Nordio: un fiume in piena a “Quarta Repubblica”
“Colpa della pubblicazione non è dei giornalisti”
La redazione
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sempre più solo, mollato anche da parte della sua stessa maggioranza, aggrappatosi alla sola premier come ancora di salvezza, intervistato a “Quarta Repubblica” il programma di Nicola Porro su Mediaset (Rete 4) non risparmia dichiarazioni a tutto campo sulle ormai “famigerate” intercettazioni.
“Le intercettazioni per quanto riguarda i fenomeni di terrorismo e di mafia, non saranno minimamente toccate. Anche per i cosiddetti reati ‘satellite’ cioè quelli che possono essere delle spie dei fenomeni mafiosi e terroristici non vi saranno delle sostanziali modifiche … parlo di corruzione o falsa fatturazione verso operazioni inesistenti per le quali si creano fondi neri. Queste sono tutte operazioni per le quali le indagini possono condurre alla mafia”.
Ha poi aggiunto: “La gran parte delle intercettazioni che noi abbiamo visto fino ad adesso e che sono sproporzionate rispetto, e lo dicono le cifre, a quelle degli altri paesi ed hanno un costo enorme, non sono finalizzate a colpire i reati di mafia e di terrorismo. Sono intercettazioni che vengono fatte perchè purtroppo la scarsa disponibilità anche di forze di polizia che lavorano al massimo dell’impegno ma purtroppo sono soffocate dalla mancanza di risorse, fanno ricorrere molti Pm, e l’ho fatto anch’io, a questa forma di indagine dalla quale si possono trarre anche elementi di prova che però alla fine non valgono quello che costano sia in termini di denaro che anche in termini di diffamazione dell’onore delle persone. Il punto sul quale noi vogliamo intervenite, per essere chiari, come ha detto la presidente Meloni, è sull’abuso di queste intercettazioni e sul fatto che molte di queste intercettazioni finiscono sui giornali”.
Ed ha poi concluso: “Se le intercettazioni finiscono sui giornali non è certo colpa dei giornalisti. Nel 1997, nel mio libro “Giustizia”, c’era già un capitolo intitolato ‘Non sparate sul cronista’. Cosa vuol dire? Che quando le intercettazioni vengono pubblicate sui giornali la colpa non è di chi le pubblica, che fa il suo mestiere, la colpa è di chi non tutela il segreto istruttorio che dovrebbe impedirne la diffusione”.
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