Scuola: sciopero generale, cortei in tutto il Paese

Protesta per i tagli al settore ed il rinnovo del contratto.

La redazione

Lo sciopero generale della Scuola, indetto da Cgil, Uil, Cobas e sindacati vari della scuola, latitante la Cisl, è andato in scena anzitutto nella capitale, ma i cortei con numerosi partecipanti si sono tenuti anche in quasi tutte le altre importanti città del Paese.

“Adesso basta” hanno gridato all’unisono insegnanti e studenti, accomunati da desiderio di difendere il loro mondo.

Nella capitale dove centinaia di docenti e gruppi di ragazzi hanno sfilato intonando ‘Bella Ciao’ da Porta San Paolo al Miur. Li precedeva uno striscione con su scritto “La scuola si ribella”.

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti: ” Se è vero, come sostiene la politica, che la scuola è il motore del Paese, lo si dimostri quando arriva il momento di investire risorse”.

Per i Cobas: “Dopo decenni di tagli alla scuola e due anni di emergenza, l’esecutivo Draghi prosegue, in linea con i governi precedenti, nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori/trici della scuola”. 

 il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Avevamo detto che ci saremmo ripresi le piazze. Oggi ci siamo quasi tutti. A quel grande sindacato che non c’è dico: lo sciopero è un atto di libertà. Noi siamo qui perché è giusto farlo. Non avevo mai sentito un sindacato dire di non scioperare. Le democrazie muoiono se non si sciopera, se non c’è protesta. Questo è uno strumento per cambiare il Paese. Adesso basta, la scuola di ribella”.

Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana: “Le polemiche sullo sciopero sono inaccettabili e anche un po’ indecenti perché si può dissentire sul merito ma è indecente considerare lo sciopero lesa maestà. Lo sciopero è un diritto costituzionale fondamentale”.

Una domanda vorremmo rivolgere al Ministro della Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi (in foto di copertina), un Ministro con un curriculum invidiabile nel campo che è chiamato a governare: “Che senso ha fare il diavolo a quattro per far tornare i ragazzi in presenza e riaprire le scuole in tempo di pandemia, se poi l’istruzione pubblica è priva dei mezzi necessari per svolgere una decente attività formativa?”. E non solo gli istituti sono rimasti com’erano e sono stati rottamati un poco dovunque gli inutili banchi con le rotelle, le classi pollaio esistono ancora e non basta una circolare ai presidi, pardon ai dirigenti scolastici per impedirle, occorrono strutture che sono rimaste com’erano. E’ come se ai direttori delle carceri scrivessimo: “Premesso che la popolazione carceraria resta invariata, salvo aumenti per nuove condanne, e che l’Europa ha detto all’Italia che il sovraffollamento delle carceri è intollerabile ed incivile, da domani nelle celle non più di due detenuti”. Il direttore o la direttrice si domanderanno giustamente: e gli altri sei, otto che escono dalle celle dove li mettiamo?

E vero che la Scuola è adusa da sempre a fare le nozze coi fichi secchi, ma “dall e dall s scass pur o metall”.

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