Afghani diretti all’aeroporto picchiati e l’occidente scappa

Il 31 agosto i militari lasciano l’Afghanistan e abbandonano al loro destino tanti loro collaboratori.

La redazione

Dall’Afghanistan arrivano notizie sempre più disgustose: dagli afghani diretti all’aeroporto brutalmente picchiati dai talebani, che non hanno risparmiato nella loro foga punitiva neanche donne con neonati e bambini in braccio, alla caccia casa per casa dei tanti connazionali che hanno collaborato con le forze Nato, che si calcola siano trecentomila, di cui solo ottantamila evacuati. alla ricerca di oltre duecentocinquanta donne magistrati, alcune delle quali autrici di condanne esemplari nei confronti di talebani.

Ma tutto questo non ha avuto alcun peso nelle coscienze dei leader del G7. Boris Johnson aveva convocato una riunione virtuale ieri, tesa ad ottenere uno slittamento della fatidica data del 31 agosto per il ritiro dei militari Nato. Ormai è chiaro che non si riuscirà a completare le operazioni di evacuazione entro tale data.

Ma il Presidente statunitense è stato categorico nel sostenere che gli americani avrebbero osservato tale scadenza. Il questa vicenda ripete come un mantra: “la permanenza in Afghanistan non è nell’interesse degli Stati Uniti”. Una visione miope, di un Paese che si ripiega su se stesso. Il giorno dopo Biden ha cominciato a chiamare gli alleati per blandirli in qualche maniera. Ma che la Nato sia implosa non è ormai un mistero per nessuno.

Ora che il Paese autoproclamatosi “lo sceriffo del mondo”, che non pochi danni ha disseminato in questo suo ruolo, ha buttato nella pattumiera la stella, occorrerà che gli ex alleati si diano una regolata e corrano ai ripari.

I talebani non portano nulla di buono e aldilà delle dichiarazioni dei portavoce non sono affatto cambiati rispetto ai loro omologhi degli anni 90, ma una cosa buona l’hanno fatta ed è l’aver portato allo scoperte una situazione latente che covava e per troppo tempo si è nascosta sotto il tappeto.

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