Raid Usa in Siria
La prima operazione militare dell’era Biden dopo 37 giormi dall’insediamento
La Redazione
Gli Stati Uniti, in risposta all’attacco missilistico del 15 febbraio in Iraq, che costò la vita ad un contractor civile, e provocò diversi feriti tra i militari statunitensi ed alleati, ha sferrato un attacco in Siria, ai confini dell’Iraq prendendo di mira infrastrutture delle milizie appoggiate dall’Iran. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 17 i combattenti filo iraniani morti nel raid americano.
Washington aveva condannato l’attacco del 15 febbraio contro la base statunitense nella regione del Kurdistan iracheno, ma non aveva mosso accuse o attribuito paternità all’attacco ed aveva affidato all’Iraq il compito di condurre l’inchiesta ed accertare le responsabilità.
La Casa Bianca non ha accusato alcun gruppo specifico dell’attacco alla sua base, peraltro rivendicato da un gruppo sciita che si fa chiamare Awliyaa al-Dam, o Guardiani del Sangue. con cui l’Iran nega di aver alcun rapporto, ma ha fatto sapere di ritenere l’Iran responsabile delle azioni dei suoi gregari. “Molti di questi attacchi, “sono stati portati avanti con armi prodotte o fornite dall’Iran“, ha confermato il portavoce del dipartimento di Stato. Biden ci ha tenuto a precisare che prima del raid si è sentito con gli alleati con cui ha condiviso la decisione.
Teheran stava insistendo con Washington per il ritorno al trattato sul nucleare del 2015 che Trump aveva sospeso. Questo incidente di percorso non potrà che rallentare gli accordi che appaiono decisamente in salita.
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