Scandalosi provvedimenti dei Pm di Como

Richieste fotocopia di archiviazione nei confronti delle Rsa del territorio per gli ospiti deceduti nella prima ondata del Cocid-19

Gianvito Pugliese

I Pm di Como hanno notificato decine di comunicazioni fotocopia di avvisi di chiusura delle indagini e connessa richiesta al gip di archiviazione alle case di riposo (Rsa) accusate di omicidio colposo ed epidemia colposa per  le centinaia di ospiti deceduti durante la prima ondata. 

Secondo la Procura di Como, a proposito delle vere e propri stragi di ospiti avvenute nelle Rsa lombarde “il loro decesso non può essere direttamente correlabile con certezza assoluta al virus” perché “erano tutti di età avanzata e presentavano patologie gravi”.

L’assurdo è che il provvedimento in esame concerne un ospite di queste strutture deceduto il 18 aprile 2020 all’ospedale Valduce, dove era stato ricoverato con la febbre e altri sintomi riconducibili al Covid. Supponiamo, che l’ospedale abbia correttamente indicato nel certificato di decesso la morte per Covid, visto che per quello era ricoverato. Di questi provvedimenti ci sono decine di fotocopie notificati alle altre Rsa. Da non credere.

Siamo andati a consultare l’archivio dei nostri articoli e il 19 aprile 2020 il Ministero della Salute dichiarava nel Paese 3.047 nuovi casi e, cosa che maggiormente rileva. 433 decessi avvenuti il giorno precedente. E tra i 433 morti di Covid o di complicazione legate al Covid c’era certamente il signore che la Procura non sa di cosa sia morto. Per inciso in Lombardia furono contati 163 morti il 18 aprile, sempre secondo il Ministero della Sanità. All’epoca per motivi di sicurezza non si procedeva all’autopsia dei morti per Covid, ma la certificazione della causa di morte faceva e fa fede, se non erro, fino a querela di falso.

Ma vi è di più. Risibile l’attribuzione della morte degli ospiti all'”età avanzata” ed alle altre presunte “patologie gravi”. In tal ultimo caso, erano da ospedalizzare, non da ospitare in Residenze sanitarie assistite. In quella Rsa presa a campione in quel mese di aprile si contarono 23 pazienti morti rispetto a 1 e 3 nello stesso mese degli anni precedenti e 35 ospiti su 105 erano risultati positivi. Numeri, che se la matematica non è un’opinione, come invece sembra essere nella Procura di Como, non lasciano dubbi sul fatto che quella ed altre Rsa, non solo della Lombardia, non fecero nulla per proteggere i propri ospiti esponendoli pervicacemente al contagio. Ed i numeri furono da strage.

Deve essere una brutta abitudine italiana, nelle stragi i colpevoli e soprattutto i mandanti, assai raramente sono venuti a galla. Alcune stragi sono ancora secretate. E siccome fu una strage non meravigliamoci. Vi manca solo la secretazione del Governo.

Ma torniamo alle motivazioni della richiesta di archiviazione, Vi si legge: “Difficilmente appare dimostrabile una ‘colpa di organizzazione’ da parte della struttura – a proposito dell’ipotesi di omicidio colposo – perché il loro decesso non può essere direttamente correlabile con certezza assoluta al virus, in ragione delle preesistenti condizioni di decadimento dovute all’età e di salute; la compresenza di più fattori non permette di ricondurre le cause della morte al solo contagio”.

Assume rilevanza la condizione di eccezionalità generata dall’epidemia globale…. il susseguirsi di prescrizioni provenienti da differenti autorità spesso a brevissima distanza tra loro proprio nel tentativo di migliorare le direttive precedentemente impartite e di far fronte alle carenze di personale sanitario specializzato da dedicare all’emergenza, attrezzature e dispositivi di protezione”.

Quanto ai reato di epidemia colposa,  il ragionamento è simile a quello utilizzato in analoghe archiviazioni in tutta Italia. E’ un tipo di reato, per il quale la giurisprudenza costante afferma “non è configurabile la responsabilità a titolo di omissione”, ovvero non si  possono attribuire responsabilità alle Rsa per non avere posto in essere atti che invece avrebbero dovuto compiere. Qui non ci piove. L’epidemia colposa, per intenderci, cari lettori si configura nel caso in cui ci sia un’attività negligente che contribuisce alla diffusione del virus. In altri termini sei un untore, ma non volontario, se no il reato sarebbe epidemia dolosa.

Ma qui assistiamo a motivazione basate su fatti ammessi dai Pm come veri o presumibili tali, per escludere il reato di strage, ma negati un attimo prima per poter escludere l’omicidio colposo. Da giurista, con dieci lustri sulla spalle (pesano), di provvedimenti abnormi ne ho visti diversi, forse decisamente troppi, ma questo li supera tutti abbondantemente.

Non fatemi dire di cosa sa, è da querela, Ma tanto Voi ed io stiamo pensando la stessa, medesima cosa.       

Uscendo dall’ironia, per non urlare la rabbia che monta e ripreso il controllo, chiedo come testata e come cittadino al Ministro della Giustizia Marta Cartabia, di voler avviare le procedure ispettive ineludibili in un caso di tale gravità.

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