A cosa è servito il femminicidio?
Assolto per delirio di gelosia omicida della moglie,
GP
E’ accaduto a Brescia, dove la Corte di Assise ha assolto il settantenne Antonio Gozzini, che un anno or sono uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore. Il Gozzini l’aveva poi vegliata per ore.
La difesa dell’imputato, assente in aula nel momento della lettura della sentenza di assoluzione, aveva chiesto di assolverlo, ritenendolo incapace di intendere e volere al momento del fatto delittuoso, tesi fatta propria dalla Corte, secondo la quale, al momento del fatto, il Gozzini fu preda “di un delirio di gelosia” che lo rese totalmente incapace di intendere e di volere. Il pubblico ministero Claudia Passalacqua aveva richiesto l’ergastolo.
I fatti sono questi. Ma credo che qualche riflessione la impongano.
Nasco alla professione, come più volte ripetuto, da penalista e pur avendo fatto nella vita altre scelte, la passione per quella branca del diritto non è mai stata del tutto sopita, anche perchè il mio maestro, nel cui studio iniziai il praticantato, fu l’indimenticabile don Armando Regina, favoloso docente di procedura penale, autentico principe del foro, come il suo erede, il figlio Aldo, docente di diritto penale. Con maestri così, impossibile non conservare la passione. Chiusa la parentesi personale, passiamo velocemente ai ragionamenti.
Il realtà devo confessarVi, cari lettori, che non mi ha mai entusiasmato il discorso sul femminicidio, non certo perché non ritenga che la donna vada tutelata nella miglior maniera possibile, anzi proprio per la fragilità di quella difesa, a mio giudizio più evocata ed inseguita a fini di propaganda politica che per assicurarle reale tutela e soccorso.
Per anni si è inseguito il dibattito per creare uno specifico reato “il femminicidio” con tutte le complicazioni parlamentari connesse, quando istituire un’aggravante specifica per i delitti commessi nei confronti delle donne, ma avrei preferito fosse esteso a tutti gli esseri più deboli, non credo, infatti, che bimbi ed anziani abbiano minori diritti di tutela sociale, si sarebbe potuta portare in porto in tempi record. Tre mesi, contro i cinque anni occorsi.
Ho sempre continuato ad affermare che aver creato una norma specifica, senza gli opportuni regolamenti conseguenti, non serve praticamente a nulla. Purtroppo il numero di delitti commessi nei confronti di donne mi danno ragione e, credetemi, sarei stato felice di aver torto.
Quando parlo di materia regolamentare mi riferisco alla necessità di tutela psicologica e fisica della donna che sporge denuncia. Non in tutti i commissariati o le stazione dei carabinieri c’è una donna a ricevere le denunce di violenze subite. Costringere una donna che ha subito violenza a sporgere denunzia dinanzi ad un uomo è una seconda inaudita violenza impostale dallo Stato. Tanto a prescindere da episodi noti di vittime sottoposte a derisione ed ironia da tutori dell’ordine indegni delle divise che indossano.
Ma se tanto non bastasse c’è da tener presente che alla vittime di minacce non viene assicurata, salvo eccezioni, alcuna protezione. Non mi piace ricordare episodi di cronaca raccapricciante, ma se pensate un attimo alla triste storia del povero ritardato in un paese della Puglia perseguitato e picchiato ripetutamente dai bulli fino alla morte, vi renderete conto che alle vittime viene accordata ben poca protezione. Figuratevi alle vittime di minacce telefoniche e stalking. Praticamente zero. Le scorte servono ad altro. Anche questo è oggetto di regolamento. Tocca al Viminale indicare la priorità dei delitti da scongiurare e non mi risultano oggetto di particolare attenzione.
Oggi, la ciliegina sula torta. I relatori della norma sul femminicidio l’avevano praticamente escluso. Assoluzione da parte della Corte di Assise di Brescia per incapacità d’intendere e di volere. E siccome non ho letto “le carte” del giudizio non mi permetto di esprimere giudizi in merito.
Sta di fatto che il femminicidio può essere reso vano da tutte le esimenti che valgono per qualsiasi altro reato. E non poteva essere diversamente. Purtroppo la triste conclusione è che anni di battaglie di apprezzabili movimenti e tanta discussione parlamentare si rivela solo una bolla di sapone.
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