Tokayev, trasforma i militari ed i poliziotti in killer
Ha chiesto loro di sparare senza preavviso sui “terriristi” per uccidere
La redazione
Il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, ha ordinato ai militari di “sparare per uccidere e senza preavviso” e ha promesso di “distruggere quanti non si arrendono”.
Il messaggio appare destinato ai militari e poliziotti kazaki, ma probabilmente è destinato, anzitutto, alle truppe russe, che arrivano a ritmi da invasione di un Paese nemico in guerra. Tokayev non si fida dei suoi militari e poliziotti. Potrebbero rivoltarsi contro di lui, non sopportando più di dover uccidere connazionali e fra loro fratelli, genitori, figli ed amici di una vita.
Ci duole molto che Tokayev chieda ai soldati russi di trasformarsi in killer dei suo popolo. Noi non dimentichiamo i sacrifici e l’abnegazione del popolo e dei militari russi nel combattere Hitler ed il mostro germanico. Troviamo inaccettabile che i loro nipoti ed eredi possano accettare di essere trasformati in luridi killer da un dittatore da strapazzo.
Tokayev dopo aver etichettato i manifestanti come “terroristi” e “criminali assassini”, prosegue il suo discorso alla Nazione: “Che assurdità che si possa pensare a trattative con criminali e assassini. L’operazione antiterrorismo continua, anche con una squadra speciale di uomini che darà la caccia ai “terroristi”.
Tokayev – che da due giorni guida anche il Consiglio nazionale per la sicurezza, avendo ‘defenestrato’ Nursultan Nazarbayev, ‘padrone’ incontrastato del Paese per tre decenni, che era comunque molto potente e che lo aveva messo al potere, Da fonti autorevoli, apprendiamo che Nazarnayev sarebbe stato definitivamente allontanato dal Paese ma non si sa con quale destinazione.
Intanto affluiscono a ritmo continuo e costante uomini e mezzi militari russi; Tokayev, infatti, ha ringraziato “in modo particolare” il capo del Cremlino, Vladimir Putin e sembrerebbe che i due si siano anche sentiti telefonicamente.
Settantacinque aerei russi volano h24 verso il Kazakistan. Nove aerei carichi di parà russi sono atterrati stamane all’aeroporto di Almaty dove si sentono spari.
Mosca ha comunicato che i propri soldati “hanno immediatamente assunto il compito delle loro missioni e garantiscono anche la sicurezza del consolato generale russo nella città e di altre infrastrutture critiche”.
A comandare a missione internazionale in Kazakistan il comandante delle truppe aviotrasportate russe, il colonnello generale Andrei Serdiukov. Secondo Mosca, gli aerei trasportano anche unità provenienti da Bielorussia, Tagikistan, Kirghizistan e Armenia. Una menzogna spudorata dal momento che solo oggi il parlamento kirkizo ha approvato l’invio dei militari, nonostante il voto fosse ritenuto impopolare.
Cìè stato uno scontro tra deputati dei paesi del Csto ed il Cremlino. I primi ritengono l’intervento negli affari interni del Paese contraddice lo spirito della Csto, ma per il Cremlino “la guerra al terrorismo internazionale risponde perfettamente al mandato della Csto”.
Stamane primo bilancio dalle autorità kazake: “26 “delinquenti” uccisi, un migliaio di feriti e 3700 arresti. Silenzio sui morti e feriti tra le forze dell’ordine, ma si sa che 18 uomini delle forze di sicurezza sono morti, due dei quali decapitati. Un bagno di sangue forse anche peggiore.
Il Kazakistan produce il 40% di uranio a livello globale.
Mukhtar Ablyazov, l’ex banchiere che fu al centro in Italia del ‘caso Shalabayeva’ ha parlato da Parigi, dov’è rifugiato, chiedendo all’Occidente di intervenire nella crisi, senza di che il Paese “si trasformerà nella Bielorussia e Putin imporrà metodicamente il suo programma: ricreare una struttura come l’Unione Sovietica”.
Ablyazov ora si accredita come leader dell’opposizione, ha poi affermato di essere pronto a tornare in patria: “In Kazakistan è in atto un gioco geopolitico. La Russia è già entrata, ha inviato truppe. La Csto è la Russia, questa è un’occupazione russa”.
Il banchiere, ex ministro, che ha ottenuto lo status di rifugiato in Francia, si dice pronto a mettersi alla guida di un governo provvisorio: “L’Occidente deve strappare il Kazakistan alla Russia. L’Occidente deve fornire aiuto perchè Putin non riesca a occupare il Paese, aiutare la società civile a eleggere i suoi leader in modo che il Paese possa scegliere la sua strada, una strada democratica come in Occidente”.
Per Ursula von der Leyen l’Ue al momento è pronta a offrire la sua assistenza, ma il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, pretende in cambio una de-escalation e la garanzia dei diritti e la sicurezza dei civili. Richieste meramente formali. Borrell sa bene che Tokayev non si degnerà neanche di rispondere. Ma crediamo che il convitato di pietra fosse Putin estremamente sensibile alle sanzioni europee che costringerebbero i russi a stringere ulteriormente la cinghia. Putin sa che non ci vuol molto per trasformare agli occhi dei russi “l’eroe della novella Unione sovietica” nell’ “affamatore del popolo russo”, che già ora non naviga nell’oro. E come insegna, ma solo da ultimo, il Kazakistan quando un popolo è alla fame basta nulla per far scoppiare la rivolta, e da lì alla rivoluzione il passo è breve, anche perché il novello zar russo a chi chiede aiuto, alla Cina?
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