Attacco hacker filorusso all’Italia per la visita di Meloni a Kiev

Nel mirino i siti di ministeri, servizi pubblici e aziende del Paese

Gianvito Pugliese

I siti internet delle aziende e delle istituzioni pubbliche italiane, hanno subito un attacco hacker del collettivo filorusso NoName057, che ha rivendicato la propria “impresa” in coincidenza con la visita a Kiev del nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Kiev. Sui loro canali Telegram gli hacker scrivono: “L’Italia fornirà all’Ucraina il sesto pacchetto di assistenza militare”, ripetendo i contenuti della conferenza stampa della Meloni con Zelenskiy e aggiungendo: “Continueremo il nostro affascinante viaggio attraverso l’Italia russofoba”.

L’attacco, come dichiarato dallo stesso collettivo hacker ha riguardato: Ministero degli Esteri e dell’Interno, Carabinieri, banca Bper, gruppo A2A e Ministero della Difesa. La Polizia postale italiana ha confermato il cyber-attacco, ma ha aggiunto al contempo, che “i sistemi di difesa delle aziende e delle istituzioni sono riusciti a mitigarne le conseguenze; al punto che la maggior parte dei portali è comunque raggiungibile“. Particolare accanimento contro i portali per la carta d’identità, del Ministero delle politiche agricole e del gruppo Tim.

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale: “Stiamo analizzando l’attacco, stiamo seguendo gli eventi. È da questa mattina -ieri per chi legge– che l’Agenzia si è occupata di quello che stava accadendo. Molti servizi sono stati prontamente ripristinati. È stata data un’allertaNell’insieme -il Paese-ha reagito molto bene”.

Tecnicamente va spiegato che è stato un attacco diretto alle applicazioni, da molti informatici ritenuto più complesso.

Non è questa la prima operazione messa in campo da gruppi pro-Russia contro Paesi che offrono supporto all’Ucraina. Il modus operandi, caratterizzato dall’appello a gruppi del social russo Telegram, che la Rai ha definito una vera e propria “chiamata alle armi.

Viene ripreso, infatti, quanto dichiarato da Pierluigi Paganini, esperto di cybersicurezza: “Tipicamente, sono condivise liste di siti da colpire con attacchi Ddos che, saturandone le risorse, li rendono irraggiungibili. Si tratta di attacchi semplici, tuttavia la disponibilità di bot-net composte da un gran numero di sistemi compromessi rende queste offensive difficili da arginare senza le dovute contromisure. Questi attacchi dimostrano l’impatto di ‘Non state actor’ nell’attuale conflitto. Sono gruppi criminali ed attivisti che a vario titolo operano in supporto di Mosca. In taluni casi, sono stati dimostrati legami proprio con l’intelligence militare russa”.

Torna in campo il Gru, il servizio segreto militare russo, che ha agito molto attivamente in Italia, come ho ricordato nell’ultimo editoriale in merito all’accusa di Putin all’Italia d’ingratitudine -dinanzi al Parlamento russo allargato: “Peccato che a Bergamo al seguito di due -soli- medici, Natalia Y. Pshenichnaya e Aleksandr V. Semenov, c’erano 102 militari russi. presumibilmente del GRU, il servizio segreto militare russo, che non rimasero a Bergamo, dove il Covid faceva stragi, ma si dedicarono al tour d’Italia per contattare colleghi italiani di altro grado, pubblici funzionari e cittadini comuni. Furono ovviamente seguiti passo passo dai nostri servizi segreti militari, che sanno per filo e per segno quali furono i contatti e quanti furono “conquistati” alla causa russa; tutto ciò in previsione dell’invasione che non era iniziata, ma era in programma fin da due anni prima. Siamo, infatti, nel primo trimestre del 2020″.

Siamo stati spiati, dunque, utilizzati come un laghetto di trote per pescare e reclutare complici di una futura violazione dell’integrità territoriale di un Paese sovrano e non sappiamo per quale altro obiettivo dei disegni criminali del Cremlino.

In realtà la Russia di Putin non ha fatto mistero di voler conquistare tutta l’Europa e non mi pare che noi siamo altra cosa.

Berlusconi e Salvini ritengono per loro conveniente che accada? Possibile non abbiano saputo quello che hanno sentito tutti da Medvedev? Aspirano al ruolo di proconsoli dello zar Vladimiro? Tutto può essere, ma è certo che quella operazione di 102 militari russi -del Gru?- fu un’operazione di spionaggio di un Paese ostile.

Inutile chiarire che ruolo hanno e come definire i fiancheggiatori del signor Putin nati e cresciuti da questo Paese. Lascio alle mie amiche lettrici ed ai miei amici lettori di deciderlo il totale libertà, com’è giusto che sia.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo  lavocenews.it. Contatti: direttore@lavocenews.it  o  info@lavocenews.it. Grazie.