Montanelli, il giornalista arcitaliano
Venti anni fa Indro Montanelli ci lasciava e ci lasciava anche tutta una scuola di giornalismo, criticabile o meno, ma Giornalismo con la G maiuscola che ha cavalcato un secolo. Il suo motto: “Chi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore”.
Maria Catalano Fiore
Il 22 luglio 2001 moriva Indro Montanelli. Aveva varcato i 90 anni e temeva di “rimbecillire” come suoi tanti colleghi “vetusti”.
Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli (nato a Fucecchio il 22 aprile 1909 – morto a Milano il 22 luglio 2001) è stato senza dubbio tra i più popolari scrittori e giornalisti italiani del 900. Nato in una famiglia agiata, con un padre professore, poi Preside, soggetto a trasferimenti. Indro lo ha sempre seguito nelle varie scuole sino a laurearsi in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Firenze, suoi docenti Pietro Calamandrei e Giorgio La Pira. Successivamente dottorati a Grenoble, Sorbona e Cambridge. Nel 1932 consegue una seconda laurea in Scienze politiche e sociali, sempre a Firenze.
Nel frattempo fu anche allievo ufficiale a Palermo.
Si distinse per la concisione e la limpidezza della sua scrittura, iniziando la sua carriera, ovviamente, nel ventennio fascista, con primi articoli giovanili, poi sull’ “Italiano” di Leo Longanesi (conosciuto nel 1937 a Roma e diventato suo grande amico) e “Il Selvaggio” di Mino Maccari, periodici che per primi contestarono l’appiattimento del regime. Montanelli venne invitato a collaborare al “Popolo d’Italia”, poi a Parigi da “Paris-Soir”, corrispondente in Norvegia e in Canada. Fu assunto dalla “United Press” nella sede di New York, per questa testata comincia le sue “geniali interviste”, la prima con il magnate Henry Ford. Poi inviato in Etiopia, zona di guerra dove, sbaragliando tutti, si arruola come sottotenente, dopo pochi mesi, ferito, viene rimpatriato, intanto ha scritto il suo libro-reportage che venne recensito e pubblicato da Ugo Ojetti. La sua tiratura raggiunse le 30.000 copie. Ancora vive le controversie sul suo soggiorno etiopico e sulla sua partenza, poi, in Spagna dove era scoppiata la Guerra Civile e dove era corrispondente de “Il Messaggero”.
Tornato in Italia, a Milano, conobbe la nobildonna austriaca Margarethe de Collins de Tarsienne (1911-2013) sua prima moglie dal 1942 al 1951, una unione contrastata conclusa con una separazione. A Milano lavorava e condivideva l’appartamento con Dino Buzzati e Guido Piovene con i quali strinse una grande e proficua amicizia.
Durante il secondo conflitto mondiale fu corrispondente de “Il Corriere” assistendo in prima linea alle varie invasioni della Polonia, Estonia, poi Francia, Balcani, Grecia. A fine conflitto imprigionato e perseguitato con la moglie, sino ad una fuga in Svizzera e poi un rientro in Italia nel 1945.
Per 4 decenni è stato l’uomo simbolo del principale quotidiano italiano “Il Corriere della Sera” e “La Domenica del Corriere”, un settimanale molto popolare, fondando poi un suo quotidiano, “Il Giornale” distinguendosi come opinionista. Il 2 giugno 1977 fu gravemente ferito in un attentato organizzato dalle Brigate Rosse.
Nel 1994 lascia “Il Giornale” per fondare “La Voce”, un quotidiano in cui Montanelli riprende la linea culturale de “La Voce”, fondata da Giuseppe Prezzolini nel 1909, che considerava uno dei migliori prodotti del giornalismo culturale italiano. Purtroppo chiude dopo pochi anni. Montanelli torna al “Corriere della Sera”. E’ stato uno scrittore con grande carattere e produzione divulgativa come la “Storia d’Italia” dall’antichità sino alla fine del XX secolo, vista con un occhio diverso. Prima fascicoli all’interno della Domenica, poi volumi che, pubblicati da Mondadori, hanno venduto oltre un milione di copie.
Vasto e variegato il suo seguito di lettori. Mio nonno riceveva in abbonamento postale “La Domenica del Corriere” settimanale su cui ho imparato precocemente a sillabare, leggere la rubrica “Montanelli la pensa così”, poi “La Stanza di Montanelli” commentarla, non a caso era la rubrica più letta in Italia in quel periodo. Era usuale, per tanti anni, dire fra noi “Cosa ne dice il Direttore?” riferendoci a Montanelli e ai fatti, avvenimenti, cronaca varia da lui commentati. Montanelli è rimasto sempre, per mio nonno, “Il Direttore” un moderatore a cui far riferimento.
Nel 1959 è il primo giornalista ad intervistare un Papa: Giovanni XXIII apre il Vaticano alla stampa ed alla TV.
Tra i vari riconoscimenti spicca la nomina di Senatore a vita offertagli, nel 1991, dal Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, che rifiutò a garanzia della sua più completa indipendenza spiegando che non per esibizionismo, ma che un giornalista deve stare lontano dal potere.
Importante nella sua vita il secondo matrimonio e sodalizio con la scrittrice, illustratrice e pittrice Colette Rosselli (Colette Cacciapuoti alias Rosselli 1911-1996) da tutti conosciuta come “Donna Letizia” la famosa interlocutrice di una rubrica di bon ton e saper vivere che ha tenuto prima sul settimanale “Grazia”, poi su “Gente”. Una donna alquanto singolare di buona famiglia con madre inglese e padre napoletano, cresciuta tra la Svizzera e la Versilia. Indimenticabili, nel 1951, le sue collaborazioni con “Il Diario della Signorina Snob” dell’attrice Franca Valeri che lo porterà poi in teatro e televisione. Colette, sulla scia del nuovo assetto societario, insegna a tutti le “Buone maniere” con stile e sobrietà ed anche con sue illustrazioni abbastanza sagaci.
Colette prende il cognome Rosselli da un primo matrimonio. Conosce Montanelli ad inizio anni 50 entrambi separati di fresco. Vivono insieme in modo appartato per oltre 25 anni prima di sposarsi nel 1974 suscitando stupori negli amici e nel pubblico.
Indro Montanelli sicuramente ha dato a tutti gli storici una lezione di chiarezza ed ai suoi lettori ha trasmesso la passione per la Storia, spinto a raccontare la Storia come un lungo reportage, dal suo amico Dino Buzzati e con la collaborazione di Roberto Gervaso e Mario Cervi.
Quando Indro Montanelli ci ha lasciato tutti i giornalisti si lamentavano che i quotidiani italiani vendevano lo stesso numero di copie che nel 1938. Oggi molte testate hanno chiuso, delle superstiti, se ne vende solo la quarta parte. Non si sono estinti i bravi giornalisti, casomai i lettori…..
Una boccata di informazione oggi è data dai quotidiani on-line, chiunque si imbatte nell’informazione veicolata dai social, sta a chi la scrive invogliare alla lettura……
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