Insegnante gravinese senza scrupoli condannata a rimborsare 15mila euro per falso diploma e truffa
Corte dei Conti: Sebbene abbia svolto incarichi di sostegno senza titolo, la docente di Gravina riceve una condanna inaspettatamente mite
Redazione Alta Murgia
Un caso di falsità documentale e truffa nel mondo dell’istruzione viene alla luce con la condanna della Corte dei Conti nei confronti di una 58enne di Gravina in Puglia. La donna, accusata di aver presentato un falso diploma per ottenere incarichi di insegnamento di sostegno, dovrà risarcire una somma di 15mila euro, ben inferiore alla richiesta iniziale di 75mila euro, alla luce delle circostanze della vicenda.
Il processo, che ha avuto inizio nel 2017, si è concentrato sull’ingannevole presentazione di un diploma apparentemente conseguito nel 1994. La donna avrebbe prestato servizio in diverse scuole di Palo del Colle e Modugno insegnando sostegno, nonostante non avesse alcun titolo di specializzazione. La Corte dei Conti ha stabilito la condanna a seguito di una segnalazione dell’Ufficio Scolastico della Puglia, che ha rilevato l’illegalità delle azioni della docente.
Il caso ha radici in un’inchiesta più ampia aperta a Vallo della Lucania (Salerno) nel luglio 2022. L’Ufficio Scolastico della Puglia ha segnalato alla magistratura contabile un processo che coinvolgeva 182 persone collegate a falsi diplomi professionali rilasciati dalla fondazione socio-culturale “Passarelli” nel Salernitano. La 58enne di Gravina è stata coinvolta in quanto accusata di aver presentato un diploma contraffatto, il quale le avrebbe permesso di entrare negli elenchi dei supplenti e ottenere incarichi scolastici tra il 2017 e il 2020.
La Corte dei Conti ha ritenuto che la donna abbia ottenuto gli incarichi mediante la presentazione di un titolo di specializzazione mai conseguito e ha evidenziato che il diploma mostrato era stato rilasciato a un’altra persona. Nonostante la condanna, i magistrati contabili hanno riconosciuto che la donna ha svolto gli incarichi di supplenza senza criticità apparenti nel suo operato.
La sentenza solleva interrogativi sulla vigilanza del ministero dell’Istruzione riguardo alla verifica dei titoli degli insegnanti di sostegno. Sebbene la condanna rappresenti un passo nella giusta direzione, la mitezza della pena in confronto alla richiesta iniziale solleva dubbi sulla severità delle misure punitiva in contesti simili. La questione delle nomine di insegnanti non specializzati per incarichi di sostegno resta un punto critico, e la storia della 58enne di Gravina mette in luce la necessità di una maggiore attenzione e verifica da parte delle autorità competenti nel garantire la qualità dell’istruzione e l’integrità del sistema educativo.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it.