Si complica il conflitto in Kazakistan

Tra la ribellione violenta e quella pacifica e l’occupazione russa. si inserisce la lotta intestina tra seguaci di Nazarbayev e fedeli a Tokayev

Gianvito Pugliese

Non bastava al Kazakistan una pacifica protesta, che la violenta repressione, per mano del Capo dello Stato Tokayev e delle sue forze di sicurezza (gli eredi del Kgb), ha fatto degenerare e trasformare in ribellione nei confronti di un regime dittatoriale istauratosi nel Paese con lo scioglimento dell’Unione sovietica.

Non bastava, neanche, lo sbarco in forze di ingenti truppe russe aviotrasportate, ufficialmente per reprimere la rivolta, ma in realtà per puntellare il potere di Tokayev, divenuto in un attimo amico di Putin, che fino al pochi giorni fa era fraternamente legato a Nazarbayev, signore indiscusso del Kazakistan dal 1990 al 2019, anno in cui ha trasferito parte dei poteri al suo delfino Tokayev, mantenendone alcuni importanti.

Come in tutti i gialli che si rispettano, prendete a modello quelli di Agata Cristi, le cose si complicano, s’intorcinano e s’ingarbugliano fino alle ultime pagine del romanzo giallo, quando il “nostro eroe”, ovvero il valente investigatore, districandosi a meraviglia tra i misteri ci mostra la soluzione. I lettori accaniti dei gialli, io tra questi, devono essere non poco masochisti. La spiegazione nell’ultima pagina è talmente lineare e pacifica, che il lettore si autoconvince di essere nato scemo. In realtà non è così e a noi lettori mancavano non pochi pezzi per completare il puzzle, ma il vero grande autore di gialli sa nascondere questa verità, meglio di come l’assassino nasconda l’arma del delitto.

L’ultima mossa di Tokayev ci da un importante pezzo dl puzzle, ma ne mancano ancora troppi e la soluzione è alquanto lontana. Dunque, Tokayev ha fatto arrestare per alto tradimento l’influente ex capo dei servizi di sicurezza del Kazakistan (Knb), Karim Masimov, svelando una guerra all’interno dell’elite kazana. Si starebbero fronteggiando i fedelissimi di Nazarbayev e gli uomini di Tokayev, che ha privato in questi giorni il suo vecchio padrino degli ultimi poteri cumulandoli nella sua persona. Giallo nel giallo, Nazarbayev che era dato all’estero, ma non si sapeva dove, sembra invece si trovi a Nur-Sultan, la capitale a lui intitolata ma che da giorni non viene più chiamata col suo nome.

E da qualche giorno in Kazakistan i servizi di sicurezza, comandati dal defenestrato Masimov, si sono dileguati principalmente dai luoghi degli scontri. Da qui l’accusa di alto tradimento. Potrebbero essere proprio Masimov  ed “il vecchio”, come viene chiamato Nazarbayev, ad aver tramato un golpe e fomentato la rivolta della folla contro Tokayev per costringerlo alle dimissioni? Chi crede a questa tesi legge la richiesta a Putin d’intervenire con le sue truppe, come l’estremo tentativo di Tokayev di salvare se stesso dagli avversari interni.

C’è chi legge gli ultimi avvenimenti cone un tentativo di riappacificazione tra il vecchio ed il nuovo leader del Paese.

Come dicevo mancano troppi pezzi per completare il puzzle, ma forse la soluzione non è lontana e nei prossimi giorni si renderà palese, quale che sia, e ci permetterà di capire, almeno in linea di massima. tutti gli avvenimenti accaduti.

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