Ancora una guerra! Vi mancava?
La popolazione Masalit del Sudan occidentale viene cacciata dal Paese in una guerra fratricida con bombardamenti e massacri delle forze paramilitari. Sei i loro comandanti.
Gianvito Pugliese
Le disumanità di esseri. che definire umani, solo perché camminano su due gambe ed hanno sembianze di donne e uomini, è un’aberrazione. Quando le notizie che si susseguono, in assoluta prevalenza orribili, non riesci più ad accoglierle con l’indispensabile distacco, che deve avere chi ha scelto di fare questo mestiere, allora ti chiedi se non sia il caso di trascorrere il tuo tempo al computer dedicandoti alla scoperta dei giochi online.
Poi pensi che ci sono amiche ed amici che aspettano le tue notizie, ingoi amaro e tiri avanti. E’ per loro che hai iniziato, ed anche un po’ per te, ed è per loro che prosegui.
Una nuova guerra fratricida, questa volta nel Sudan, scatenata da sei comandanti di milizie paramilitari che stanno massacrando e bombardando la popolazione Masalit del Sudan occidentale per cacciarla dal Paese, che è anche loro. Potere, denaro, Dio li perdoni pure, ma io no e non perdono le milizie arabe, ed i loro capi politici, intervenuti a supporto dei sei stramaledetti boia dei loro fratelli.
Il pensiero va alle immagini di stragi di civili in Ucraina per mano russa, di massacri a Gaza per mano di soldati con la stella di Davide, e soprattutto a quei corpicini a terra martoriati. Ed il pensiero, va alle immagini dei corpicini che il mare mediterraneo restituisce e depone, quasi che possa impietosirsi, sulle nostre coste e m’indigno ancora di più, sono morti voluti da noi, dalla nostra indifferenza, Dove sono finiti “gli italiani brava gente”. Vedo politicanti orribili impedire alle ong. di soccorrerli, la favolosa guardia costiera (sono uno che con la propria barca ha partecipato a diverse operazioni di salvataggio con un mare da paura) improvvisamente incapace di fare quello che ha sempre fatto efficacemente con eroica determinazione. Il disgusto cresce e poi penso ai pescatori, ai veri uomini di mare, quelli che se ne fregano delle sanzioni e mettono in gioco, senza neanche i mezzi necessari, la propria vita per salvare un migrante naufrago. Loro lo sanno che è prima e solo naufrago e va salvato e basta. E ti dici che il mondo, anche quello dietro l’angolo di casa, va al contrario, a comandare e decidere dovrebbero esserci quei pescatori, non le Meloni ed i Piantedosi od i Salvini.
Si salverebbero tante vite in più ed il Paese andrebbe, finalmente nel verso giusto, perché lo schifo viene da lontano e dalla parte opposta, allorché Marco Minniti, ministro dell’interno Pd, di estrazione comunista, diede un mare di soldi, col primo trattato, alla Libia, voltando subito le spalle per non vedere di essere stato il papà di lager, che fanno invidia a quelli nazisti di Dacau ed Auschwitz.
C’è speranza, dunque, anche se mettere le persone giuste al posto giusto in Italia sembra “Mission impossible”. Una ce n’era e una bella congiura di palazzo la ha eliminata ed i congiurati sono quasi tutti al Governo del Paese.
Torniamo ai fatti. Oggi ho violato scientemente la regola ferrea per cui prima i fatti e poi i commenti. Ma, le mie amiche lettrici ed i miei amici lettori, che mi conoscono meglio di chiunque, avranno perdonato. Ero. e sono fuori della grazia di Dio.
Così, sei signori della guerra arabi, comandanti di milizie paramilitari sudanesi che si spartiscono il potere nel Paese, hanno dato il via ad una violenza etnicamente mirata “nella città sudanese di El Geneina che ha ucciso migliaia di persone e costretto centinaia di migliaia a fuggire dal paese”. I sei, mentre venivano “bombardati i campi profughi e i quartieri densamente popolati della città con razzi e mortai, sono stati visti dare ordini alle loro forze” indirizzando gli attacchi.
I sopravvissuti si sono rifugiati in campi profughi al confine del Ciad con il Sudan. La violenza contro la tribù etnica africana Masalit, maggioranza a El Geneina, fino al loro esodo costretto di massa dalla città non è cosa di oggi, anche se poco o nulla se ne è saputo. “Iniziata alla fine di aprile e culminata a giugno, si è riaccesa all’inizio di novembre”. Ora è esplosa in tutta la sua virulenza ed è divenuta notizia, che non ho visto nei giornali e nei notiziari del nostro Paese. Fossimo divenuti razzisti tutti all’improvviso?
I comandanti più autorevoli fanno parte delle “Forze di supporto rapido (RSF) a dominanza araba, un gruppo paramilitare che ha preso il sopravvento in una guerra sempre più ampia con le forze armate sudanesi per il controllo del paese. Gli altri includono leader delle milizie arabe alleate con RSF. Negli ultimi due decenni queste milizie sono state coinvolte in molteplici episodi di violenza etnica contro i Masalit e altre tribù africane dalla pelle più scura. All’inizio di questo mese, gli Stati Uniti hanno stabilito che RSF e le sue milizie alleate avevano commesso crimini contro l’umanità e pulizia etnica”, afferma la Reuters.
E continua: “Negli attacchi delle forze RSF e delle milizie arabe alleate“, hanno raccontato i sopravvissuti, “le donne sono state stuprate ripetutamente, i bambini sono stati sgozzati e bastonati a morte, le persone sono state speronate dai veicoli, bruciate vive nelle loro case e uccise per le strade dai cecchini” .
“Tra i comandanti delle RSF identificati dai sopravvissuti c’è il generale Abdul Rahman Juma, capo dei paramilitari dello stato sudanese del Darfur occidentale, la cui capitale è El Geneina” epicentro dei massacri. I protagonisti “chiave dei massacri che hanno guidato le operazioni di RSF e delle milizie in città: Idriss Hassan, ex comandante di RSF nel Darfur occidentale e attualmente ufficiale senior di RSF; Massar Aseel, uno dei massimi leader tribali arabi; il vice del governatore ucciso, Al Tijani Karshoum; Il leader della milizia araba Moussa Angir; e un miliziano noto come Marfaeen, o “la Iena”.
Al momento solo tre persone risultano indagate per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale e sono Juma, Karshoum e Aseel.
Il conflitto in Darfur è esploso, con tutto il bagaglio di atrocità indescrivibili, poco dopo lo scoppio della guerra nella capitale Khartoum tra l’esercito sudanese e l’RSF, che reclamavano la loro parte di potere nella transizione verso la democrazia.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) asserisce che “dall’inizio della guerra più di sette milioni di persone hanno abbandonato le proprie case”.
E oggi la triste scoperta di un conflitto, con una scia interminabile di massacri e crimini di guerra, che -come purtroppo tantissimi altri- dilaniano il mondo nell’indifferenza ed il silenzio totale.
E siamo un Paese civile di un continente tra i più avanzati?
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