Manifestanti canadesi, polizia bloccata
Aumentano, intanto, le tensioni al ponte che segna il confine tra Canada ed Usa
Gianvito Pugliese
Ontario. Lo scontro tra la polizia canadese e i manifestanti, che protestano per le restrizioni imposte dal COVID-19,continua questa domenica. Un’ingiunzione del tribunale e le ventilate minacce di ordinare arresti da parte del governo, non sono hanno sbloccato un importante valico di frontiere tra Canada e USA.
Biden ha chiesto al primo ministro Justin Trudeau di avvalersi dei poteri federali per eliminare il blocco dell’Ambassador Bridge, Si tratta del valico di frontiera terrestre più trafficato del Nord America.
Dall’inizio della settimana i Freedom Convoy su camion, auto e furgoni, hanno interrotto il traffico in entrambe le direzioni. E’ stata così interrotta la catena di approvvigionamento delle case automobilistiche di Detroit.
E’ risultato inascoltato l’ordine del tribunale di porre fine agli abusi commessi nei confronti di viaggiatori e camionisti non allineati. La provincia dell’Ontario, sede della città di Windsor, ha proclamato lo stato di emergenza ma la polizia non è riuscita a disperdere la folla e a far riprendere il traffico transfrontaliero.
La polizia è intervenuta ieri mattina a prima ora allontanando i manifestanti dai piedi del ponte. Al pomeriggio i manifestanti hanno ricevuto rinforzi ed altre persone si sono riversate nell’area liberata al mattino. Sembra una fase di stallo. Sabato scorso, la polizia di Windsor ha effettuato il primo arresto di un uomo di 27 anni per reati durante la manifestazione.
Il sindaco di Windsor Drew Dilkens: “Sono ancora molto fiducioso che la polizia possa … provare a raggiungere queste persone in un modo ragionevole e far loro capire che è ora di andare oltre. Non possiamo più permetterci di tenerlo chiuso” (ndr. ponte o valico).
Il ponte che, a regime, consente il trasporto di circa 360 milioni di dollari al giorno in carichi in andata e ritorno, pari ad un quarto del valore dell’intero commercio di merci tra Stati Uniti e Canada.
La polizia ha posizionato barricate di cemento vicino al ponte per impedire ai manifestanti di conquistare terreno.
Ieri disordini ad Ottawa dove circa quattromila manifestanti occupavano il centro. I cittadini sequestrati di fatto in casa cominciano a reagire esasperati. Toronto, capitale finanziaria vedeva riunirsi un migliaio di contestatori.
A ovest, centinaia di veicoli hanno bloccato le vie che conducevano al valico di frontiera Canada-Stati Uniti nel South Surrey, nella Columbia Britannica. Molti di loro minacciano di rimanere: “fino a quando sarà necessario” e cioè finché tutte le restrizioni COVID-19 non saranno revocate.
Le proteste, che soffocano i commerci reciproci tra Usa e Canada hanno raggiunto tre punti di confine, tra cui Alberta e Manitoba.
La polizia canadese ha affermato di avere le prove che l’operazione Freedom Convoy è stata finanziata principalmente da statunitensi e giovedì l’Ontario ha bloccato i fondi donati tramite la piattaforma statunitense GiveSendGo.
Ford Motor Co, la seconda casa automobilistica statunitense, General Motors Co e Toyota Motor Corp hanno annunciato tagli alla produzione. Le aziende dirottato le attività in altri stabilimenti per arginare le perdite. Perdita stimata per la sola industria automobilistica intorno agli 850 milioni di dollari.
Il sindaco Dilkens: “Questo è il valico di frontiera più trafficato, quindi non è solo automobilistico. Stiamo parlando di cose che hanno un impatto sull’intera nazione qui. Ecco perché trovare una soluzione è così importante”. Io direi, piuttosto essenziale ed improrogabile. E sta crollando un mito dell’infanzia; quello delle Giubbe rosse, l’impavida polizia a cavallo canadese. Oggi non riesce a tener testa ai dimostranti. Non è possibile che la gloriosa polizia canadese, si faccia ricacciare indietro dai “rinforzi” accorsi ai piedi del ponte. Mosse che fanno presumere, alle spalle del Freedom Convoy, una organizzazione para militare che muove i manifestanti come pedine telecomandate.
Per interventi utilizzare il “Lascia un commento” o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it o direttore@lavocenews.it. Per seguirci su Facebook potete mettere il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it. Grazie.