Troppi missili in Medio Oriente aumentano il rischio escalation tra l’Iran e Israele
Ormai il conflitto Israele Palestina si allarga sempre più e rischia di divenire una esplosione terrificante
Gianvito Pugliese
Si spara, e si spara troppo, e non petardi o proiettili ma missili tra l’Iran ed i suoi alleati da un lato ed Israele e gli stati Uniti dall’altro.
Tutto è nato dall’attacco Israeliano a Gaza, dove i bombardamenti con la Stella di Davide hanno causato non meno di 25.000 palestinesi trucidati, mentre l’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023 è sempre più carico di “strani interrogativi”. Neanche l’inchiesta di parte israeliana è mai giunta a compimento. Cosa il mondo non deve sapere di quell’atto terroristico non è assolutamente chiaro, anche se circolano voci non confermate ma sempre più insistenti su una provocazione creata ad arte da Netanyahu.
Il quale leader israelita si oppone fermamente alla pace fondata sul principio di due Paesi-due Stati, nonostante sia voluta dal mondo intero, compreso il presidente americano Joe Biden, che non ne fa mistero, mentre quel cocciuto rifiuto rischia di far tornare indietro sui propri passi proprio gli Usa, che stanno subendo non pochi attacchi e danni come l’interruzione della Rotta del Mar Nero, che ha reso inutile, al momento il canale di Suez. Se le elezioni presidenziali imminenti in Usa non spingessero Biden alla cautela nei confronti della comunità ebraica americana, gli Usa si sarebbero certamente già chiamati fuori.
Andando ai fatti, ieri i molteplici attacchi missilistici in Siria, Libano, Iraq e Yemen. hanno sottolineato come crescente il rischio che la guerra dell’enclave di Gaza degeneri in un conflitto regionale più ampio, che veda direttamente l’Iran e i suoi alleati combattere con Israele e Stati Uniti.
L’Iran ha affermato che “cinque delle sue guardie rivoluzionarie sono state uccise in un attacco missilistico contro una casa a Damasco” incolpandone Israele, mentre i servizi di sicurezza del Libano attribuiscono sempre ad Israele i’uccisione di un membro di Hezbollah, notoriamente sostenuto dall’Iran.
Per ritorsione, alcune ore dopo, sempre ieri, missili e razzi lanciati da militanti iracheni sostenuti dall’Iran, hanno colpito la base aerea statunitense di al-Asad, causando lesioni cerebrali traumatiche a diversi soldati Usa ed ad un membro del servizio iracheno, pure ferito.
E dagli Usa è arrivata la risposta abbattendo un missile Houth nel Mar Rosso.
E ieri i soldati israeliani hanno lanciato un nuovo massiccio attacco nella striscia di Gaza. Sempre ieri il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha promesso di punire Israele per il suo attacco in Siria, definendolo “crimini” che non rimarranno senza risposta.
Si è poi saputo che nell’attacco mirato di Israele di sabato tre delle cinque guardie rivoluzionarie uccise erano di alto rango, tutte col grado di generale.
E mentre a Gaza aumentano a dismisura i palestinesi trucidati, innanzitutto donne e bambini innocenti, tutto intorno il Medio Oriente è scenario di scontri, attualmente limitati e contenuti, ma una continua scintilla che rischia di scatenare il fuoco di un conflitto devastante nella regione ed anche oltre.
Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, riferisce la Reuters “ha espresso preoccupazione per il fatto che le tensioni nel Mar Rosso a causa degli attacchi Houthi e dei contrattacchi statunitensi potrebbero andare fuori controllo in Medio Oriente” .”
“Voglio dire, ovviamente, siamo molto preoccupati”, le parole del principe Faisal bin Farhan alla CNN: “Ci troviamo in un momento molto difficile e pericoloso nella regione, ed è per questo che chiediamo una riduzione della tensione”.
Una dichiarazione da non prendere alla leggera.
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