Svolta epocale in Corea del Sud: addio alla carne di cane

Il parlamento approva una legge storica che ne vieta “allevamento, macellazione e vendita”, mettendo fine a una tradizione immonda

Rocco Michele Renna

Nel corso di una votazione straordinaria, l’Assemblea nazionale della Corea del Sud ha segnato un capitolo storico nell’evoluzione culturale del Paese, cancellando la pratica dell’allevamento, della macellazione e della vendita di cani destinati al consumo da parte dell’uomo. Con un netto voto di 208-0, la legislatura ha abbracciato quella che è stata definita “una rivoluzione culturale”, un atto coraggioso contro una pratica tradizionale che gli attivisti hanno da tempo stigmatizzato e che ha portato imbarazzo al Paese.

La nuova legge, che entrerà in vigore dopo un periodo di transizione di tre anni, stabilisce sanzioni severe per chiunque si impegni nell’allevamento, nella macellazione o nella vendita di carne di cane. Coloro che violeranno questa disposizione rischieranno fino a tre anni di carcere o una multa salata di 30 milioni di won (circa 21.000 euro).

La svolta epocale non solo simboleggia il rifiuto di una pratica gastronomica secolare, ma anche una risposta alle crescenti pressioni nazionali e internazionali degli animalisti. La Corea del Sud si impegna a porre fine alla macellazione e alla vendita di carne di cane entro il 2027, aprendo la strada a un futuro più compassionevole per gli amici a quattro zampe.

Mentre la carne di cane è stata considerata una prelibatezza da alcuni sudcoreani anziani, i giovani del paese hanno sempre meno gradito questa tradizione culinaria. Secondo un sondaggio dello scorso anno, solo l’8% delle persone ha dichiarato di aver consumato carne di cane negli ultimi 12 mesi, contrapponendosi al 27% registrato nel 2015. La nuova legislazione, quindi, riflette non solo l’evoluzione della cultura, ma anche un cambiamento nei gusti e nelle preferenze alimentari della società sudcoreana.

Con la promulgazione di questa legge, il governo coreano si impegna a fornire supporto agli allevatori di cani da macello, ai macellai e ai proprietari di ristoranti che saranno colpiti dalla chiusura delle loro attività. Sebbene i dettagli del risarcimento debbano ancora essere definiti, l’intenzione è chiara: facilitare una transizione senza intoppi verso fonti alternative di lavoro e reddito.

La Corea del Sud, con i suoi 1.600 ristoranti di carne di cane e 1.150 allevamenti di cani da macello registrati nel 2023, si prepara a voltare pagina su una pratica controversa, offrendo un esempio tangibile di cambiamento sociale e di rispetto verso gli animali.

Francamente avremmo apprezzato di più se il periodo di transizione da tre anni fosse stato ridotto a tre mesi, ed ancor più se non fosse stato accordato. Ma, come di dice dalle nostre parti: “Meglio feriti che morti”.

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