Prosegue la repressione russa dei seguaci di Navalny
Almeno 5.414 i fermati, tra cui 82 giornalisti. Proteste calorose dall’Unione Europea e dagli Usa.
GP
Medvedev, il ventriloquo di Putin è emblematico ‘Navalny è una canaglia, punta al potere’. Ho sempre sostenuto che nella vicenda che parte con il tentato avvelenamento di Alexey Navalny il regime russo abbia infilato una raffica di errori seriali, che hanno messo Putin in gravissime difficoltà.
Dmitrij Anatol’evič Medvedev li supera tutti. Certo quello che in un paese democratico è politically correct è molto diverso da quelli che sono i parametri di giudizio in un paese in cui dietro una democrazia di facciata si nasconde un regime dittatoriale, grondante di sangue, senza eguali.
La tradizione del trattamento dei dissidenti in Russia era quella di spedirli in “Ospedali psichiatrici in Siberia”, eufemismo per definire veri e propri campi di concentramento, in luoghi siberiani dove le condizioni climatiche tendono a sterminare chi non ha condizioni di vita confortevole (camino, cibo nutriente, vodka, etc). E certamente ai dissidenti non era concesso nulla di tutto questo. Non ci vedo una gran differenza rispetto al nazismo ed ai campi di sterminio, se non che condannandoli a morte lenta e graduale. forse, sono ancora più spietati e profondamente sadici.
Deve destarci meraviglia che per Medvedev essere concorrente di Putin equivalga ad essere una canaglia, dimostrata dal fatto che “punta al potere”? Non ha diritto di cittadinanza in Russia l’opposizione.
Prosegue e sale di tono la repressione poliziesca delle manifestazioni pro Navalny. Gli arrestati salgono di numero ed arrivano a quota 5.414, fra cui 82 giornalisti, rei d’informare. In una democrazia il diritto-dovere d’informazione è tutelato dalle Costituzioni varie, nei paesi dittatoriali non solo non ha tutele, ma se non si fa parte degli amplificatori delle comunicazioni del potere si commette reato. Un giornalista che assiste alle manifestazioni, infatti, viene arrestato.
Quelli che non mollano la presa su Putin nel caso Navalny, sono da un lato l’Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell: “Anche oggi condanno gli arresti di massa e l’uso sproporzionato della forza contro dimostranti e giornalisti in Russia” e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha denunciato le “tattiche brutali” del Cremlino contro i manifestanti. Ed il Cremlino per tutta risposta per bocca del Ministro degli esteri russo ha accusato Europa e America di “grossolane interferenze” nelle questioni interne della Russia. Chissà se e quando arriveranno le sanzioni alla Russia, come le definirà.
Intanto la Giustizia russa si prepara a tramutare la condanna del 2014 di tre anni e sei mesi inflitta a Navalny con i benefici della sospensione condizionale della pena, in condanna da scontare effettivamente, a causa di presunte violazioni della sospensione condizionale. Mi fa francamente specie scrivere di Giustizia quando mi riferisco alle decisioni della magistratura russa, erede diretta di quella magistratura sovietica sui cui crimini la letteratura abbonda di testi autorevoli.
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