Nell’inchiesta Diasorin-San Matteo spunta Salvini
Presunte pressioni del leader della Lega e di suoi fiduciari sui sindaci favorevoli a test alternativi.
La Redazione
Quando comincia la fase negativa, per Salvini i sondaggi parlano chiaramente, e si precipita per le scale, il pianerottolo non arriva mai. Sembrano le scale di quelle torri degli antichi castelli, dove se due s’incrociavano erano cavoli acidi. Come facevano dal momento che i semafori non esistevano resta per noi un mistero.
Andiamo di corsa al fatto.
Dal fascicolo della Procura della Repubblica di Pavia relativo all’inchiesta sull’accordo tra Policlinico San Matteo di Pavia e azienda Diasorin per i test sierologici anti-Covid, in una chat tra amministratori è spuntato dal nulla il nome di Matteo Salvini.
Un colonnello leghista, con un messaggio duro verso il sindaco di Robbio (Pavia), Roberto Francese, favorevole a test alternativi a quello dell’ospedale di Pavia e della società di Saluggia (Vercelli), afferma: “Ho sentito Matteo, chi sta con quel miserabile è fuori dal partito“. Il Fatto, che ne da notizia per primo, identifica il “colonnello” nel deputato Paolo Grimoldi. Stessa versione ne da la Provincia pavese.
La Procura di Pavia ora valuta i fatti insieme a “diffide” (?) dell’Ats di Pavia ai Comuni perchè non consentissero test diversi da quello dell’accordo San Matteo-Diasorin. Così ad oggi ci sono otto indagati tra i vertici di Diasorin e San Matteo, con le ipotesi di reato di turbata libertà del procedimento e peculato. La sanità lombarda ci sembra più simile al Titanic che ad un modello europeo.
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