Tre leader europei a Kiev

In segno di sostegno all’Ucraina

La redazione

Tre primi ministri europei (in copertina) si sono recati oggi a Kiev. Sono i primi leader stranieri che visitano la capitale ucraina dall’inizio dell’invasione per mano russa. Ma contro ogni previsione quella conquista del Paese. che doveva durare tre giorni nei progetti russi, oggi che siamo al 20° giorno di guerra è ancora in alto mare, un successo della resistenza ucraina che finora è riuscita a contenere e respingere l’assalto russo.

I tre leader sono il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, lo sloveno Janez Jansa ed il ceco Petr Fiala (da sinistra in copertina), ed incontreranno il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy.

Fiala: “Lo scopo della visita è confermare l’inequivocabile sostegno dell’intera Unione Europea alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina”, che ha aggiunto che i tre leader presenteranno all’Ue un ampio pacchetto di misure in favore dell’Ucraina.

Michal Dwoczyk, L’aiutante di Morawiecki, ha confermato ai giornalisti che la delegazione aveva attraversato il confine polacco-ucraino e si stava dirigendo a Kiev in treno, per quella che il leader polacco ha definito “una missione storica“.

Morawiecki: “È nostro dovere essere dove si forgia la storia. Perché non si tratta di noi, ma del futuro dei nostri figli che meritano di vivere in un mondo libero dalla tirannia“.

I tre leader raggiungeranno un città ancora martellata dai bombardamenti, dove la metà dei 3,4 milioni di abitanti è fuggita all’etero e molti trascorrono le notti nelle stazioni della metropolitana. Due potenti esplosioni hanno fatto tremare Kiev prima dell’alba di oggì. Ii servizi di emergenza hanno affermato che due persone sono morte in un un condominio che è stato colpito.

Dopo venti giorni di una guerra che Mosca credeva di poter vincere incirca tre giorni, la più grande forza d’invasione europea dalla seconda guerra mondiale è stata fermata alle porte di Kiev, mentre le principali rotte stradali e ferroviarie dalla capitale sono ancora aperte. Le colonne corazzate russe sono imponenti, ma non sono riuscite a conquistare nessuna delle 10 città più grandi dell’Ucraina, che sono state, peraltro costantemente bombardate e hanno visto in macerie intere aree residenziali.

Ospitare leader stranieri Kiev è un notevole successo simbolico per Zelenskiy. Il premier ucraino, nonostante fosse ricercato vivo o morto dal Cremlino e vittima di tre attentati scampati, rifiutò le offerte di rifugiarsi all’estero all’inizio della guerra, esponendosi ai bombardamenti per tenere unita la nazione con messaggi notturni.

Zelenskiy, in una ventata di ottimismo, ha intimato alle truppe russe di arrendersi, sostenendo che sia loro, che i loro ufficiali sapevano benissimo che la guerra era senza speranza: “Coscritti russi! Ascoltatemi molto attentamente. Ufficiali russi! Avete già capito tutto: non prenderete nulla dall’Ucraina. Toglierete vite. Ci sono molti di voi. Ma anche la vostra vita sarà tolta. Ma perché dovresti morire? Per cosa? So che vuoi sopravvivere “.

Dallo stato maggiore di Zelenskiy è stato affermato che la guerra sarebbe finita entro maggio – e potrebbe anche finire in poche settimane – poiché la Russia aveva effettivamente esaurito le truppe fresche per continuare a combattere: “Siamo a un bivio ora: o ci sarà un accordo di pace raggiunto molto rapidamente, entro una o due settimane, con il ritiro delle truppe e tutto il resto, o ci sarà un tentativo di mettere insieme alcuni, diciamo, siriani per un secondo round e, quando li maciniamo, un accordo entro metà aprile o fine aprile. Penso che entro maggio, inizio maggio, dovremmo avere un accordo di pace, forse molto prima: vedremo”.

Si respira una ritrovata fiducia nella resistenza ucraina dal momento che fortemente in inferiorità numerica dell’Ucraina hanno reso impossibile alla Russia di raggiungere l’obiettivo di Mosca: insediare a Kiev leader filo-russi.

La Russia dice che tutela e protegge i civili e sta effettuando una “operazione speciale” per disarmare e “denazificare” l’Ucraina, che Kiev chiama pretesto infondato per invadere una nazione democratica di 44 milioni di persone.

Nella città di Rivne, 19 persone sono state uccise in un attacco aereo russo contro una torre della televisione. 

Le delegazioni ucraina e russa avrebbero dovuto riprendere i colloqui di pace oggi in collegamento video.

Ma non ci sono progressi in quei colloqui, che per gli ucraini avrebbero dovuto almeno consentire ai civili di evacuare e portare aiuti alle città circondate, in una parola attivare veri corridoi umanitari, anzitutto al porto orientale di Mariupol. Centinaia i morti lì da quando la Russia ha posto l’assedio alla città di 400.000 abitanti già dalla prima settimana di guerra. Le truppe russe hanno consentito a una prima colonna di auto di lasciare la città ieri, ma i tentativi di concordare un cessate il fuoco locale per portare convogli di aiuti sono falliti per 10 giorni consecutivi.

L’intelligence britannica conferma che i russi avrebbero rapito i sindaci di Melitopol e Dniprorudne.

Le sanzioni occidentali per l’invasione della Ucraina stanno mettendo l’economia russa in ginocchio e nella stessa Russia, è esplosa una repressione quasi totale della libertà di parola, con la chiusura di tutti i principali media indipendenti e le app dei social media occidentali disattivate. Le segnalazioni che si riferiscono a “guerra” o “invasione” sono vietate e punite con la reclusione fino a 15 anni. Piccolo particolare sono termini che sia Lavrov che Zolotov usano abitualmente.

Durante il più seguito telegiornale del principale canale televisivo statale russo, una dipendente si è messa dietro la speaker ed ha alzato un cartello in inglese e russo che diceva: “NESSUNA GUERRA. Ferma la guerra. Non credere alla propaganda . Ti stanno mentendo qui.” È stata rapidamente arrestata e non se ne hanno notizie.

Avvenire, in quotidiano della Conferenza episcopale italiana, rende noto che i profughi in Bielorussia vengono imprigionati, sottoposti ad interrogatori e torturati. Inenarrabili gli episodi riferiti da inviati di guerra, gli ultimi due morti in Bielorussia sono una giovane camerunese sbranata dai cani delle guardie di confine di Minsk ed un siriano affogato in un fiume dove era stato costretto ad entrare dai medesimi aguzzini.

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