Brescia: sventato attacco a caveau con 80 milioni
Trentuno arresti, nell’operazione 300 agenti e 5 mesi di indagini
La redazione
I presunti rapinatori, quasi tutti con numerosi precedenti penali, alcuni ritenuti appartenenti a clan del foggiano, altri a cosche di ndrangheta, nei mesi antecedenti al colpo al caveau avevano rubato circa venti tra autovetture, furgoni e camion. Dovevano essere dati alle fiamme per isolare l’area del colpo ed impedire l’intervento delle Forze dell’Ordine. Si erano procurati anche una ruspa per sfondare la parete blindata del caveau, dove vengono custoditi gli incassi raccolti degli esercizi commerciali della zona.
Fra gli arrestati anche due guardie giurate dell’istituto di vigilanza obiettivo della rapina. Sono accusati di essere i “basisti”, avendo informato i complici che nel caveau c’era una somma in contanti di circa 80 milioni di euro.
Gli investigatori, scoperto il progetto criminale, hanno monitorato i movimenti degli arrestati. Le indagini sono partite dallo scorso ottobre, seguendo i sopralluoghi e i viaggi dalla Puglia verso il bresciano dei componenti il gruppo criminale. Mentre le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno accertato una “cura maniacale degli aspetti logistici, tra cui il procacciamento degli alloggi per i sodali in trasferta presso strutture ricettive che omettevano la comunicazione dei dati dei clienti, per evitare i consueti controlli della Questura”.
I presunti rapinatori erano ormai pronti ad effettuare il colpo, muovendosi contemporaneamente da luoghi diversi, grazie a telefoni dedicati ed apparati radio. Un primo gruppo sarebbe partito da un capannone industriale ubicato a Cazzago S. Martino (dove erano parcheggiati i veicoli rubati) mentre altri due gruppi si sarebbero mossi in contemporanea da due “covi” situati a Gardone Val Trompia e a Ospitaletto.
Le indagini, coordinate dalla Procura nazionale antimafia, hanno accertato i reati di associazione a delinquere finalizzata a commettere il reato di rapina, il tentativo di rapina pluriaggravata, la detenzione di armi da guerra, la ricettazione dei mezzi rubati, tutto aggravato dal metodo mafioso.
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