Al Senato impeachment per Trump.
Per la difesa: “Soloteatro politico’. Previsto duello a colpi di video. ed eccezioni d’incostituzionale.
GP
Donald Trump non è ancora del tutto uscito di scena. Continua a far parlare di se: quando non per mutamenti radicali adottati da Joe Biden nell’indirizzo politico americano, che porta di solito ad abrogare o modificare provvedimenti del predecessore, come oggi per la discussione in Senato della procedura di impeachment.
La difesa parla di “Un atto di teatro politico”. L’accusa replica: “Il più grave crimine costituzionale mai commesso da un presidente”.
Ricordiamo che Donald Trump è il primo presidente ad essere stato messo in stato d’accusa due volte e primo, anche, ad affrontare il procedimento dopo aver lasciato la Casa Bianca.
Dopo le imputazioni dell’Ucrainagate, che una solida maggioranza repubblicana mise a tacere respingendo la richiesta, ora dovrà rispondere per aver istigato il drammatico assalto dei suoi fan a Capitol Hill per bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden, dopo settimane di false accuse sui brogli elettorali.
Il dibattimento servirà a testare la lealtà dei repubblicani verso l’ex presidente, scrivendo una parola chiara sul futuro di entrambi. Al momento sembra assai probabile una nuova assoluzione, perché non ci sarebbero 17 senatori repubblicani pronti a votare allo stesso modo dei 50 democratici. Per la condanna in Senato occorre il quorum dei due terzi.
Per l’interdizione dai pubblici uffici, che impedirebbe a Trump di ricandidarsi nel 2024, sarebbe invece sufficiente la maggioranza semplice. La difesa di Trump ha eccepito la legittimità costituzionale del procedimento, non essendo più Trump Predidente degli Usa. Gli avvocati Bruce Castor e David Schoen, ccepiscono che il Senato non ha la giurisdizione per giudicare il loro cliente, diventato ormai un privato cittadino. In effetti la costituzione non prevede che il Senato possa processare anche un ex dirigente pubblico, ma molti giuristi dissentono e fanno appello ad un precedente del XIX secolo contro un ex segretario della Guerra.
E quì degno di nota è Charles Cooper, un eminente avvocato conservatore, che ha sostenuto la competenza del Senato a giudicare sul Wall Street Journal.
“E’ una trovata mediatica”, sostengono i legali del Tycoon. Il suo appello a “combattere come dannati” non voleva istigare all’attacco del Capitol e comunque era protetto dal primo emendamento della costituzione sulla libertà di parola. Oggi si dovrà arrivare ad una votazione in 4 ore. Se, come sembra probabile, dovesse passare la tesi della legittimità del procedimento dinanzi al Senato, da mercoledì le parti avranno sino a 16 ore ciascuna per illustrare i loro argomenti. Un duello che già si sa, sarà improntato a colpi di video: l’accusa userà quelli dell’incendiario comizio di Trump e del successivo assalto, la difesa replicherà con filmati di irruenti comizi di politici democratici.
L’ex presidente, che seguirà le udienze dalla sua residenza di Mar-a-Lago, ha già rifiutato di testimoniare volontariamente e per ora sembra improbabile che vengano chiamati testimoni, ritenuti da tutti superflui visto che i senatori hanno vissuto di persona i fatti in discussione.
Se si arriverà o meno all’impeachment dipenderà essenzialmente dalla volontà o meno dei repubblicani di chiudere il triste capitolo Trump non rendendosi oggi complici del suo ultimo grave misfatto. Che Trump abbia aizzato i suoi fans ad occupare il parlamento non ci piove e che la Casa Bianca, al contrario di quanto sostengono i difensori dell’ex presidente abbia fatto di tutto per agevolare l’occupazione è dimostrato dallo scarso numero di forze dell’ordine presenti a Capitol Hill e dalla tenue resistenza opposta ai teppisti aggressori. Non è sul merito che si gioca la partita giudiziaria ma sull’appoggio politico o meno a Trump del suo vecchio partito. E questo ne fa una partita tutta da giocare, il cui esito non è affatto scontato.
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