Contrattacco turco in Siria. Profughi dalla Turchia verso l’Europa. Scontri in Grecia tra polizia e migranti.

La Turchia da un lato contrattacca violentemente in Siria per vendicare i propri soldati uccisi in un raid aereo, dall’altro apre i confini verso l’europa ai migranti.

Scontri reiterati tra migranti, provenienti dalla Turchia e la polizia greca si sono verificati al confine tra Turchia e Grecia. I poliziotti hanno fatto uso di gas lacrimogeni. I profughi siriani, a loro volta, sono ricorsi al lancio di pietre. Erdogan ha aperto il confine europeo ai siriani, che sono stati stimati in circa 4.000.

Erdogan sostiene di aver chiesto a Putin “di togliersi di mezzo”. Mentre il Consiglio di Sicurezza dell’ Onu  chiede lo stop all’escalation militare nel nord-ovest della Siria, gli Stati Uniti danno disco verde alla Turchia a rispondere dopo l’attacco in cui sono rimasti uccisi 33 soldati di Ankara. Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è giunti ad “uno dei momenti più allarmanti del conflitto”, ed ha aggiunto “L’esigenza più urgente è un cessate il fuoco immediato prima che la situazione sia completamente fuori controllo”.

Gli Usa, mentre chiedono “un cessate il fuoco immediato e duraturo”, tramite l’ambasciatrice americana Kelly Craft, per bocca del segretario di stato Mike Pompeo fanno sapere che Washington “sta esaminando le opzioni per assistere la Turchia contro questa aggressione”. Una posizione ambigua di chi soffia sul fuoco e non vuol darlo a vedere. Le elezioni si avvicinano e le primarie dei democratici si svolgeranno martedì prossimo.