Più che un rapporto, un rapportino quello sui party gate di Johnson
Avrebbe dovuto riferire su 16 episodi, ma ha riferito solo su 4 “per non interferire sulle indagini della Polizia in corso”
Gianvito Pugliese
Brutta pagina per la democrazia inglese quella scritta oggi, giorno del deposito del rapporto dell’inchiesta affidata dal Parlamento all’alto funzionario Sue Gray su 16 episodi relativi alle feste private durante il lockdown per il COVID-19 tenute negli uffici del governo e nell’abitazione privata di Boris Johnson a Downing Street.
Se le parole che usa Sue Gray non suonano certo come un complimento per Johnson, e le esamineremo puntualmente qui di seguito, va anche detto che il rapporto è stato estremamente deludente, essendosi limitato a riferire su solo quattro episodi “incriminati” e neanche quelli che hanno suscitato maggior clamore.
Sue Gray si è scusata coi parlamentari, sostenendo che su quei dodici episodi sono in corso indagini della polizia londinese e non poteva compromettere gli esiti di un’indagine di polizia rivelando particolari al momento coperti da segreto.
Sue Gray ha condannato taluni comportamenti del governo definendoli come “difficili da giustificare“. Ha precisato di non poter presentare un “rapporto significativo” a causa di un’indagine della polizia su altri party che ha comportato la redazione solo di una versione ridotta del rapporto. Le indagini includono una festa nell’appartamento del primo ministro sopra il suo ufficio al numero 10.
Johnson è comparso in parlamento dopo la pubblicazione del rapporto ed ha dichiarato: “Voglio chiedere scusa. Ho capito e lo sistemerò“.
Gray non si sottrae alla descrizione di particolari imbarazzanti di quelle feste, come gli impiegati che riempivano valige piene di alcolici dal supermercato e ballavano fino alle prime ore del mattino.
Johnson che finora aveva resistito alle richieste di dimissioni da parte degli oppositori e di alcuni membri del suo stesso partito dicendo che occorreva aspettare il rapporto, ora che Gray ha scritto: “Almeno alcuni dei raduni in questione rappresentano una grave incapacità di osservare non solo gli standard elevati che ci si aspetta da coloro che lavorano nel cuore del governo, ma anche gli standard attesi dall’intera popolazione britannica in quel momento”.
Ed aggiunge: “Il consumo eccessivo di alcol a Downing Street non era appropriato. Sullo sfondo della pandemia, quando il governo chiedeva ai cittadini di accettare restrizioni di vasta portata sulle loro vite, alcuni dei comportamenti che circondano questi raduni sono difficili da giustificare. Come la festa portati da bere nel giardino di Downing Street in un momento in cui milioni di persone sono state tenute separate da amici e parenti per mesi a causa delle restrizioni”.
Grey si scusa se, per non interferire nelle indagini in corso da parte della Polizia, può dare solo un quadro limitato di un fenomeno assai più diffuso: “Purtroppo, questo significa necessariamente che sono estremamente limitata in quello che posso dire su quegli eventi e al momento non è possibile fornire un rapporto significativo che definisca e analizzi le ampie informazioni fattuali che sono stata in grado di raccogliere”. Fa capire che nel rapporto definitivo ci sarà molto di più.
L’opposizione è stata critica nei confronti dei limiti imposti al rapporto e ha rinnovato la richieste di dimissioni del premier.
Ed Davey, leader del partito di opposizione Liberal Democratico: “Tutti sanno che Boris Johnson ha infranto le regole e mentito al Paese“. E Angela Rayner, vice leader del principale partito laburista di opposizione, ha sintetizzato tutto con una sola parola: “disgustoso”. Ed ha aggiunto; “È il fallimento peggiore di qualsiasi primo ministro e sono assolutamente scioccata dal fatto che Boris Johnson possa persino mostrare la sua faccia in Parlamento oggi. Dovrebbe dimettersi perché ha perso la fiducia del popolo britannico”.
Il portavoce del primo ministro ha affermato che Johnson non crede di aver infranto la legge. Certo che non ne stanno imbroccando una di dichiarazioni. Contraddice il “Voglio chiedere scusa. Ho capito e lo sistemerò“.
Questo è solo l’ultimo di una serie di scandali che hanno offuscato la figura di Johnson, criticato anche per il finanziamento di una costosa ristrutturazione di un appartamento, nonché per aver dato la priorità all’evacuazione degli animali dall’Afghanistan e per gravi sospetti di illegittime aggiudicazioni di contratti COVID. Ma ciò che la provincia inglese non gli perdona sono le conseguenze della brexit sull’economia ed il livello di vita nel Paese. Johnson l’aveva descritta come la lampada di Aladino e si sta dimostrando il vaso di Pandora.
Johnson per il momento è riuscito a procastinare voti di fiducia sul suo governo, che ora molto probabilmente lo vedrebbero soccombente. Per molti conservatori l’enfant prodige della destra inglese si è rivelato col tempo una palla al piede che rischia di far affogare il partito conservatore nelle torbide acque del Tamigi.
Si vedrà cosa riserva il futuro.
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