agricoltore di passaggio permise il ritrovamento in contrada Arcera, frazione di Enna, del cadavere carbonizzato del quarantenne Andrea Paternò in un suv incendiato, di proprietà del padre, ma utilizzato dalla vittima. I familiari ne avevano denunciato la scomparsa.
Dopo laboriose indagini per ricostruire tutte le fasi dell’evento criminale e scoprire tutti i responsabili, a vario titolo, la notte scorsa i carabinieri del Comando provinciale di Enna e del Ros, coordinate dalla Dda di Caltanissetta, hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili del delitto.
Vari gli indizi accertati che hanno permesso una puntuale ricostruzione dei fatti connessi al delitto, ma fondamentali le riprese delle telecamere di un distributore di benzina che si trova sulla strada che collega il territorio di Pietraperzia a quello di Enna, dove uno degli arrestati aveva acquistato una tanica di gasolio utilizzato per incendiare il Suv e il cadavere.
Video che ha permesso anche di risalire alla data dell’11 luglio del 2020 come giorno della morte del Paternò, peraltro coincidente col mancato rientro a casa.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state disposte dal gip del tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Dda. Movente del delitto sarebbe stata la richiesta di restituzione di un prestito da circa ventimila euro, avanzata dal Paternò.
Quest’ultimo, con qualche precedente, pare sia stato attirato in una trappola e ucciso a colpi di arma da fuoco e con un coltello. Il suv, con a bordo la vittima, sarebbe stato poi spostato e dato alle fiamme. Due degli arrestati dovranno rispondere anche di altri incendi dolosi nelle campagne.
Paternò, giorni prima, si sarebbe recato nell’azienda agricola degli indagati, tutti di Pietraperzia, per ottenere la restituzione di un prestito concesso al pregiudicato sessantatreenne La vittima sembra che abbia telefonicamente avvisato il debitore della sua visita, ma la richiesta di restituzione del dovuto, non è stata gradita dal debitore che lo aveva convinto ad attendere solo pochi giorni, dandogli appuntamento a breve.
Allorché Paternò era ritornato nell’azienda degli indagati è scattata la trappola ed è stato ucciso a coltellate e colpi di arma da fuoco. Gli inquirenti hanno accertato che dopo la prima visita di Paternò si erano verificate molte telefonate tra il sessantatreenne e altri tre allevatori di 24, 25 e 36 anni, tutti e quattro componenti del medesimo nucleo familiare.
La vittima aveva numerosi precedenti per rissa, lesioni, evasioni dai domiciliari ma secondo gli investigatori non era legato alla criminalità organizzata e le indagini si erano concentrate sull’ipotesi della vendetta personale, senza escludere la pista del crimine organizzato, anche se le modalità del delitto non escludevano la pista del crimine organizzato .
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La discussione, al ritorno di Paternò, sarebbe degenerata e da li’ l’omicidio, sia per non restituire il denaro sia per punirlo del fatto che aveva osato chiedere minacciosamente quanto gli spettava. Il corpo sarebbe poi stato caricato sul Suv del quarantenne e portato in contrada Arcera, nelle campagne di Enna al confine con il territorio di Pietraperzia.