Trump perde il primo round al Senato.
Respinta l’incostituzionalità, il procedimento per l’impeachment entra nel merito.
GP
E’ entrata nel pieno la discussione sull’impeachment per Donald Trump al Senato. Era stata eccepita dalla difesa di Trump l’incostituzionalità del procedimento attuale non essendo più il loro cliente presidente degli Stati Uniti. Una prima fase del procedimento dinanzi al Senato che da ad accusa e difesa quattro ore ciascuna per articolare le rispettive posizioni.
Il primo round è andato a favore dell’accusa. La maggioranza dei senatori si è infatti pronunciata a favore della costituzionalità del procedimento nei confronti dell’ex Presidente.
La seduta è iniziata con la proiezione da parte dell’accusa delle drammatiche immagini dell’assalto al Congresso del 6 gennaio. Un ottimo montaggio del filmato le ha alternate e collegate alle parole del Tycoon che sempre il 6 gennaio nel corso di un comizio incitava i sostenitori a marciare sul Campidoglio. Un video duro, di violento impatto, che ha lasciato in silenzio e senza respiro tutti i senatori, democratici e repubblicani. L’accaduto ha ferito le istituzioni ed i parlamentari, a prescindere dal colore politico, ne sono stati profondamente feriti. Per non parlare del dissenso manifestato ma molti senatori, anche repubblicani scuotendo la testa, quando sono state fatte riascoltare le parole di Trump che, riferendosi ai rivoltosi, con il Capitol Hill ancora occupato, affermava: “Vi amo, siete veramente speciali”. E per completare l’opera il contestuale twitte di Trump: “Questo è quello che accade quando una vittoria a valanga viene scippata a dei grandi patrioti“. Trump non solo non ha difeso il Campidoglio ed ha aizzato ad assaltarlo, ma mentre l’occupazione violenta era in corso lodava ed aizzava ancora gli assaltatori.
I legali di Trump hanno intuito subito che le prove schiaccianti, quanto ripugnanti esibite dall’accusa non davano spazio a proseguire difese nel merito e giocandosi tutto sull’eccezione di incostituzionalità, per bloccare il processo sul nascere, in perfetto stile trumpiano hanno cercato di ricattare i Senatori-giudici: “Se l’impeachment va avanti si rischia di distruggere il Paese, come abbiamo visto una sola volta nel nostro Paese”
Parole che i media Usa hanno letto come un richiamo alla guerra civile e che hanno indignato anche i senatori repubblicani al punto che alcuni di loro hanno votato riconoscendo la costituzionalità e la legalità del procedimento attuale di impeachment di Donald Trump dinanzi al Senato.
Trump un primato lo ha conquistato e non c’è da andarne fieri, è l’unico presidente degli Stati Uniti esposto alla gogna della messa in stato di accusa per due volte. The Donald fa sapere di non essere preoccupato e di stare già pianificando il suo ritorno e la vendetta contro i ‘traditori, a partire dai repubblicani che gli hanno votato contro. Avrebbe annullato i rilassanti appuntamenti sul green e chiuso nel suo studio a Mar-a-Lago, segue alla tv ogni passaggio del processo, per dare istruzioni a distanza ai suoi difensori.. E’ fiducioso, dicono i ben informati, che alla fine tutto finirà in una bolla di sapone, come lo scorso anno.
I numeri sembrano in suo favore. La condanna richiederebbeil voto di almeno 17 senatori repubblicani a favore, e dei 50, 45 hanno votato per l’incostituzionalità. “Con questi numeri tutto quello che devo fare è giocare a golf, nient’altro” ha commentato Trump, finora scomparso dalla scena pubblica da quando ha lasciato la Casa Bianca, come suggeritogli dalla figlia Ivanka e dall genero Jared Kushner.
Ai cinque senatori repubblicani che hanno votato per la costituzionalità se ne sarebbe aggiunto un sesto, ma sono 22 quelli nel mirino di Trump. Ed in queste ore sono indecisi sul da farsi. Si chiedono se provare a imprimere una svolta al partito, buttandosi Trump alle spalle, o consentire al tycoon di cavarsela ancora una volta per il rotto della cuffia.
Nei prossimi giorni si sfideranno nel merito accusa prima e poi difesa: avranno 16 ore ciascuna. Poi si andrà avanti ad oltranza nel giudizio. E’ una vicenda che tutti in un modo o nell’altro vogliono chiudere rapidamente.
Non voglio fare l’ingenuo, ma francamente spiace che la colpevolezza o meno di un presidente che ha insultato le istituzioni e colpito al cuore la democrazia americana, debba essere giudicata sulla base di criteri di convenienza politica e non di prove sull’innocenza o meno. La Giustizia americana esce da ciò più malconcia delle stesse istituzioni democratiche.
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