Papa Francesco in campo per la Birmania.
Cresce la violenza della repressione contro i manifestanti, Almeno 38 morti.
GP
In Birmania la repressione armata affidata dai militari golpisti alle forze di polizia è esplosa in un bagno di sangue. Si tratta della repressione più sanguinosa dall’inizio delle proteste: lo dimostra il triste bilancio almeno 38 assassini di manifestanti in diverse città nel Paese, ormai un campo di battaglia quotidiano dove la polizia apre sistematicamente il fuoco su migliaia di manifestanti disarmati che protestano contro il golpe. Vani i molteplici appelli della comunità internazionale a cui si è aggiunta oggi la voce alta e forte di Papa Bargoglio. Al Papa non importa se sarà ascoltato o meno, preme far sentire al popolo birmano che il Papa e la comunità cattolica nel mondo non è indifferente al loro dolore e non li abbandona.
I militari mostrano ogni giorno con crescente decisione di essere disposti a uccidere giovani innocenti e trucidare la popolazione pur di rimanere al potere. E non tollerano alcuna voce di dissenso.
Gli agenti hanno sparato proiettili veri a Monywa, Mandalay e Myingyan, senza il preavviso di lacrimogeni e proiettili di caucciù. Gesti criminali da assassini di cui prima o poi dovranno rispondere.
Speriamo che l’appello del Papa svegli Usa e Ue che continuano a minacciare sanzioni che non arrivano mentre i birmani muoiono come mosche. La guerra civile è alle porte, manca nulla e non è tempo di indecisioni.
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