Biden incontrerà Putin, un vertice sull’Ucraina

Escalation in Donbass. Esercitazioni. Le parole di Blinken. L’ammuina.

Gianvito Pugliese

Il presidente Usa Joe Biden, dopo aver detto che non avrebbe più avuto con Putin neanche incontri telefonici, stanco di un interlocutore che dice e promette una cosa e ne fa un’altra opposta, alla luce dell’evoluzione della crisi, mai così tesa, è pronto ad incontrare Vladimir Putin in qualsiasi momento, pur di evitare la guerra.

Lo ha reso noto il suo segretario di Stato Antony Blinken. In Ucraina orientale i bombardamenti si intensificano all’interno e intorno al territorio occupato dai separatisti-ribelli, sostenuti da Mosca. I separatisti stanno evacuando migliaia di anziani, donne e bambini. Sembra si stiano preparando al peggio.

Kiev annuncia un’ennesima tregua che, però, ormai non sta più in piedi. Sono molto frequenti gli scambi a fuoco da entrambe le parti.

Usa e Russia concordano sul fatto che basterebbe un solo bombardamento o un solo colpo di artiglieria, per arrivare alla guerra. Guerra che Boris Johnson definisce come “la più grande guerra in Europa dal 1945”. Ed il premier britannico, seduto oggi sullo scanno che fu di Winston Churchill, aggiunge: “il piano è già iniziato”.

Gioca contro anche la cosiddetta “pace olimpica”, appena cessata.
Il presidente del CIO Thomas Bach ha annunciato la chiusura dei XXIV Giochi Olimpici Invernali di Pechino. E la Russia era costretta a rispettarla per non indispettire la Cina, in questa vicenda unica sua alleata, al mondo, che conta.

Ma se i giochi sono finiti, proseguono le esercitazioni congiunte di Bielorussia e Russia. Una evidente minaccia a Kiev e all’occidente, soprattutto perché ne era già stata annunciata la fine, sistematicamente smentita dai fatti.

Antony Blinken, esprime preoccupazione per la decisione di Russia e Bielorussia di proseguire, oltre l’annunciato, le esercitazioni congiunte. Il ministero della Difesa bielorusso, infatti, ha dichiarato che le esercitazioni continueranno a causa dell’escalation in Ucraina e dell’aumento dell’attività militare vicino ai confini della Bielorussia e della Russia.

Un netto “Sì”, ha risposto Blinken alla CNN che gli chiedeva se la decisione di proseguire le esercitazioni lo vedesse più preoccupato per la potenziale invasione russa in Ucraina. Gli Stati Uniti faranno l’impossibile per scongiurare un’escalation intorno all’Ucraina, gli sforzi diplomatici continueranno “fino a quando i carri armati e gli aerei non inizieranno a muoversi”, afferma Blinken. “Riteniamo che il presidente Putin abbia preso la sua decisione, ma fino a quando i carri armati non si spostano e gli aerei non volano, useremo ogni opportunità, ogni minuto che abbiamo, per vedere se la diplomazia può dissuadere il presidente Putin dall’andare avanti”. ha detto Blinken intervistato dalla Cnn. aggiungendo che la Russia è “in procinto di un’invasione“.

Dall’Eliseo trapela un barlume di speranza: Putin ha parlato ieri al telefono con Macron e i due intendono organizzare nelle prossime ore un incontro del gruppo di lavoro per un cessate il fuoco in Ucraina. E’ stato l’Eliseo a contattare il Cremlino e la telefonata tra i due leader è durata un’ora e 45 minuti.

Al termine Macron ha sentito Vladimir Zelensky. Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian sentirà il collega russo Sergey Lavrov oggi. Lo ha affermato il ministero degli Esteri russo.

Kamala Harris, a margine della Conferenza di Monaco, sulle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina ha dichiarato: “L’Italia è molto al tavolo dei negoziati”. Occorre dissuadere Mosca “dall’invadere una nazione sovrana”. Harris ha proseguito: “Non negherei all’Italia di avere le sue preoccupazioni. Lo facciamo tutti, fa parte di questo processo”. “C’è in gioco la Nato” ha precisato Harris, sottolineando il rischio di guerra in Europa dopo 70 anni.

Putin: “Usa e Nato devono trattare seriamente le richieste di sicurezza della Russia e fornire una risposta sostanziale”.
Il Cremlino gli fa naturalmente sponda: “Il presidente russo Vladimir Putin non presta attenzione” alle dichiarazioni occidentali sull’”invasione” russa dell’Ucraina, un “elemento di provocazione” che “porta a un’escalation della tensione”. A parlare è l’addetto stampa del leader russo Dmitry Peskov,che aggiunge “la più piccola scintilla potrebbe portare a conseguenze negative”. Ancora un tentativo di disinnescare la crisi e non giungere a drammatiche conseguenze, ma non si va da nessuna parte se Putin non capisce che negoziare e trattare, significa dare e prendere da ciascuna parte, non subire ed imporre la sua volontà. Capisco che per un dittatore è difficile comprenderlo. Io ho una strana sensazione. Le esercitazioni congiunte tra militari russi e truppe del “tappetino di Putin”, Lukashenko mi ricordano tanto il “facimm’ ammuina” di borbonica memoria, Più i soldati del Regno delle due Sicilie si spostavano da destra a sinistra o viceversa, mostrandosi pronte alla battaglia in campo aperto, più lo scontro in campo aperto si allontanava. Sbaglierò, perché sono un’inguaribile ottimista, ma ho la vaga sensazione che Putin voglia continuare a mostrare i muscoli al mondo e ancor più la sua forza di condottiero ai russi. Non condivido il parere di Johnson che ritiene Putin un pericoloso irresponsabile. E’ lucido, invece, e tira la corda attento a non spezzarla e non fare quel passo falso in più che gli scatenerebbe addosso una valanga di sanzioni, senza contare che se uno solo degli alleati occidentali sbroccasse (e tra trenta uno c’è sempre) o peggio, nell’invasione presunta rimanesse vittima un solo cittadino dei trenta Paesi aderenti al Patto Atlantico (più corretto sarebbe Trattato del Nord Atlantico), ex art. 5 del trattato il ricorso alle armi sarebbe pressoché immediato. Per il mondo una tragedia di dimensioni apocalittiche, ma per la Russia la cancellazione dalla carta geografica. E non mi sembra possa essere l’obiettivo di Putin. Non lo vedo come un aspirante suicida.

Mentre si discute, il quarto treno con i profughi dalle repubbliche ribelli dell’Est ucraino è in partenza dalla regione di Rostov.
Lo riferisce l’agenzia russa Ria Novosti.

I ribelli accusano Kiev di aver fatto sparare, dalle sue forze di sicurezza, più di 425 diversi tipi di munizioni, comprese mine e proiettili, sul territorio della ribelle Repubblica popolare di Donetsk.

In un giorno più di 30.000 profughi da Dontsk e Lugansk hanno varcato il confine con la Federazione russa. Lo conferma l’Ufficio di frontiera russo per la regione di Rostov. Stato di emergenza e profughi anche nella vicina regione di Voronezh.

Il patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie: “Nelle nostre famiglie, nei collettivi di lavoro, e in generale in molte associazioni di persone, sorgono conflitti, spesso molto complessi. Certo, ciascuno dei partecipanti al conflitto chiede giustizia, ognuno dice dell’altro: “Ha sbagliato, devi fare giustizia!” E come risultato della lotta per la giustizia, i conflitti si stanno intensificando sempre di più, tanto che sembra non esserci via d’uscita”.

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