Si tinge di altro giallo il caso Navalny

Morto a 55 anni improvvisamente il medico che ebbe in cura Navalny in Siberia. E Borrel preme per la liberazione del dissidente.

GP

E’ morto improvvisamente all’età di 55 anni il medico che curò Navalny in Siberia nell’ospedale di Omsk. Lo ha comunicato lo stesso ospedale che però non ha reso note le cause della morte del proprio collaboratore sanitario.

L’improvvisa scomparsa di un personaggio chiave del caso Navalny, nei giorni in cui il dibattito sul dissidente è all’apice, è quanto meno sospetta.

Ricordiamo che l’ospedale di Omsk, trattenne per diverse settimane Navalny in coma, contro la volontà dei familiari che volevano fosse curato in Germania, dove fu poi trasferito ancora in come a seguito anche delle pressioni internazionali sul Cremlino.

L’ospedale russo dichiarò che il coma di Navalny era da attribuire a cause naturali, e che di avvelenamento non c’era la minima traccia. Il trasporto del paziente in coma fu effettuato quando il tempo di ricovero trascorso in Siberia avrebbe dovuto cancellare ogni traccia sull’origine del trauma.

Ricoverato in Germania, Alexey Navalny non solo uscì dal coma, ma le tecnologie della medicina tedesca consentirono di accertare nel corpo del paziente tracce di avvelenamento. Era stato utilizzato un agente nervino del tipo Novichok che, secondo le autorità britanniche, fu usato, nel marzo 2018, per tentare di assassinare in Inghilterra l’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal assieme alla figlia Julija. 

Poi Navalny farà parlare uno del servizio segreto russo, che ammette l’operazione di killeraggio a danno del dissidente da parte di colleghi. Alexey Navalny viene convocato in Russia per rispondere ad una presunta violazione degli obblighi connessi al beneficio della sospensione condizionale, arrestato appena sceso dalla scaletta all’aeroporto di Mosca e condannato a due anni e otto mesi di reclusione dal Tribunale russo.

E mentre Josep Borrel, Alto rappresentante per la politica estera Ue, sarà ieri. oggi e domani a Mosca, per chiedere al Cremlino la liberazione dell’oppositore a Putin e delle migliaia di manifestanti pro Navalny arrestati dopo essere stati brutalmente manganellati dalla polizia russa, si accinge ad incontrare domani il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, la situazione evidentemente precipita. La morte del medico lo conferma. Non so a cosa approderà il colloquio. I russi difendono l’operato della polizia, che perseguirebbe reati come la partecipazione a manifestazione non autorizzata, e sull’avvelenamento di Navalny negano ogni addebito, nonostante prove schiaccianti contro di loro, come pure di aver utilizzato la condanna a fini politici. Borrel è categoricamente attestato su posizioni opposte. A cosa mira la sua trasferta moscovita. A registrare il net russo e procedere alla attribuzione di pesanti sanzioni alla Russia da parte dell’Europa. I ministri degli Esteri Ue dovrebbero discutere di “possibili ulteriori azioni” nei confronti di Mosca il 22 febbraio. Putin le teme non poco, ma non tanto da cambiare linea nei confronti di Navalny, almeno fino ad oggi. D’altro canto uno che mesi fa ne ordinò l’omicidio ai suoi servizi segreti, ora che lo ha segregato nelle sue prigioni, volete che lo molli alla prima minaccia? Senza dimenticare la natura e la formazione di Putin, avvenuta nel Kgb, roba da indurire come la roccia pure una mammoletta. E la diplomazia russa, in grave difficoltà, alterna insulti ad un occidente reo di “interferenze in questioni interne alla Russia” per coprire il fallimento delle sue politiche liberiste, ad inviti a non commettere l’errore di fare di un caso marginale una questione che potrebbe pregiudicare gravemente i rapporti tra Russia ed Unione Europea.

Borrel non è uno sprovveduto e ha ricordato ai russi ed al mondo di aver preso atto che il 2 febbraio un tribunale di Mosca ha condannato  Navalny a due anni e otto mesi di reclusione. Il Cremlino ha voluto la sua condanna per la presunta violazione del regime di libertà vigilata, violazione commessa mentre il signor Navalny si stava riprendendo in Germania da un tentativo di omicidio per avvelenamento subito nella Federazione Russa con l’uso di agente chimico militare. La Corte europea dei diritti dell’uomo aveva già stabilito, nella sua sentenza del 2017, che la condanna del signor Navalny era arbitraria e manifestamente irragionevole. La Russia non può ignorare le sentenze della Corte Europea. Diversamente tocca all’Unione europea fare in modo che le rispetti.

Per i russi, con le sanzioni in arrivo due problemi, uno esterno, dei rapporti col mondo in epoca di mercato globale ed uno più grande interno. Un Putin sculacciato e sanzionato dall’Ue come uno scolaretto discolo, è un’immagine che non può non far sgretolare buona parte di un regime costruito sul terrore, ma anche sull’ammirazione di un popolo bue. Ma il bue, quando comincia ad aver fame, si ricorda di aver avuto un nonno toro.

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