Navalny a rischio carcere.
Rischia tre anni e sei mesi di carcere, effettivo.
GP
Tutto è legato alla decisione del tribunale. Aasseconderà la richiesta del Procuratore generale che chiede la trasformazione della condanna inflitta nel 2014 a tre anni e sei mesi con la sospensione condizionale, in pena effettiva da scontare per la presunta violazione delle condizioni prescritte dal beneficio ottenuto.
Per la cronaca va segnalato che la sede del processo è stata spostata dalle Autorità russe e non si terrà presso il tribunale distrettuale Simonovsky come inizialmente previsto, ma in quello più rappresentativo di Mosca, atteso l’alto numero di accrediti di giornalisti pervenuto.
E la polizia continua a reprimere tutto con violenza senza precedenti: “stamane sono sati effettuati diversi fermi alla stazione della metropolitana di Preobrazhenskaya Ploshad, sulla linea rossa, la più vicina al tribunale di Mosca. Il Cremlino da cui parte ogni ordine non riesce a capire che i fermi della Polizia e la sua brutale repressione di manifestazioni di dissenso politico rafforzano la convinzione degli oppositori che il regime creato dalle ex Kgb Putin va smantellato. Un’idea che terrorizza soprattutto i “potenti” che hanno assecondato cruente repressioni e coperto omicidi di stato, vedi tanti giornalisti rei solo di aver fatto onestamente il proprio mestiere, Quei vigliacchi erano sicuri dell’immunità a vita. Se cadesse il regime dovrebbero rispondere dei loro delitti e si sta aprendo una lotta di sopravvivenza all’ultimo sangue tra il regime ed i suoi sostenitori e gli oppositori riunitisi tutti intorno a Navalny.
La moglie di Alexey, Yulia Navalnaya, sarà presente in aula, lei se l’è cavata con una ammenda di 210 euro per aver partecipato ad un corteo. Non ci sarà Kira Yarlish, portavoce di Navaln condannata per lo stesso fatto ai domiciliari fino al 23 di marzo. Molti colleghi hanno scritto “condannata per lo stesso reato”, perdonatemi care lettrici e lettori, ma mi rifiuto di definire reato la partecipazione ad una pacifica manifestazione. Non lo è, il vero reato è quel regime.
Usciamo dalla cronaca e proviamo a ricostruire questa storia aberrante. I sicari del regime, in questo caso i servizi “di sicurezza” russi, provano a liberare il loro ex ufficiale Putin, oggi novello zar si Santa Madre Russia del fastidio di un oppositore della statura di Navalny. Lo avvelenano, le prove scientifiche sono nelle mani del governo tedesco che le ha rese note. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco e il veleno infilato nelle cuciture della biancheria intima di Alexey lo mandano in coma, ma per la fibra del soggetto non ottiene il risultato che si erano prefissati i killer di stato. la morte dell’avvelenato. Trattenuto contro la volontà dei suoi in Siberia dove in ospedale non viene curato, tant’è che non trovano tracce di veleno ed i medici parlano di un coma per cause naturali, quando finalmente viene trasferito in un ospedale tedesco non solo esce dal come e si riprende completamente, ma i laboratori del nosocomio tedesco trovano tracce del veleno, una sostanza non comune, notoriamente in possesso dei sicari dei servizi segreti russi.
Un regime con uomini dotati di un minimo di raziocinio avrebbe cercato di far dimenticare, viviamo bombardati da informazioni e notizie, e non sarebbe stato impossibile ottenere quel risultato. Ma si sceglie una strada diversa, si intima a Navalny di tornare in Russia per rispondere di presunte violazioni agli obblighi connessi al beneficio della sospensione della pena. Inutile ripetere i dettagli riportati in apertura di questo articolo. All’arrivo a Mosca lo si arresta e oggi sapremo quale sorte gli fosse stata riservata. Visto che il veleno non l’ha ucciso, criminalizzandolo si tende ad ottenere la morte politica dell’oppositore Alexey Navalny. Questa la storia vera, in brevissima sintesi e senza fronzoli. E senza fronzoli ci fornisce la fotografia di un regime aduso agli assassini di chi lo importuna, aduso a servirsi di una giustizia, che fa ridere o piangere chiamarla così, al servizio dei potentati politici, di una polizia ed un sistema burocratico a servizio esclusivo del potere e che il popolo non lo tiene in alcuna considerazione: non sono uomini liberi, ma schiavi, senza catene solo finchè non divengono fastidiosi per il regime. Ci sono sempre Siberia ed ospedali psichiatrici lagher a disposizione per mettere in panchina i giocatori non graditi.
Navalny lo ha capito e pur consapevole del rischio di incarcerazione si sta giocando il tutto per tutto per svegliare il Paese e creare crepe profonde nel regime. Ci è riuscito perfettamente, a giudicare dalla reazione di quel minus habens, dell’eterno ventriloquo di Putin, Dmitry Medvedev, dall’oblio improvvisamente tornato alla ribalta dei media, dopo un lungo silenzio a seguito della ‘scarriera’, da premier a vice presidente del Consiglio di Sicurezza: “Navalny è una canaglia che impiega tattiche sconsiderate per arrivare al potere, con tecniche sempre più ciniche“. Lo avevo già riferito ieri ma è talmente emblematico dei livelli e della situazione della Russia che è bene ripeterne le farneticazioni.
Sul piano estero continua quotidiana la pressione di Joe Biden perché cessi la persecuzione nei confronti di Alexey Navalny e dei suoi seguaci e dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, che ha programmato di essere in Russia giovedì e venerdì, per incontrare Navalny. Intanto Emmanuel Macron ha chiesto ad Angela Merkel di abbandonare il progetto Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto che a breve aumenterà le forniture di metano russo. E’ un piccolo assaggio delle sanzioni europee, a cui faranno seguito quelle Usa o viceversa, che soffiano venti tempestosi sul collo di Putin. Sbaglierò ma, particolarmente silenzioso, mi sembra sia il classico asino in mezzo ai suoni che non sa più nè cosa fare, nè dove andare. E nell’indecisioni i suoi fedelissimi, formati a tempi e costumi diversi, continuano a scavargli la fossa.
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