Samira Sabzian: vittima di un sistema ingiusto e indegno
Una donna che ha sofferto anni di apartheid di genere, matrimonio forzato e violenza domestica giustiziata, nonostante l’appello internazionale per la sua liberazione.
Rocco Michele Renna
Nel cuore della notte, l’oscura ombra dell’ingiustizia si è abbattuta su Samira Sabzian, una donna il cui unico crimine sembra essere stato quello di essere nata nel contesto di un sistema che ha ignorato il suo grido di aiuto. La sua storia è una testimonianza della tragica realtà che molte donne affrontano in un mondo ancora permeato da discriminazioni di genere e violazioni dei diritti umani.
Samira, data in sposa quando aveva solo 15 anni, è stata vittima di un matrimonio forzato e di anni di violenza domestica. Nel 2013, il suo destino è stato segnato da un’accusa terribile: l’omicidio del marito. Una condanna a morte è stata la sua sentenza, una sentenza che l’ha relegata nel braccio della morte per ben 10 lunghi anni, privandola del diritto di vedere i suoi figli crescere. La sua storia avrebbe potuto prendere una svolta diversa, ma la giustizia è stata negata e il suo appello respinto.
Nonostante la mobilitazione internazionale promossa dall’ong Iran Human Rights, che ha implorato la liberazione di Samira, la macchina omicida di un regime incompetente, disumano e corrotto ha prevalso. L’esecuzione di Samira Sabzian è avvenuta nel carcere di Qeezel Hesar a Karaj, in un atto che sottolinea l’indifferenza crudele di un sistema che dovrebbe proteggere i suoi cittadini.
L’originariamente programmata esecuzione di Samira per mercoledì 13 dicembre è stata temporaneamente rinviata a seguito delle pressioni della società civile, ma questo rinvio non è stato sufficiente a salvarla dall’orrore della forca. Samira, una vittima di anni di apartheid di genere è stata sacrificata sull’altare di un sistema che perpetua la paura e reprime ogni voce di dissenso.
Il direttore dell’ong Iran Human Rights, Mahmood Amiry-Moghaddam, ha condannato aspramente questa ingiustizia, definendo Samira una vittima della macchina omicida di un regime che trova il suo unico sostentamento nell’uccidere e nel seminare il terrore. La sua voce risuona forte nell’appello per una riflessione profonda sulla situazione delle donne in Iran e in tutto il mondo.
Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it.