Al Senato ritorna il Decreto Elezioni

Si ripete oggi al Senato il voto di fiducia sul decreto elezioni. Ieri dopo l’ennesima bagarre tra maggioranza e opposizione si è votato irregolarmente. Oggi si ripete. Due riflessioni.

Gianvito Pugliese

Sui media in Italia è il fatto del giorno e, purtroppo, anche qualche corrispondente estero se n’è accorto.

Ieri bagarre al Senato sul decreto elezioni, cioè il “decreto legge 20 aprile 2020, n.26, che introduce disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020, in considerazione dell’emergenza sanitaria da Covid-19.”

Aldilà dei formalismi, si prevede una election day per domenica 20 settembre (con prosieguo nella mattinata del 21) e si voterà, o si dovrebbe votare, condizionale d’obbligo visto quanto accaduto ieri, accorpando elezioni comunali, regionali e suppletive, al referendum sul taglio degli eletti. Per il voto si prevede una domenica nella fascia temporale compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre. La prima data utile è il 20 venti settembre. Salvo sorprese del Covid.

Nulla di trascendentale, dunque. I mal di pancia di qualche governatore che, a dispetto delle preoccupazioni e precauzioni minime anti Covid, voleva votare a luglio, sono passati o attenuati. Il governo sul decreto ha posto la fiducia.

Nulla di male. Come nulla di male nel fatto che l’opposizione faccia il suo mestiere. Solite bagarre in aula, soliti cori da stadio -dove il pubblico non è invece ammesso-, qualche minaccia di scontro fisico, ma nulla di più. La maggioranza, alla fine, sembra spuntarla per due voti, ma si scopre che il numero legale era di 150 e non 149 come annunciato dalla Presidente Casellati. Votazione irregolare “urla” l’opposizione. Ed oggi si ripete.

L’emergenza Covid-19 non è affatto dietro le spalle. Con tutti i problemi sanitari e finanziari del Paese connessi, è possibile che il Parlamento sia bloccato per una formalità del genere? Probabilmente, anzi, certamente ha formalmente ragione il leghista Calderoli che, da conoscitore dei regolamenti delle assemblee elettive, ha reclamato verifiche ed ottenuto da dichiarazione d’irregolarità.

Mi chiedo la figura del Senato della Repubblica Italiana di fronte al Mondo ed, in particolare, all’Europa, che ci guarda, più attentamente del solito, in questo momento. Prescindendo dall’errore tecnico -per trovare un precedente occorre andare al 1989- oggi nuova riunione del Senato, con Senatori appena rientrati ieri sera nel collegio, richiamati d’urgenza per fare i notai di quel voto.

Possa darle ragione, senatore Calderoli, solo per un fatto. In effetti, il parlamento conta poco, e non mi riferisco al suo leader che chiedeva, emulo di Orban, dal Papete i pieni poteri, trattando i parlamentari come comuni lacchè ed esautorandolo di qualsiasi prerogativa, ma ad un Parlamento che ha rinunciato da tempo a fare il legislatore. Non analizzo quì le cause. Ci sarà tempo per farlo. Tutta la infinita, volutamente confusionaria, contraddittoria e sovrapposta produzione legislativa e regolamentare fa capo agli appositi uffici ministeriali, assessorati, e simili. con alla guida personaggi, più abili ad aggirare le leggi che ad emanarle correttamente. Giusto, Calderoli, non si legifera più, dunque caciara e sgambetti sono l’unica cosa rimasta, anche per eccitare scribacchini e un popolo, che non vi prende a calci ove non batte luca, solo perchè è stato volutamente mantenuto in uno stato di totale ignoranza, con la complicità di demenziali, ma ben indirizzate, trasmissioni di potenti tv commerciali. Ed i social che potevano essere la soluzione, ne hanno subito il controllo.

La dignità minima del Paese, è andata a remengo da tempo e non solo, gliene do atto, perchè il suo vecchio leader-amicone con tricolore voleva pulirsi il culo, ma soprattutto per tutto lo schifo a cui il popolo italiano ha dovuto assistere. Equamente distribuito: poi c’è chi eccelle e chi, almeno la forma, prova a salvarla.

Nel momento in cui l’Italia è sotto i riflettori, come protagonista in Europa del Recovery Fund, ed impegnata in una battaglia vitale per il Paese, sapete dare solo questo spettacolo? Bravi! Che dire? Continuate così. Il 50% circa di non votanti schifati non vi basta. Comprendo, non basta; occorre, ancora, comprare i voti di più del 25% degli aventi diritto per mettere le mani sul bottino per sé e per i propri amici. Ed è un bel numero ed un bel costo. Vale per tutti indistintamente, ovviamente, ma in questa fase e nel contingente, chi si sta coprendo di vergogna spudoratamente è visibile e, ciò che fa più specie, è che la perdita costante di consenso non lo smuove minimamente. Evidentemente, da buon conoscitore dei metodi del baro -che non si trova sempre e solo al tavolo da gioco-, crede di poter utilizzare qualche asso nella manica. Infatti, le fake sono già partite alla grande.

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