Il giallo del piano di pace italiano
Ministero degli eteri russo e Cremlino non l’avrebbero ricevuto. Ma Medvedev lo boccia dimostrando di conoscerlo perfettamente.
La redazione
Il piano di pace del governo italiano si tinge di giallo.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, sostiene che “Il ministero degli Esteri italiano non ha spedito alla Russia alcun piano su come risolvere la situazione in Ucraina”. Ed aggiunge: “Questa iniziativa, questa sorta di piano non ci è stata mandata, abbiamo solo informazioni dai media su un qualche piano che il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha sottoposto alle Nazioni Unite. Ancora, tutte le informazioni che abbiamo sull’argomento le abbiamo apprese dai media“. Quindi, conclude: “Che cosa si può dire di un piano se non lo hai visto nemmeno? Nessuno dal ministero degli Esteri italiano ci ha passato alcun piano“.
Le fa eco dal Cremlino il suo portavoce Dmitry Peskov; “Aspettiamo di ricevere le proposte italiane per via diplomatica”, lasciando intuire che a Mosca non è arrivata ancora alcuna proposta ufficiale.
Eppure a Mosca qualcuno deve averIo visto, se il vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Dmitry Medvedev (in copertina), bocciandolo inequivocabile, lo ha definito “un puro flusso di coscienza slegato dalla realtà“, accusando i suoi autori di essersi basati su “giornali provinciali e menzogne ucraine”. L’ex presidente russo ha continuato: “L’idea di una completa autonomia della Crimea come parte dell’Ucraina sarebbe causa di una guerra a pieno titolo”. E concluso: “Il Donbass ha finalmente deciso il suo destino e non tornerà mai all’Ucraina”. Il riferimento è chiaramente al referendum farlocco indetto dai militari russi occupanti.
Luigi Di Maio risponde a Medvedev: “ll percorso delineato dall’Italia parte da un gruppo di facilitazione internazionale e ha l’ambizione di arrivare ad una nuova Helsinki“.
E mentre Letta e Salvini per una volta concordano sull’opportunità di un incontro tra Putin e Zelenskiy, il segretario si spinga molto oltre: “La priorità, secondo me, ora è mettere in piedi un’operazione militare umanitaria per portare via il grano bloccato nel porto di Odessa, per portarlo nei Paesi del Sud del mondo che senza quel grano avranno milioni di morti per fame, e fare in modo che altro grano possa essere portato nei depositi del porto“, un segnale estremamente forte a Putin che l’Europa non è intenzionata a permettergli di esercitare tutti i ricatti che vuole sulla pelle del mondo, a cominciare dai bambini che muoiono fi fame come mosche in Africa.
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Le fa eco dal Cremlino il suo portavoce Dmitry Peskov