Ancora una condanna dopo un processo farsa per Aung San Suu Kyi

Seconda condanna a quattro anni undici mesi dopo il golpe che le impedì di insediarsi alla presidenza di Myanmar

Gianvito Pugliese

La leader politica birmana, Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, 76 anni, è stata condannata a quattro anni di carcere nel nuovo procedimento giudiziario in cui era imputata. Una condanna che arriva dopo un processo farsa che, guarda caso la condanna per la seconda volta alla cifra fissa di quattro anni.

Suu Kyi, che dal colpo di stato dei militari nell’ex Birmania del 1 febbraio 2021 è isolata e piantonata in casa, è stata giudicata colpevole d’importazione illegale di walkie-talkie.

A dicembre scorso il primo processo farsa ha ugualmente portato ad una condanna a quattro anni di detenzione per avere violato le restrizioni sanitarie sul coronavirus. 

Duole la sorte riservata ad una donna fantastica, un premio Nobel per la pace, ancora una volta abbandonata al suo destino da un’Europa incapace di farsi, non dico rispettare, ma almeno ascoltare, dagli Usa e Canada che non hanno minori colpe. In una parola l’occidente ha permesso la sua condanna a morte. A 76 anni otto anni di carcere credo non si possa tradurre diversamente. Colpevole di cosa poi? Di essere stata deposta da una giunta di criminali, altro che militari, e di essere ancora amata dal suo popolo.

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